Fedez e la Ferragni non battezzeranno Leone, a quanto pare non fanno mistero della loro posizione rispetto alla religione: sarebbero atei.
Viva Dio, in un paese democratico, si può non credere o credere, ci si può sposare con rito civile o convivere senza sposarsi affatto e, fortunatamente, matrimonio non necessariamente significa promessa dinanzi a Dio. D’altronde un giuramento sacro (o un qualunque atto sacro), fatto senza credere nella sacralità del rito e della fede, non ha nessun senso e nessuno scopo.
Fedez e la Ferragni non battezzeranno Leone, una scelta di coerenza.
Il mancato battesimo di Leo corrisponde a una mancanza di fede, malgrado ciò, come se la coerenza non fosse un valore importantissimo, questo “battesimo negato” sta attirando numerose critiche:
c’è chi di chi, forte probabilmente di un personale sentimento di fede, si sente in dovere di “richiamare” i due giovani alla voce di Dio.
E’ proprio il rapper a pubblicare tra le sue stories Instagram uno shot significativo (la cui fonte è la pagina Facebook di La Repubblica): si tratta di alcuni commenti lasciati sotto un breve articolo incentrato sulla notizia del “Mai” opposto dalla coppia all’ipotesi di battezzare Leone.
Si leggono frasi, se non bigotte, quantomeno “forzate”:
“Bravi a breve vedremo disfatta. Benedizioni sempre” o “Non si può essere ingrati verso Dio” o ancora “Ma spero non cerchino dio quando ne avranno bisogno”.
Chi mi conosce sa di me che sono cattolica, pratico la fede nel quotidiano e più ancora la manifesto in decisioni che non manco di palesare anche come mamma blogger.
Per parte mia sono cresciuta con una mamma che, se non è stata atea, quantomeno è stata ispirata all’agnosticismo e per certi aspetti è sempre rimasta lontana dalle posizioni della Chiesa. Così non mi ha accompagnata in un percorso di fede; non ricordo le domeniche a messa che ora caratterizzano la mia vita familiare; non ricordo un’educazione alla preghiera e all’etica cristiana in sè.
Malgrado ciò io ho preso la prima comunione e prima ancora sono stata battezzata; per circostanze di vita mia madre ha lavorato in istituti religiosi e io ho una formazione che è passata attraverso la scuola cattolica (proprio lì, fortunatamente, ho visto crescere la mia fede).
Mia mamma peraltro si è anche sposata in Chiesa sebbene scelse un matrimonio senza sfarzi, nemmeno un banchetto, in uno stille sessantottino a metà tra l’innovazione modaiola e il tradimento alla tradizione.
Insomma, nel suo piccolo, mia mamma, come molti della sua generazione, si è piegata a una contraddizione sociale che ancora oggi l’accompagna, pure nell’attuale avvicinamento al divino che l’età spesso porta con sé.
La contraddizione sociale dell’apparente adesione alla fede, circoscritta a battesimi, comunioni, cresime e matrimoni, è ancora oggi un problema e chi è veramente cattolico deve affrontarlo.
Quante coppie battezzano i figli senza rendere loro possibile una cultura cattolica e quindi un percorso di fede? Quante mamme organizzano sfarzosissime comunioni per poi non portare quasi mai più i figli in Chiesa? Quante coppie si sposano dinnanzi a Dio ignorando l’importanza di quel giuramento?
Fortunatamente le giovani generazioni sono assai più libere: fingere l’adesione a questo o quel progetto etico pur di aderire a un modello sociale è sbagliatissimo! Mentre è un bene che le persone siano libere di affermare cosa sono e in cosa credono.
E ciò vale per la religione come per le tendenze personali, relazionali e intime. Ma questa è una libertà che si conquista, anche contro la tradizione più vetusta e “oscurantista”.
Un buon cristiano dovrebbe già apprezzare questo e considerare come una conquista enorme la possibilità di non dover subire un giogo sociale. In poche parole, viva la coerenza che è sinonimo di trasparenza e verità.
Fedez e la Ferragni non battezzeranno Leone, ma vengono aspramente giudicati.
A fronte di una professione di fede, quello che stupisce molto è il giudizio, ovvero la facilità con cui il cristiano pecca giudicando gli altri e richiamando a sua scusante persino la “punizione di Dio“.
A chi scrive che Dio punisce bisognerebbe ricordare che Dio è amore e accoglienza, quella del figliol prodigo non è una favoletta per bambini ma una parabola della vita. Da Dio si può tornare usando positivamente il libero arbitrio e il figlio che torna non è punito ma accolto.
A chi scrive che Dio punisce bisognerebbe ricordare che Gesù diceva: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?” e aggiungeva, qualche versetto dopo nel vangelo di Matteo: “Togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello.”