Nessun bambino muore senza lasciare traccia di sè, persino i bambini morti prima di avere vita lasciano un’impronta nel cuore della mamma e del papà. In questo senso non c’è aborto che manchi di avere conseguenze nella vita dei genitori. Si chiama lutto perinatale ed è la dolorosa e naturale conseguenza della morte perinatale ovvero della perdita di un figlio prima della sua venuta al mondo o nell’immediatezza della nascita.
La morte perinatale è, per definizione, quella che avviene tra la 27a settimana di gravidanza e i 7 giorni dopo il parto. Tuttavia, senza tenere conto degli studi canonizzati, il lutto perinatale si estende ben oltre questi limiti:
esso è il dolore per l’aborto spontaneo; la sofferenza profonda per l’interruzione terapeutica della gravidanza o la riduzione fetale (in caso di gravidanze multiple); è l’angoscia incontrollabile della morte endouterina di uno dei gemelli.
La psicologa Izabela Barton-Smoczyńska, autrice di un libro dedicato al lutto perinatale, studia i disordini da stress post-traumatico nelle mamme che perdono il loro bimbo prima della nascita o immediatamente dopo: più del 40% di queste madri sviluppa una profonda sofferenza interiore che si fa tanto più acuta quando la società è indifferente, negazionista e chiusa al dolore,
Lutto perinatale e percezione sociale del dolore delle mamme e dei papà dei piccoli angeli.
Accade fin troppo spesso che il vuoto lasciato dal lutto perinatale si alimenti a causa dell’indifferenza della società:
“Ne avrai un altro”, “Infondo non lo conoscevi nemmeno, non sai neanche che faccia avesse”, “Sono cose che capitano, il tempo guarisce”, sono questo genere di sentenze che condannano una donna al dolore dell’incomprensione e della solitudine.
Allo stesso modo, non giovano alle mamme in lutto i negazionisti, ovvero la fitta schiera di tutti coloro i quali fingono che nulla sia successo.
Chi subisce un lutto perinatale ha il diritto di parlarne, se è il caso di denunciare un eventuale disservizio medico-sanitario, o comunque di ammettere ed esternare il suo dolore, il proprio sconcerto e lo choc per la perdita subita. Insomma le mamme e i papà che hanno concepito ma non dato la vita ad un bimbo hanno il diritto di soffrire, piangere e vivere il proprio lutto. E’ tempo che la società ammetta tutto questo.
Emptyphotoproject è un progetto fotografico di sensibilizzazione al lutto perinatale:
le mamme o i papà che hanno subito questo lutto si fanno fotografare tenendo uno specchio all’altezza dell’addome, il vetro riflette il vuoto che la morte perinatale ha lasciato. Ogni immagine è accompagnata da una storia e ogni racconto include un messaggio familiare. Si leggono frasi che riassumono il tutto, come:
“Sono tuo padre”; “Sono la tua mamma”; “Mamma e papà ti amano”; “Ti voglio bene, tesoro”, eccetera.
Emptyphotoproject nasce dalla dolorosa esperienza del lutto perinatale di Susana Butterworth:
mamma Susana era incinta di 36 settimane quando ha scoperto che il suo bambino era affetto da una malattia rara, lo ha partorito morto dopo che il bimbo è deceduto in utero.
Walter Thomas Butterworth, il figlio di Susana e Walter, è nato alle 11:52 dell’8 marzo 2017. E’ stata una gravidanza, è stato un parto, è stato un bambino, è stata una perdita, una morte e un lutto.
“Era più perfetto di quanto avessi immaginato“, ha detto il papà, aggiungendo: “Aveva un sacco di capelli e questo naso a bottone carino che amavo osservare negli ultrasuoni. L’11 marzo 2017, è stato sepolto accanto alla sua bisnonna Sue. “
Il dolore di Susana e di suo marito Dallin si è tramutato in questo progetto che riesce fattivamente ad aiutare le madri e i padri in lutto perinatale, aiuta dando loro voce, aiuta affermando la realtà di una perdita che in troppi negano, aiuta realizzando un immaginario vivo e concreto del dolore.
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