I dodici ragazzi salvati in Thailandia hanno attraversato le zone allagate della grotta di Tham Luang indossando maschere integrali che consentono una respirazione “naturale” dal naso.
I tempi di addestramento necessari all’uso di questi dispositivi di ultima generazione non sono stati lunghissimi sopratutto perché i giovani calciatori hanno dimostrato di saper già respirare in modo controllato.
La respirazione controllata non è naturale, nemmeno è figlia dello sport che i dodici praticano, essa dipende, piuttosto, da uno specifico insegnamento impartito ai ragazzi dall’allenatore.
Ekkapol Chanthawong, l’allenatore che ha condotto i ragazzi nella grotta e che per questo è stato tacciato di incoscienza, ha alle spalle una formazione buddista: la stampa rivela che, dopo la morte dei suoi genitori, il giovane ha vissuto per dieci anni in un monastero buddista, lì ha appreso serissime tecniche di meditazione che già durante gli allenamenti insegnava ai suoi calciatori.
La meditazione avrebbe aiutato i dodici ragazzi slavati in Thailandia a sopravvivere nella grotta.
Grazia alle tecniche di respirazione controllata questi giovani avrebbero gestito la rabbia e lo stress, l’agitazione e lo sconforto apparendo sempre calmi e controllati.
A loro favore ha giocato anche una buona resistenza fisica e un buon corredo immunitario, garantiti dallo sport.
Questa istruzione alla meditazione e questo orientamento alla calma hanno cambiato l’immaginazione complessiva e popolare dell’allenatore che sulla scorta del modo in cui ha gestito l’emergenza viene rivalutato dopo essere stato colpevolizzato per il grande errore commesso, ovvero fare addentrare i ragazzi nella grotta.