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Influenza aviaria H7N9: il virus della Malattia

di Carla Gozzer

29 Giugno 2018

Come ogni anno dal 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organisation,WHO) ha pubblicato una lista di malattie (Blueprint priority diseases) che devono essere in particolar modo tenute sotto controllo e che richiedono una maggiore emergenza di ricerca a causa delle loro caratteristiche o della mancanza di sufficienti contromisure. Tra questi agenti potenzialmente in grado di scatenare un’epidemia ci sono virus mortali come Ebola, Zika e SARS, ma anche malattie meno conosciute come la febbre di Lassa e il virus di Marburg.

 

Un nome in particolare desta preoccupazione: viene denominata Disease X, ovvero malattia X, cioè una malattia di cui non si conosce ancora l’agente patogeno ma che potrebbe essere responsabile di una pandemia, cioè di un’epidemia talmente estesa da interessare tutti i Paesi, causando la morte di milioni di persone.

virus H7N9 influenza aviaria

Malattia X – quale potrebbe essere dunque questo patogeno sconosciuto?

 

Un possibile candidato potrebbe essere il virus H7N9, un nuovo ceppo di influenza aviaria che in Cina ha già infettato 1625 persone di cui 623 sono morte e che sarebbe forse in grado di ripetere in gravità e mortalità l’influenza spagnola che si diffuse durante la prima guerra mondiale e causò tra i 50 e 100 milioni di morti.

 

Come è stato possibile la pandemia di influenza spagnola?

 

L’influenza spagnola è stata la più grande pandemia della storia umana: è stata causata dal virus dell’influenza H1N1. Nei mesi invernali e primaverili del 1918 vennero registrati i primi casi, che non furono letali: l’influenza si risolveva in pochi giorni senza conseguenze. Nell’estate del 1918, però l’influenza peggiorò e portò anche gravissime complicazioni a livello polmonare che furono responsabili della maggior parte dei decessi, anche per colpa delle condizioni di scarsissima igiene in cui versavano i soldati o alla mancanza delle attuali conoscenze mediche, che favorirono infezioni batteriche anche mortali.

 

L’influenza spagnola colpì ad ogni latitudine, coinvolgendo persino l’Artico e le remote isole del Pacifico. Scomparse improvvisamente due anni dopo dopo aver mietuto milioni di vittime.

 

Il nome “spagnola” deriva dal fatto che furono i giornali della Spagna a riportarne per primi la notizia, probabilmente perché la libertà di stampa non era soggetta ai limiti della censura di guerra. Al contrario nei Paesi direttamente interessati dalla guerra, inizialmente venne nascosta la notizia di una malattia X responsabile di un’epidemia così disastrosa, argomento che non avrebbe di certo rincuorato o entusiasmato le truppe già esauste a causa della guerra di trincea.

contagio influenza aviaria

Il virus H7N9 è responsabile dell’influenza aviaria

 

I virus che causano l’influenza aviaria sono stati identificati per la prima volta in Italia più di un secolo fa; questo tipo di virus è in grado di contagiare quasi tutte le specie di uccelli e si presenta con sintomi e decorsi molto differenti.

 

Polli e tacchini vengono spesso contagiati dalle anatre selvatiche, ma il virus può passare da un’azienda di allevamento all’altra anche attraverso mezzi meccanici, attrezzi e strumenti contaminati, macchine, mangimi, gabbie o addirittura tramite gli indumenti degli operatori.

 


Il virus dell’influenza aviaria appartiene al tipo A e se ne conoscono almeno quindici sottotipi tra cui i responsabili delle forme più gravi sono i sottotipi H5 e H7. La “H” e la “N” indicano due proteine che sono antigeni caratteristici per quel determinato ceppo:

 

l’ H sta per emoagglutinina e la N sta per neuraminidasi e dalla loro combinazione il virus acquisisce una denominazione diversa (H5N1, H7N2 ecc).

 

Influenza aviaria e rischio di contagio per l’uomo

 

Tutti i virus influenzali di tipo A sono soggetti a numerose mutazioni che possono modificare le caratteristiche del virus, inoltre possono anche “combinarsi”tra diversi sottotipi per dare il via ad un’influenza con caratteristiche molto diverse.

 

Un virus che normalmente è ospitato da animali può diventare patogenico per l’uomo se acquisisce geni che provengono da virus umani che li rendono capaci di trasmettersi da persona a persona.

 

Ad esempio, il virus dell’influenza aviaria H5N1 circolante dal 1997 può mutare rapidamente e acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Ha acquisito la capacità di contagiare anche gatti, topi, maiali e l’uomo: il pericolo è che questo virus si trovi presente in un essere umano contemporaneamente ad un altro virus già trasmissibile tra gli uomini e possa dare vita a una nuova forma virale capace di trasmettersi nella popolazione umana.

virus H7N9 rischi per l'uomo influenza aviaria

Non deve essere allarmismo: la Malattia X non esiste ancora

Si teme dunque che questo nuovo ceppo di influenza aviaria H7N9 possa essere il responsabile di una nuova pandemia, la famigerata Malattia X.

 

Tuttavia gli scienziati hanno riscontrato che la trasmissione di questo virus avviene, per il momento, solo dai volatili all’uomo, e non tra uomini.

 

Sebbene in Cina ci siano stati 623 morti in Cina su 1625 persone infettate, è stato accertato che la maggior parte delle persone che hanno contratto il virus erano state a stretto contatto con pollame infetto. Non si conoscono ancora casi di trasmissione da uomo a uomo. Quindi, nonostante le mutazioni osservate nel virus, non sembra che il contagio possa avvenire anche tra uomini.

 

Per ora, la Malattia X fortunatamente è ancora una malattia inesistente.

 

Il virus responsabile della malattia X ha richiesto risposte a livello mondiale

 

Per far fronte in maniera tempestiva a una malattia attualmente sconosciuta, è stata creata la CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), istituita nel 2017 dai governi di Norvegia e India, dalla Fondazione Bill & Melinda Gates, dal Wellcome Trust e dal World Economic Forum con la missione di finanziare e coordinare lo sviluppo di vaccini per proteggere il mondo dalle possibili future epidemie.

 

“Ebola, Sars, Colera, Febbre gialla: tutte sono state all’inizio malattie X,” spiega Richard Hatchett, amministratore delegato di CEPI, sul Telegraph. “L’epidemia è una minaccia globale che richiede un’azione collettiva”, dichiara Hatchett. “Non possiamo impedire che nascano nuovi agenti patogeni, ma insieme possiamo prevenire la devastazione che causano. Perché se sappiamo una cosa, è che la malattia X, quando colpirà, non rispetterà i confini”.

 

A questo scopo sono state create le cosiddette “tecnologie di piattaforma”, che coinvolgono scienziati per preparare una sorta di ricetta per ottenere vaccini personalizzabili. Quando si verifica un’epidemia, gli scienziati possono sequenziare il genoma di un particolare virus e inserire la sequenza corretta nella piattaforma per creare un nuovo vaccino. Nel caso di Ebola, ciò ha significato lo sviluppo di un vaccino efficace in 12 mesi invece dei soliti 5-10 anni.

 

Inoltre è già interesse dei ricercatori trovare un rimedio efficace al virus H7N9, tanto che sono già partiti due diversi “clinical trials” che puntano a mettere a punto un vaccino che possa proteggere da questo virus dell’influenza aviaria nel momento ipotetico in cui sarà in grado di trasmettersi da uomo a uomo, cioè nel momento cui sarà veramente un pericolo per l’umanità.



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