Non litigare con i figli adolescenti e preadolescenti è praticamente impossibile. Nella delicata fase della affermazione del se’ adulto, cioè dai 10\11 anni in poi, il ragazzino è così assennato e sicuro della sua indipendenza da non riuscire a riconoscere l’amore del genitore.
Per parte sua il genitore ha difficoltà a lasciare andare il figlio verso il mondo degli adulti, lo identifica e lo riconosce sempre come un bambino, ne evidenzia solo le fragilità e tende a proteggerlo.
La parità (intellettuale e di espressione) è quella difficile partita che genitore è figlio giocano sin dalla preadolescenza.
Per non litigare con i figli adolescenti è importante riconoscerne l’affermazione come individui:
già tra gli 11 e i 12 anni tuo figlio merita di vedersi riconosciuto il diritto ad avere opinioni sue personali; ha diritto a discutere con te senza sentirsi dire frasi del tipo”sei piccolo, sono cose da grandi, ma che ne capisci tu“.
Un ragazzino che intercetti nel genitore il consenso, il riconoscimento positivo o quantomeno critico delle sue considerazioni e idee, sarà propenso a confrontarsi e raccontarsi apertamente e serenamente.
L’opposizione è quella condizione di contrasto in cui mamma – cioè il genitore – e figlio non si incanalano su posizioni dialoganti ma si fermano – appunto oppponendosi l’uno all’alto – su posizioni antagoniste.
L’antagonista è il nemico, perciò, per non litigare con i figli adolescenti, è essenziale che il ragazzo non si senta in inimicizia col genitore.
Comunemente il figlio osserva gli adulti cercare e trovare dei compromessi per muoversi nel mondo e relazionarsi agli altri. Probabilmente il ragazzo si aspetta di poter fare altrettanto e ragiona rifiutando i no netti.
Pertanto, per non litigare con i figli adolescenti, è bene evitare i no imperativi sostituendo al comando negativo un dialogo aperto.
La comunicazione aiuta il ragazzo a maturare in un contesto complice e collaborativo in cui l’adulto sia specchio e guida.
Non litigare con i figli adolescenti, quanto contano le “cattive compagnie”?
Uno dei problemi in cui più spesso incorrono i genitori degli adolescenti e dei preadolescenti è quello del confronto e del rapporto con quelle che l’adulto definisce cattive compagnie. Intanto non chiamiamole così davanti ai nostri figli, i ragazzi non comprenderanno.
Quello a cui dà peso un genitore non coincide con quello a cui bada un figlio:
i figli seguono le logiche giovanili, dalla popolarità alla attrazione del gruppo; all’opposto noi genitori valutiamo l’educazione, la serietà, il rispetto delle regole.
Molti sono i ragazzi sdregolati, educati, con una certa facilità, alla logica del l’autogestione: mangio quando voglio, gioco quando voglio, studio quando posso, eccetera eccetera.
I ragazzi non si autogestiscono, per non litigare con i figli adolescenti è essenziale imporre un sistema di regole precise e preordinato, regole condivise e valide per tutti.
La vita familiare è un gioco di squadra del quale il figlio ha il diritto di sentirsi parte con il dovere di collaborare.
Dopo essersi confrontato con l’amico anarchico e senza regole, il figlio, seguito, sostenuto e educato con regole stabili, si può ribellare, questo accade molto spesso. Al ragazzo che, più o meno improvvisamente, si ribelli alle regole, va dimostrato che una vita senza rispetto degli altri resta una vita allo sbando in cui mai ci sarà abitudine alla fatica e al sacrificio.
Non tutti i bambini vengono puniti, per esempio, ci sono genitori che risolvono con qualche ceffone e altri che subiscono i figli senza nemmeno osservare in che direzione vanno.
Più grave ancora è il dato di fatto concreto della mancanza di dialogo dinnanzi all’errore: a pochi figli lo sbaglio viene spiegato pazientemente.
Una delle prove più difficili per un adolescente è ammettere davanti al gruppo o all’amico: “io non posso fare questo o quello“, ammetterlo sarà più facile se consapevolmente il ragazzo saprà il perché: il perchè dello sbagliato; il perchè della punizione; il perchè del comportamento negativo.
Non litigare con i figli adolescenti non vuol dire non punire, piuttosto significa stabilire un sistema di regole entro cui cooperare condividendo il concetto di errore.
Sin da bambini i ragazzi devono imparare che la famiglia è un sistema di regole, allo stesso tempo lo è la società. Un bambino avvezzo alle regole sarà un adolescente più capace di accettare i limiti che la società impone.
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