Il giudizio ultimo sul genitore spetta ai figli nell’età della maturità. Spesso la società etichetta madri e padri in base all’atteggiamento sociale dei figli considerato in situazioni tipo che, per quanto emblematiche, non dovrebbero mai essere giudicabili. Così una cattiva madre è quella che lascia i figli liberi di fare chiasso al ristorante, mentre una brava mamma è colei che sa tenerli buoni, ma nessuna generalizzazione è mai così semplice.
Non è detto che un bravo figlio sia merito di un buon genitore, come non è detto che una cattiva madre inquini irrimediabilmente la maturità dei suoi bambini. Nella realtà non è affatto vero che i frutti non cadono mai lontani dagli alberi.
Un buon genitore può perdere il controllo del suo amore, può male indirizzarlo o essere così tanto sfortunato (in questo caso tanto sfortunato quanto il figlio) da non ottenere dalla vita la ricompensa della serenità. E i motivi per cui un genitore può non essere ricompensato dal successo e dalla bontà del figlio possono essere i più diversi.
Al di là del giudizio sociale e del fato, una cattiva madre è comunemente quella mamma che non si è saputa interrogare sulla responsabilità della genitorialità e non ha saputo lasciare spazio alla libera espressione del figlio: non di rado il cattivo genitore è il genitore egoista.
Una cattiva madre mette se stessa prima di tutto, anche prima del figlio.
Nella società contemporanea siamo abituati a misurare il nostro valore col potere e col possesso: è mio quello che ho, quello che posso gestire, quello che muovo, compero e di cui dispongo. Più cose mie ho più mi sento pieno. Perciò voglio disporre sempre di più cose e situazioni perché mi fa sentire importante.
Dispongo – posseggo e quindi esercito un potere.
Sintetizzando questo atteggiamento si potrebbe dire che è la psicologia del possesso in cui la società moderna cristallizza il peggior volto del consumismo e dell’affermazione sociale.
L’uomo comune, la cosiddetta voce del popolo, dice che degenerano i costumi perché tutti si ispirano al solo avere, consumare e apparire. Ebbene questa degenerazione è frutto di una educazione egoistica di cui anche i genitori si fanno spesso modello commettendo un errore educativo ma anche affettivo.
Una cattiva madre è colei che non si emancipa dalla psicologia del possesso e crede di possedere persino il figlio.
Le madri che proiettano sui figli il loro desiderio di affermazione tendono a gestirli fortemente: più che indirizzarli impongono loro delle scelte; li criticano perché non comprendono le naturali distanze tra figlio e genitore; li osteggiano perché ne programmano e pianificano la vita. E alla fine pretendono che i figli seguano un cammino imposto da decisioni non autonome.
Una cattiva madre è colei che non aiuta il figlio a fortificarsi nelle sue decisioni.
Mamma questo non lo faccio perché non mi piace!
Questa frase racchiude il senso dell’autonomia, il bambino ha diritto al NO quando esso è espressione di una scelta logica e raggiunta come conseguenza di un processo di determinazione personale.
Cara mamma, per quanto tu voglia continuare a scegliere per tuo figlio, arriverà il momento in cui lui ti dirà di NO e non varrà il tuo ruolo di genitore a ostacolare il suo NO
.
Tuttavia se negli anni tu stessa non hai accompagnato e potenziato lo spirito critico del tuo bambino è facile che i suoi primi NO siano mere prese di posizione, opposizioni a te e ai tuoi sistemi. Pertanto i primi NO di ribellione potrebbero essere nefasti fallimenti per il bambino.
Se questo dovesse accadere tu non avri alcuna argine per dire: “Te l’avevo detto“, piuttosto dovresti rivolgere a te stessa la dura critica di non essere stata capace di educarlo alla autonomia di pensiero e alla libertà di scelta.
I sei difetti di una cattiva madre:
- Non ascoltare i bisogni del figlio,
- spostare sul figlio i propri sogni e le proprie aspirazioni imponendole come una necessità,
- sostituirsi al figlio riconoscendogli questa o quella incapacità,
- non educare il bambino a pensare da solo accettando che abia autonome opinioni e idee personali,
- non imparare ad amare ciò il figlio ama godendo del calore riflesso della sua passione,
- non riuscire a cedere il passo al figlio negando una verità assoluta: i genitori non devono camminare davanti a figli per spianare loro la strada ma debbono amorevolmente restare indietro, quanto basta per allungare la mano e accarezzarli solo ad ogni caduta o delusione.
La cattiva madre è colei che non vuole stare a guardare il volo del proprio bambino, eppure non c’è cosa più bella di un figlio felice di volare.
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