Ma l’aborto è omicidio?
In molti ne sono fermamente convinti. Altri lo escludono assolutamente.
La legge cosa dice?
L’aborto è una delle tematiche legate alla maternità più delicate e esposte alle influenze socio – culturali.
Una visione laica della vita induce a pensare all’aborto come ad una espressione della libertà decisionale della donna. Ed in genere chi guarda alla questione libero da influenze religiose tende ad accettare ed ammettere il ricorso alle pratiche abortive.
Per la Chiesa cattolica nessuna pratica abortiva è ammissibile e ciascun intervento volto alla interruzione di una gravidanza sostanzierebbe un omicidio: ucciderebbe il bimbo che, secondo la visione religiosa, sin dal concepimento sarebbe persona viva nel ventre materno.
Diversamente, per la legge è persona giuridica solo il bambino che nasca vivo.
Legalmente la vita incomincia con il primo respiro, è per questo che si dice che la soggettività giuridica nasce con il primo vagito.
In altre parole, a norma di legge, è considerato vivo il neonato che abbia una capacità respiratoria autonoma. E solo il bimbo nato vivo è persona.
Basta un unico vagito ad identificare la vita, facendo del nascituro una persona giuridica.
È dunque chiaro che l’aborto, compiuto nel rispetto della legge, non è omicidio. L’omicidio per realizzarsi ha bisogno di una vittima, la vittima deve essere una persona e perché ci sia personalità giuridica è necessario l’evento della nascita; nel caso dell’aborto, invece, la morte avviene in utero, non c’è nascita, non c’è persona e quindi non c’è vittima.