Cosa succede nella mente di un bambino quando assiste al parto naturale della mamma? Si ingenera un trauma o coglie la fisiologia della vita? I bambini possono assistere all’evento nascita? Ovvero i fratelli possono accogliere il neonato nel momento stesso in cui viene al mondo?
Non siamo in condizione di dare una risposta certa a queste domande perché manca una popolazione che sia stata oggetto di studio in relazione all’esposizione ad un parto naturale in età infantile. In altre parole nessuno ha mai selezionato un campione di bambini presente a un parto naturale per farne oggetto di uno studio psico-relazionale nell’evoluzione cognitiva e sociale e durante il loro sviluppo.
In questo articolo proveremo a individuare i pro e i contro di una scelta così tanto particolare, pur messa in essere da qualche donna nella sua vita da mamma.
Fratellino in arrivo, come coinvolgere e preparare i figli maggiori
Rispetto all’arrivo di un nuovo bebè in famiglia, la sola cosa certa è che i fratelli vanno preparati all’evento nascita e all’accoglienza del piccolo. La gravidanza può essere persino il momento della curiosità sul come il bimbo sia finito nella pancia della mamma.
Non va trascurato il fatto che i bambini (in modo particolare le bambine) non dovrebbero temere l’idea del parto , andrebbero educati a vivere la bellezza della venuta al mondo.
Parlare di anatomia e di amore, questo vuol dire rispondere alle domande dei bambini coniugando gioia e verità senza troppe fantasie e senza contaminare la percezione dei più piccoli con le paure degli adulti. Già in età scolare, ovvero intorno ai 6 anni d’età, i bimbi sono alla scoperta del loro corpo e possono vantare il diritto di avere risposte efficaci alle domande che pongono.
Il parto naturale
Prima di affrontare la nostra domanda (ovvero prima di stabilire se i bambini possono assistere al parto naturale) va chiarito il concetto stesso di parto fisiologico.
Il parto naturale è quell’insieme di fisiologiche risposte del corpo alla pressione della nascita: c’è un bimbo, maturato nel ventre, che è pronto a venire alla luce e il fisico della madre ne asseconda l’istinto a farsi spazio nel mondo.
Volendo già questa è una buona risposta da dare ad un fratello in età scolare.
Il dolore del parto svanisce, concetto di evento transitorio
Le mamme raccontano che il dolore del parto si dimentica nell’abbraccio col bambino e questo vale sia per il parto naturale che per quello cesareo (con riguardo al parto cesareo, per ovvie ragioni, non è però ammessa assistenza familiare se non talvolta e in modo assolutamente disciplinato dalle regole delle sale operatorie e delle strutture, qualche volta infatti assiste solo il papà).
A dirla tutta, non è scientificamente provato che il dolore fisico svanisca dopo il parto, ma emerge dai racconti delle neomamme che esso si assorbe nel benessere dell’animo perché la donna si ricongiunge al suo bene più grande: il bambino che ha generato. Riconnettendosi al figlio dopo il distacco del parto (distacco che mette ansia e paura) niente ha un valore paragonabile all’amore che la madre prova: tutti i sacrifici fatti, tutto ciò che si è patito e vissuto sono meno impattanti (e quindi meno percepiti dalla mamma) rispetto alla pienezza del sentimento materno. Il parto naturale va pensato in quest’ottica: è un atto d’amore da vivere nella sua spontaneità.
L’impatto della medicalizzazione sulla narrativa del parto
La forte medicalizzazione dell’evento nascita (talvolta anche del pre-concepimento e concepimento) ha costretto tutti noi, e persino le mamme, a perdere di vista la spontaneità della nascita. Una riflessione va fatta sulle radici della gestazione e del parto: per la loro stessa natura sono atti fisiologici, meravigliosamente imprevedibili e che possono riportarci a essere spontanei.
Il parto naturale sta ritornando ad essere considerato come l’epilogo fisiologico della gravidanza; grazie al rifiorire di una cultura che mette la donna al centro dell’evento nascita, negli ultimi anni si sta gradatamente favorendo una minimizzazione della medicalizzazione del parto.
Quanti chili si perdono dopo il parto?
Nel corso della prima visita, ogni ginecologo consiglia alla futura mamma di non eccedere nell’alimentazione e di non prendere in considerazione il vecchio detto secondo il quale una mamma in gravidanza deve mangiare per due, questo non è affatto vero.
Parto in casa
Sopratutto oltre i nostri confini, la pratica del parto in casa sta tornando ad essere un’alternativa alle nascite in strutture sanitarie. Quando la donna sceglie di partorire in casa, l’assistenza è d’obbligo, aggiungiamo che è indispensabile che la gravidanza sia stata fisiologica e a “rischio zero” e sottolineiamo che la prossimità di una struttura sanitaria deve essere tale da renderla facilmente raggiungibile in caso di emergenza.
“Rischio zero” è virgolettato non a caso, in realtà il margine di rischio in un parto non può mai essere pari allo zero, qui si vuole solo intendere che debbono mancare condizioni prevedibili o eventuali di pericolo.
Quando il fratello\sorella maggiore assiste al parto naturale in casa – storie vere
Le storie di parti in casa avvenuti davanti ai fratellini non sono però invenzioni, ci sono madri che hanno fatto questa scelta e alcune l‘hanno raccontata pubblicamente, complici anche i social.
Love What Matters ha pubblicato la foto di un primo abbraccio tra fratelli. L’immagine è stata immortalata dopo che la mamma di questi due bimbi ha vissuto un parto naturale in casa alla presenza della primogenita.
Stando a questo racconto, la bambina ha accarezzato la mamma durante il travaglio e ha fatto il tifo per lei nella fase espulsiva. Quando il bimbo è nato, dopo il contatto pelle a pelle con la madre e sincerate le buone condizioni di salute del bebè, l’ostetrica ha invitato la sorellina a instaurare un contatto corpo a corpo col fratello, letteralmente la bimba ha accolto il neonato sulla pelle. E’ stato così che sorella e fratello si sono incontrati.
Questa storia è un esempio concreto di positiva risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questa trattazione. Va detto però che ci sono pro e contro e persino regole valide sempre.
Minore assiste al parto naturale: Sì, ma a cosa prestare attenzione
I bambini possono assistere al parto naturale ma devono avere abbastanza discernimento, ovvero debbono essere dotati di una buona maturità emotiva che li porti a capire che oltre al sangue, al dolore e alla tensione c’è l’amore. Da un punto di vista di sviluppo neurotipico questo discernimento è maturo dopo i 7-8 anni d’età e non prima.
La scelta di fare assistere un fratellino al parto è una scelta di enorme responsabilità: la mamma diventa vulnerabile, resta nuda e non solo fisicamente, si trasforma aprendosi alla vita. Questa condizione deve fare già parte delle capacità revisionali del bambino e non deve investirlo come un’inaspettata situazioni in cui non si immaginava di vedere sua madre. In altre parole il fratello va preparato e deve essere anche mentalmente pronto (tenete conto dell’età sovraindicata).
Tra i 6 e i 7-8 anni i bambini incominciano a distinguere con chiarezza fantasia e realtà, comprendono la progressione degli eventi verso il futuro, hanno efficacemente sviluppato le loro competenze empatiche e sono in condizione di isolare uno stato transitorio nel contesto della loro mente, ovvero comprendono che la sofferenza della mamma potrà finire.
Senza contare che per assistere all’evento nascita il bambino deve possedere almeno una sufficiente conoscenza dell’anatomia umana; deve avere oltre alla generali capacità empatiche anche una relazione sana con la madre e, quindi, la particolare capacità di entrare in empatia con lei; non deve essere un bambino propenso all’imbarazzo. Queste sono condizioni indefettibili nel caso si pensi di coinvolgere i fratellini nel momento del parto.
Ogni donna ha la sua opinione e ogni opinione merita rispetto
A riguardo della presenza all’atto del parto dei fratelli e delle sorelle maggiori, personalmente, da educatrice e mamma, questa non è una scelta che farei. La mia opinione è che la naturalezza del parto può essere trasmessa ai figli maggiori senza che debbano assistere alla nascita, stesso discorso vale per il coinvolgimento. Oltretutto, il primo incontro con il fratello minore può essere persino migliore e più sereno in un contesto senza condizionamenti nuovi (come inevitabilmente lo sono il sangue, la vista del cordone, lo stato emotivo della mamma in travaglio, eccetera).
Minore assiste al parto naturale: perché No
La scelta comune e più diffusa di partorire in privatezza dipende da un istinto naturale: la donna che partorisce asseconda un istinto unico, ovvero accompagna il bambino alla nascita. Facendolo è travolta dalle modifiche sostanziali del suo corpo e vive sensazioni immediate, non prevedibili, altalenanti e complesse. Questo stravolgimento fisico ed emotivo può essere impressionante, lo è talmente tanto che talvolta anche gli adulti ne restano pervasi, basti pensare al papà che sviene davanti al figlio che nasce.
I bambini vanno preservati; siccome nessuno può prevedere l’impatto emotivo che l’assistenza al parto avrà sul bambino va rispettata la scelta di tenerli lontano dal luogo della nascita. Senza considerare che i bambini godono di un cervello ancora prevalentemente emotivo, la loro area limbica è ancora prevalente sul pensiero razionale, questo rende il piccolo emotivamente più esposto.
Infine, ogni parto porta con sé una percentuale di rischio. Siccome è impossibile che una nascita sia a rischio zero, va rispettata la posizione di chi non coinvolge i bambini temendo che possano intervenire condizioni di emergenza o di importanza tali da turbarli.
Articolo implementato e aggiornato al 22 marzo 2024 – articolo originario 10 gennaio 2018