Durante i nove mesi di gravidanza nessuno ti dirà come non andare in crisi dopo il parto. Nessuno ti parlerà dell’aspetto doloroso della maternità, quello fatto di una solitudine in cui tu sola dovrai costruire il rapporto a due con tuo figlio.
Le più fortunate avranno dalla loro le madri, poche elette avranno mamme capaci di essere nonne non giudicanti ma cooperanti.
La stragrande maggioranza delle neomamme, invece, dovrà rinunciare alla dolcezza delle tante carezze ricevute sul pancione e dovrà adattarsi, spesso a fatica, alla nuova Vita da Mamma, non esente da più o meno acute crisi dopo il parto.
Dopo la nascita dei figli (che siano il primo, il secondo o il quinto), tutte abbiamo avuto dei momenti difficili e faticosi.
Le crisi dopo il parto sono influenzate dalla stanchezza, dalla solitudine e dal repentino cambiamento di vita. Esse vanno vissute come una condizione fisiologica.
Quando divenni mamma per la seconda volta mio marito non poteva prendere giorni di ferie, li avevamo esauriti tutti durante una gravidanza arrivata a 9 mesi dal primo figlio, fatta di molti controlli medici, medicine, stanchezza e qualche ansia di troppo.
Mia mamma non è mai stata una nonna carezza non si è mai compenetrata troppo nelle mie esigenze di “sua pari”, ovvero di madre a mia volta. Senza una suocera, una cognata o una sorella vicine e disponibili mi ritrovai con nessuno accanto.
Ricordo un episodio particolarmente significativo: avevo la piccolina al seno, il grande stava sul seggiolone e sembrava intento a giocare; la bimba aveva solo qualche giorno, il giovanotto nemmeno 18 mesi.
In un attimo, lui si era trasformato in scimmia ed era appeso mezzo fuori e mezzo d’entro il seggiolone, questo malgrado le cinture di sicurezza. E lei, la piccola, faceva egregiamente la sua parte di cozza che non si stacca dallo scoglio.
Io, a pochi giorni dal secondo cesareo, vissuto in poco più di 17 mesi, dovetti fare la super eroina e allattando, o meglio senza smettere di allattare, mi trovai ad afferrare la scimmietta perché non cadesse.
In un decimo di secondo, con tutta la forza dei miei 50 kg, tenevo contemporaneamente in braccio (per non dire addosso) un bimbo appeso ai capelli e urlante di una felicità a me incomprensibile e una neonata che ciucciava e dormiva.
In quel momento compresi che una mamma è un miscuglio di cose e sensazioni:
è bellezza e insieme disordine; è gioia e insieme disperazione; è forza e insieme fragilità … e spesso è sola, più di quanto non si sia mai potuta immaginare né aspettare.
Le crisi dopo il parto hanno natura psicofisica
Dal punto di vista psicologico gli stati ansiogeni, ma non patologici (perché qui non stiamo parlando di baby blus o depressione post partum), sono determinati specialmente da due fattori:
- la solitudine;
- l’ansia da prestazione.
Dal punto di vista fisico conta grandemente la stanchezza.
Maledetta solitudine che manda le mamme in crisi dopo il parto (e qualche volta trascina in questo stato persino i papà).
Per la prima volta la scienza ha prestato attenzione apertamente al fattore solitudine in relazione alle crisi d’ansia delle mamme e dei papà dopo il parto. La psicologia contemporanea ha sintetizzato lo stato di transizione da donna a mamma facendo leva sui cambiamenti che la neo madre affronta: la libertà, intesa come lo spazio personale, è il diritto compresso. E questa compressione comporta un rapporto unico col bambino in un isolamento uno a uno da cui la mamma ha difficoltà a sfuggire, soprattuto quando, per circostanze di vita, è lei la sola deputata all’accudimento del bambino.
In altre parole se la donna dopo il parto si trova da sola quella solitudine si traduce in un’assenza di spazi che finisce per generare facilmente una crisi dopo il parto.
Dopo la nascita del bambino, anche all’interno del solo mini-nucleo coppia famiglia, si riduce lo scambio di opinioni tra gli adulti; l’universo della mamma subisce una naturale contrazione sul bambino; si riduce il tempo disponibile per il lavoro e per la cura di se stessi; gli estranei, non genitori e non parenti stretti, spesso addirittura temono di rompere la sacralità della maternità e “lasciano la mamma al suo bambino“, talvolta senza considerare che un caffè con le amiche fa bene anche alla neomamma.
Tutto questo viene aggravato da un fisiologico affaticamento, dall’insicurezza dei ritmi di sonno e di veglia e dal senso di responsabilità che è tanto maggiore quanto più sola è la mamma.
Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham Young University, ha sottolineato che la mancanza di interazione sociale e collegamento con gli altri, ovvero l’isolamento che la solitudine comporta, dovrebbe essere considerato un rischio per la salute pubblica perché la socializzazione è un bisogno fondamentale.
Visto così, detto bisogno è innegabile alla neomamma: l’universo femminile dopo il parto è un mondo in transizione che necessità di supporto e cura, affetto e conforto, sostegno e aiuto materiale e fattivo.
Non pensate che la mamma si sta godendo il suo bambino, questo è sbagliato tanto quanto giudicarla se appare un po’ in crisi dopo il parto, pensate, piuttosto, che una donna dopo la nascita di suo figlio sta facendo un lavoro in favore di tutta la società: sta dando un futuro al mondo.
Nonne, suocere, zie e amiche dovrebbero approfittare della possibilità di partecipare felicemente a questo futuro e aiutare. L’aiuto e il sostegno alla mamma in crisi dopo il parto è una cosa semplice, basta dire: “Hai bisogno di qualche cosa” e rispettare quel bisogno senza invadenza, consigli indesiderati, sopraffazione o frasi di circostanza.
Da parte tua, mamma, se ti senti sola e in crisi dopo il parto non avere paura di cercare conforto, i gruppi Facebook, le amiche del corso preparto, le mamme al parco, quelle che portano i bimbi al primo corso di acquaticità ti dimostreranno che l’isolamento dopo la nascita del bebè è una condizione comune, per quanto spiacevole.
Talvolta la solitudine è uno stato creato involontariamente dalla società, tu non aver paura di chiedere aiuto e sostegno, compagnia e presenza, nemmeno delegare è sbagliato se si sente il bisogno di socialità
Chi aiuta la mamma dopo il parto deve, per parte sua, avere ben presente il valore dell’aiuto. L’aiuto è un atto di liberalità, non si aiuta per l’ottenimento di una medaglia al valor civile e nemmeno per sentirsi migliori di chi viene aiutato, si aiuta per amore. Facendolo pensate solo al bisogno della mamma e rispettatelo.