Come è possibile confondere la finzione con la realtà?
O meglio, quando il pubblico televisivo ha smesso di percepire film, programmi e fiction per ciò che realmente sono, ovvero finzioni sceniche realizzate appositamente per i telespettatori?
Domande alquanto lecite sorte in seguito alla diffusione della notizia dell’incubo vissuto da una coppia di futuri genitori di Domodossola che, dopo la messa in onda prima puntata della fiction su Rosy Abate, si è vista costretta a sporgere denuncia.
Fiction su Rosy Abate: coppia minacciata durante 1° puntata
Domenica sera è andata in onda su Canale 5 la prima ed attesissima puntata della fiction su Rosy Abate, un vero e proprio spin-off – una serie tv che ha come protagonista un personaggio apparso in un’altra serie – di Squadra antimafia – Palermo oggi.
Rosalia “Rosy” Abate, personaggio fittizio interpretato dall’attrice Giulia Michelini, è una ragazza nata in una famiglia mafiosa di Palermo.
Conosciuta anche con il soprannome di “Regina di Palermo” o “Madrina della Cupola”, dopo una lunga serie di travagliate vicende raccontate nelle ultime stagioni di Squadra Antimafia, la donna inscena la sua morte per poter cambiare finalmente vita ed sfuggire così alla mafia.
La fiction su Rosy Abate riparte proprio dalla sua nuova identità, una commessa di un supermercato che risponde al nome di Claudia Lodato che vive in Liguria insieme al compagno Francesco.
La protagonista verrà però raggiunta da due fratelli mafiosi che le riveleranno un importante segreto: suo figlio Leonardo è vivo, una verità che la riporterà in Sicilia al fine di ritrovarlo.
Durante la prima puntata della fiction su Rosy Abate, trasmessa in prima serata su Canale 5 domenica scorsa, 12 novembre, e che ha raggiunto un picco di share pari al 20,19% (oltre 4 milioni e 900mila spettatori), è stato mostrato in primo piano un bigliettino ricevuto proprio dalla protagonista.
Sullo stesso vi era riportata la frase “Non avrai un’altra occasione, ciao Rosy” con annessa faccina sorridente ed in calce un numero telefonico.
Qualcuno, forse per puro atto goliardico o perché “troppo preso” dalle avventure che coinvolgono il personaggio fittizio interpretato dalla Michelini, ha pensato di annotare il numero mostrato nella fiction su Rosy Abate e di contattarlo.
La regola base vuole che i numeri usati nei film, nelle fiction e nelle serie televisive siano inesistenti o quanto meno nulli, basti pensare che nelle produzioni americane viene usato il prefisso 555, numero non utilizzato negli States.
Purtroppo il numero telefonico apparso nella fiction su Rosy Abate è risultato attivo, da ben 13 anni infatti appartiene ad un uomo, oggi 38enne, di Domodossola.
Eravamo a cena quando abbiamo iniziato a ricevere le telefonate. Ci hanno chiesto se fossimo parenti di Rosy Abate, qualcuno ci dà dei mafiosi e c’è chi ci ha perfino minacciato. Alcuni chiedevano se fossimo della produzione e li potessimo raccomandare […] Ma a farmi davvero paura è stato un uomo, a notte fonda, che mi ha detto: “Rosy Abate, non mi fai paura. Io ti ammazzo”
Ebbene si, una coppia di futuri genitori – lei, 30 anni, è incinta di 8 mesi – è stata letteralmente subissata di telefonata curiose ma anche intimidatorie da parte di chi probabilmente non è riuscito a distinguere la finzione dalla realtà.
Intervistati dal quotidiano Repubblica, la coppia titolare del numero comparso nella fiction su Rosy Abate si è detta preoccupata per le continue telefonate subite, molte delle quali rappresentanti vere e proprie minacce.
Quella fiction da tutti così attesa e seguita per noi è invece diventata un vero incubo che ci sta rovinando la vita. Tra l’altro siamo siciliani, ma ovviamente con la mafia non c’entriamo […] Possibile che nessuno abbia controllato che quel numero non fosse attivo e che nessuno si sia preoccupato di nascondere qualche cifra?.
In effetti qualcuno avrebbe dovuto controllare il numero prima ancora di effettuare le riprese – la fiction su Rosy Abate è stata girata circa un anno fa – ed assicurarsi che lo stesso fosse disattivato o inesistente.
La coppia ha provveduto a sporgere una denuncia per violazione della privacy e tutelarsi contro le ripetute minacce subite.
Ha inoltre provato a scrivere alla Mediaset chiedendo spiegazioni ma, al momento del rilascio dell’intervista, non aveva ancora ottenuto risposta.
Questo numero noi lo possediamo da almeno 13 anni. Ora i carabinieri ci hanno anche suggerito di cambiarlo. Ma per noi vuol dire perdere tutti i contatti che ci siamo creati. Ci hanno rovinato davvero la vita.