“Mi devi portare rispetto perché sono tua madre (o tuo padre)”, quante volte i figli della mia generazione hanno sentito questa frase? Il rispetto per i genitori è stato lungamente considerato come un atto dovuto. Si riteneva, infatti, che non gravasse sugli adulti il compito di farsi rispettare dai figli, bensì questi ultimi, i figli, avevano il dovere di nascita di onorare chi li aveva messi al mondo, indipendentemente da un rapporto dialogante, equilibrato e amorevole.
In una società sempre meno “genitore-centrica”, ovvero portata a dare ai ragazzi tali e tante spinte d’autonomia volte all’emancipazione della famiglia, la costruzione di rapporti reciprocamente rispettosi è di essenziale importanza.
Come farsi rispettare dai figli?
Prima di ogni digressione teorica sul rispetto, sul suo valore e sulla sua portata, va detto che per farsi rispettare dai figli è indispensabile essere, in primis, testimoni di rispetto, ovvero è essenziale rispettare i propri figli considerandoli non come propaggini di sé, proprietà o entità plasmabili a proprio piacimento.
Cos’è il rispetto?
In molti fossilizzano la loro attenzione sul più comune concetto di rispetto inteso come “succube” riconoscimento di una supremazia. E’ in questo senso che nella gerarchia familiare si chiedeva, e a volte ancora si chiede, che i figli abbiano un incondizionato rispetto per genitori, zii e nonni.
Il vocabolario, però, dà una definizione di rispetto più etica, indicandolo come la “disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi, implicita nel riconoscimento di un diritto”.
Ebbene il genitore che rispetti suo figlio gli riconosce il diritto ad essere “persona”, come tale dotata sin da piccolissima di un proprio carattere e di proprie attitudini, capaci pian piano di diventare aspirazioni.
Allo stesso tempo il genitore che rispetti il figlio capisce e intende che ogni suo agire ricade sul bambino, tanto nella sfera materiale della vita del figlio quanto in quella emotiva.
L’adulto dovrebbe sempre esaminare criticamente il proprio operato comportandosi il più possibile in modo tale da dare priorità all’interesse del bambino.
Un bambino che si veda riconosciuta la propria capacità di esprimere emozioni e volontà, ovvero la propria identità, e che al contempo assaggi il vantaggio di sentirsi soddisfatto nei suoi interessi di figlio, probabilmente avrà nei confronti del genitore un atteggiamento equivalente, ovvero sarà rispettoso.
Ciò detto, è chiaro ed evidente che per farsi rispettare dai figli è indispensabile mettere dinnanzi ai loro occhi il buon esempio, in altre parole bisogna essere a propria volta rispettosi.
I genitori che si rispettano tra di loro e rispettano i figli raccoglieranno rispetto, in questo senso anche il rapporto di coppia, per come viene manifestato dinnanzi ai bambini, ha un valore fondante.
Il figlio avrà fiducia nel genitore che si manifesta rispettoso, e quindi accogliente e amorevole, verso il compagno.
Il biasimo, l’aggressione, il tentativo di esercitare una sottomissione emotiva dell’altro non sono indici di rispetto e non concorrono ad ottenerne dai figli.
In questo senso rispetto e fiducia si intrecciano indissolubilmente.
Il rispetto dei figli si ottiene come risultato di un comportamento originario:
il genitore rispettoso avrà figli rispettosi perché la famiglia crescerà nella cultura del reciproco riconoscimento affettivo.
Esempio, fiducia e ascolto sono queste le tre parole d’ordine per farsi rispettare dai figli.
“Smetti di piangere!”,
questa è un’imposizione che il figlio, specialmente se piccolo, potrebbe non essere in grado di capire e men che meno di rispettare;
“Dimmi perché stai piangendo, parliamone!”,
questa è una rassicurazione che apre all’accoglienza dialogante e dimostra che il genitore non si approfitta di una “posizione disupremazia” ma “si abbassa” al livello del figlio cercando di indagarne le emozioni. La prima è un’ affermazione impositiva e sbrigativa, la seconda è un’affermazione dialogante e profondamente sensibile.
L’educazione al rispetto è parte dell’educazione dolce.
Il principio che deve informare ogni genitore che voglia farsi rispettare dai figli è uno soltanto: il rispetto non si impone si conquista col buon e paziente esempio.
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