La Corte Suprema ha permesso ad una giovanissima ragazza di 13 anni, poco più che bambina, vittima di stupro di abortire alla 32° settimana di gestazione.
È accaduto in India lo scorso settembre, a poco più di un mese dal rifiuto della stessa corte all’autorizzare l’aborto di un’altra futura ma soprattutto piccolissima neo mamma, una bambina di appena 10 anni residente a Chandigarh, città dell’India settentrionale.
13enne vittima di stupro: acconsentito aborto a 32 settimane.
Il Calvario della tredicenne vittima di stupro ha avuto inizio il 9 agosto scorso quando i genitori, vedendola ingrassata e credendo si trattasse di obesità, l’hanno portata dal medico per una visita.
Nessuno di loro, compresa la 13enne che in seguito racconterà di essere stata vittima di stupro da parte di un collega del padre, poi arrestato, si sarebbero mai aspettati un esito del genere: la mamma bambina era incinta di 29 settimane.
Consapevoli del fatto che la legge indiana consente l’aborto solo quando rappresenta un rischio per la vita della mamma e solo se effettuato entro e non oltre la 20° settimana di gestazione, la famiglia si è affidata al parere dei giudici nella speranza che consentissero alla figlia di poter porre termine a quell’inaspettata quanto scioccante gravidanza.
La Corte Suprema composta da 3 giudici, dopo aver esaminato attentamente la relazione redatta da un gruppo di medici del JJ Hospital di Mumbai, lo scorso mercoledì 6 settembre si è pronunciata a favore dell’aborto della vittima di stupro, poi effettuato il giorno 8 settembre 2017, ovvero alla 32° settimana di gestazione.
Tale decisione deriva dal fatto che sul rapporto medico vi era specificato che portare avanti la gravidanza, anche solo fino alla 36° settimana, ed il parto stesso avrebbero rappresentato un rischio per la vita della giovane.
I medici avevano anche avanzato la proposta di programmare un parto prematuro alla 36° settimana – il che avrebbe poi comportato dei rischi e delle possibili complicazioni per la vita del piccolo – ma i giudici hanno voluto evitare di prolungare ulteriormente la gravidanza per non aggravare i traumi della giovane vittima di stupro.
Vittima di stupro abortisce alla 32° settimana: una decisione che stupisce.
Come detto in apertura di articolo, per i medici, così come per molte altre giovanissime mamme, questa sentenza ha rappresentato un forte punto di rottura perché giunta a poco più di un mese da un altro caso analogo.
Si trattava di una bambina di 10 anni di Chandigarh, anche lei vittima di stupro, incinta di 32 settimane che, a differenza della 13enne di Mumbai, non ha ottenuto dal tribunale l’autorizzazione ad effettuare l’aborto.
Tale rifiuto deriva dal rapporto dei medici secondo i quali la cessazione della gravidanza avrebbe rappresentato un eccessivo rischio per lei e per il piccolo.
Stando ad un rapporto dell’Unicef pubblicato sul portale web della BBC, in India ogni 155 minuti viene violentato un minore di 16 anni mentre ogni 13 ore subisce violenza fisica un bambino sotto i 10 anni.
Inoltre, solo nel 2015 sono stati violentati più di 10.000 bambini, il 50% degli autori di tali riprovevoli atti erano persone a loro conosciute, persone care, di famiglia, o verso le quali nutrivano fiducia.
Un dato allarmante al quale ha fatto seguito un considerevole aumento di richieste di aborto, anche a gravidanza avanzata, effettuate da genitori o tutori delle piccole vittime di stupro.
Un’azione che non è passata inosservata e che ha di fatto spinto il tribunale ad inviare istruzioni a tutti gli stati e i territori indiani affinché questi istituiscano un consiglio medico permanente che possa valutare in tempi brevi i casi di richieste di aborto di minore.
Fonte: BBC – HindustanTimes