I bambini possono usare WhatsApp oppure no?
Per rispondere debitamente a questa domanda è necessario chiarire il concetto di comunicazione sintetica.
Molti genitori hanno profondamente paura di quello che si nasconde dentro la “rete aperta”, credono che su Facebook, Instagram e nella navigazione libera in internet i bambini possano incorrere in pericoli (reali e\o ideali), pericoli enormi e incontrollabili. Gli stessi genitori nutrono, all’opposto, poche o nessuna paura verso i sistemi di comunicazione sintetica che i cellulari garantiscono ai bambini (sms e WhatsApp).
I bambini possono usare WhatsApp ma con le dovute cautele affinché il loro sviluppo emotivo, e quindi la loro anima, non ne risenta.
In realtà nessun sistema di comunicazione e navigazione è esente da pericoli.
Qui di seguito, cercheremo di chiarire al meglio il perché di questa affermazione indicando le cautele da apprestare quando i fruitori e protagonisti della comunicazione via cellulare sono i bambini.
Capita sempre più spesso che bimbi piccoli, anche molto sotto i 12 anni, abbiano WhatsApp e partecipino (o subiscano la partecipazione) a gruppi eterogenei: gruppo famiglia, gruppo palestra, gruppo classe. Assai raramente i genitori controllano le conversazioni, molto spesso anche il rapporto genitore – figlio resta condizionato dall’uso di questi sistemi di comunicazione.
Ma cosa caratterizza la comunicazione tramite messaggistica?
Il carattere prevalente di queste comunicazioni è la sintesi, si tratta, infatti, di una comunicazione sintetica e del tutto priva dell’espressione fisica (voce e gesto).
Mentre l’adulto è capace (o quanto meno dovrebbe esserlo) di una sintesi oggettiva della realtà, il bambino non ha, invece, capacità di sintesi emotiva.
I grandi sanno filtrare i sentimenti e riassumere gli accadimenti; per i piccoli, al contrario, ogni nuova emozione è una scoperta che merita un tempo di comprensione e uno di classificazione. Pertanto un bambino che vuole esprimersi e raccontare di sé ha bisogno di tutti i sensi:
voce, tatto, sguardo hanno un valore insostituibile nella comunicazione dei nostri figli.
I bambini possono usare WhatsApp per scambiarsi l’assegno, inviarsi una foto delle vacanze o salutarsi, ma difficilmente troveranno soddisfazione se l’uso della comunicazione sintetica vuole provare ad essere veicolo di risoluzione di un problema:
- per esempio se mamma e figlio sono lontani, magari il bambino sta trascorrendo qualche giorno con gli zii al mare oppure è dai nonni in montagna o è in gita scolastica, difficilmente il bambino riuscirà a comunicare positivamente con la mamma attraverso messaggini scritti sul cellulare.
Facilmente la distanza emotiva che lo strumento meccanico impone prevarrà sulla verità dei fatti e con buona probabilità stimolerà nel bambino il senso di lontananza o di smarrimento.
I bambini possono usare WhatsApp? Prima dei 12 anni circa i bimbi hanno difficoltà a sintetizzare i loro sentimenti e a guardare alla realtà in modo così oggettivo da poterla riassumere in poche parole. Questo è un dato non trascurabile rispetto al problema dell’uso della messaggistica da parte dei bambini.
Attraverso messaggio, anche un quesito semplice (come: “Che stai facendo?”) può mettere in crisi un bambino che, da lontano, stenta a sintetizzare la sua condizione e a oggettivizzarla.
Se affidi tuo figlio ai nonni, agli zii o a degli amici evita di comunicare via WhatsApp con l’intenzione di sondare il benessere del bambino, questo non è proficuo!
Tuo figlio può usare lo strumento telematico per inviarti foto o dirti buongiorno ,ma per il resto ti occorre affidarti agli adulti e dare più spazio alla comunicazione verbale.
Non tutte le mamme considerano che i messaggini incalzanti possono persino invadere lo spazio del bambino e turbarlo facendolo sentire lontano o incapace di esprimersi, distante o incompreso.
I bambini possono usare WhatsApp ma WhatsApp non può diventare uno strumento di controllo dei figli, so dove sei o dimmi cosa fai!
Discorso analogo vale per i gruppi costituti da soli bambini, lasciati “liberi” e senza il controllo degli adulti. Addirittura, grazie alla “solitudine” in cui si trova il bimbo che riceve i messaggini e quello che li invia, i gruppi classe o palestra possono amplificare condizioni di disagio, aggressività e inimicizia.
Facile che il bullo di turno sia ancora più borioso via messaggino e facile che il bullizzato, dopo ogni “frecciatina” ricevuta, sia ancora più sofferente .
I bambini possono usare WhatsApp e devono addirittura imparare ad adoperarlo ma, come ogni mezzo di comunicazione, va gestito gradatamente e in parecchie circostanze pretende l’ausilio di un adulto.
In particolar modo sotto i 10\12 anni, l’uso della messaggistica come strumento di interazione e comunicazione tra bambini apre a dei rischi:
- i bimbi tendono a confondere i sentimenti;
- la difficoltà espressiva può diventare difficoltà emotiva perché nella manifestazione di ciò che sentono i più piccini perdono degli elementi comunicativi (la vista, l’espressione corporale, il suono, in una parola sola la fisicità);
- i bambini più deboli possono addirittura chiudersi ancora più in se stessi, mentre i più aggressivi possono tendere un protagonismo negativo.
Con l’uso del cellulare come mezzo per “parlare”, e quindi aprire discussioni e dibattiti da lontano, nel rapporto bambino – bambino si perde il confronto paritario; viceversa nel rapporto adulto – bambino facili possono essere le incomprensioni perché la capacità di sintetizzare e esprimere i fatti è oggettivamente differente.
In questo senso l’adulto deve aiutare il bambino favorendo il dialogo, facilitando l’affidamento all’adulto, massimizzando la comunicazione verbale e evitando a sua volta di utilizzare il cellulare e i messaggini come strumento di contatto incalzante o prevale.
In molte circostanze non è nemmeno necessario che i bambini abbiano il cellulare con sé. I bambini possono usare WhatsApp ma i genitori devono esercitare un attento controllo sui loro figli.
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