Sono 350mila le pagine che racchiudono le indagini sul caso Pipitone, rappresentano il risultato di 13 anni di ricerche.
Jessica Pulizzi, sorellastra di Denis, é stata assolta dall’accusa di aver rapito la piccola, scomparsa il 1°settembre del 2004. La Cassazione ha ritenuto che le prove a suo carico fossero insufficienti a dimostrarne la colpevolezza.
Per l’accusa pesava su Jessica l’intercettazione in cui l’11 settembre 2004, mentre era nel commissariato di Polizia di Mazara insieme all’allora fidanzato Gaspare Ghaleb, pronunciò la frase: “Quannu ero cu Alice?A pigghiai e a casa c’ha purtà”,
che equivale a dire: “Quando ero con Alice? Ho preso e l’ho portata a casa“.
In modo più ampio e esteso, per l’accusa rilevava nell’intero caso Pipitone anche la perquisizione fatta dalla polizia poco dopo la scomparsa di Denise:
i poliziotti erano intenzionati a raggiungere l’abitazione di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi, ma la signora Corona accolse gli agenti nell’appartamento della vicina Giacoma Pisciotta. Gli agenti perquisirono l’appartamento con la convinzione di essere in casa Corona e la signor Anna lasciò loro credere che così fosse.
Tra gli atti del processo risulta il verbale di perquisizione da cui emerge il convincimento di chi svolse il sopralluogo di trovarsi in casa Corona; convintamente, infatti, gli agenti rilevano di aver cercato e non trovato la “scomparsa” (ovvero Denise) nella casa della Corona (ovvero nella casa che loro credevano fosse della Corona). Inutile dire che la vicenda ha lasciato una domanda irrisolta: perché Anna Corona non portò gli agenti in casa sua?
Rispetto a quello che è stato il costrutto accusatorio nel caso Pipitone, conta anche la testimonianza di Battista Della Chiave, un sordomuto di 75 anni che ha confessato agli avvocati di Piera Maggio di aver visto la piccola Denise poco dopo il rapimento.
Secondo la testimonianza di Della Chiave, Denis fu condotta in un magazzino di Mazara, a portarla lì un nipote dello stesso sordomuto, peraltro compagno di una cara amica di Anna Corona.
Inoltre dallo stesso magazzino sarebbe partita una telefonata diretta a una parente di Jessica e Alice Pulizzi.
Il settimanale “Giallo” nel numero attualmente in edicola (n°31 del 9 agosto 2017) ricostruisce nuovamente le tappe fondamentali del caso Pipitone e ricorda che quel giorno, il 1° settembre 2004, alle 12.17, quindi prima che fosse ufficializzata la notizia della scomparsa della bambina, la nonna di Jessica e Alice ricevette una telefonata in cui le veniva detto di recarsi dalle nipoti perchè qualcosa era accaduto.
Nello stesso numero di “Giallo” una rivelazione:
il caso Pipitone potrebbe essere riaperto, ed in verità è già stata avanzata l’istanza di riapertura da parte dei legali della famiglia.
Dalle 350mila pagine d’atti di indagine, tra quelli che legalmente vengono definiti “corpi di reato”, è emersa un’impronta: si tratta dell’impronta di una bambina che si troverebbe in un luogo in cui non doveva essere, ovvero in un luogo in cui è “difficilmente spiegabile” che vi fosse l’impronta della mano di una bimba.
Il luogo in cui fu trovata l’impronta, così come oggi risulta dagli atti d’indagine, non è stato reso noto dai legali della mamma di Denise, ma sta di fatto che questo reperto merita una più approfondita analisi e già da solo potrebbe valere la riapertura del caso.
L’impronta andrebbe confrontata con quelle di Denise oppure andrebbe estrapolato il DNA e qui potrebbe esserci l’attesa svolta.