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Aborto non riuscito: mamma chiede risarcimento danni

di Maria Corbisiero

19 Luglio 2017

Un “risarcimento dei danni connessi al fallimento dell’interruzione della gravidanza” è quanto chiede una donna 34enne, oggi mamma di un bambino di 4 anni che ha scelto di tenere dopo un aborto non riuscito.

La cifra richiesta è pari a 211mila euro oltre ad un assegno mensile utile al mantenimento del figlio fino a quando la donna non raggiunga una sicura dipendenza economica.

Aborto non riuscito: mamma chiede risarcimento danni.

Aborto non riuscito: mamma chiede risarcimento danni

Nei primi mesi dell’anno 2013 la donna scoprì di aspettare un bambino, una notizia che sarebbe stata alquanto lieta se non fosse per la situazione che stava vivendo in quel periodo.

Il futuro papà infatti non si dichiarò predisposto a riconoscere il piccolo, lei aveva un lavoro ed una situazione economica alquanto precarie, senza contare che da più di 10 anni combatteva contro il morbo di Crohn.

Quest’ultima è una malattia grave caratterizzata da un’infiammazione cronica che interessa tutto o solo una parte dell’apparato digerente e che avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vita e quella di suo figlio.

 

Tutto ciò la spinse a scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza che effettuò presso l’ospedale San Paolo di Milano.

Tutto sembrava essere andato bene salvo che la donna in seguito scoprì che suo era stato un aborto non riuscito.

Recatasi nuovamente al pronto soccorso del nosocomio milanese, i medici le confermarono la dolce attesa, ormai giunta alla 16° settimana, ma si dissero disposti a rimediare all’errore, ovvero all’ aborto non riuscito, qualora lei fosse ancora intenzionata ad interrompere la gravidanza.

Posta dinnanzi all’immagine del suo bambino cresciuto ancor di più, la futura mamma decise di non rinunciare alla sua creatura.

Il piccolo nacque nel dicembre del 2013 con un parto cesareo.

 

Oggi, a distanza di 4 anni dall’ aborto non riuscito, la donna chiede un risarcimento danni di oltre 200mila euro e un “assegno mensile per il mantenimento del bimbo fino al raggiungimento dell’indipendenza economica”.

Secondo quanto scritto dall’avvocato della donna, il tutto riportato dal quotidiano “Repubblica”, le condizioni fisiche della stessa si sono aggravate dopo la gravidanza, come anche la sua situazione economica che, oggi, non le consente di mantenere il bambino.

 

Si apprende che l’invalidità della mamma ha raggiunto una percentuale pari al 50% e che la “riduzione della capacità lavorativa” è passata “dal 34 al 73 per cento”.

La donna, che prima dell’aborto non riuscito lavorava part-time, oggi è disoccupata e rischia di essere sfrattata per morosità in quanto non ha potuto provvedere ai pagamenti nei mesi precedenti e successivi la nascita del suo bambino.

 

Tutto ciò l’ha spinta a chiedere un cospicuo risarcimento all’ospedale per l’ aborto non riuscito nonché, come detto in precedenza, il pagamento di un assegno mensile che le permetta di provvedere alla crescita e al mantenimento del figlio.

Di contro, la direzione dell’azienda ospedaliera afferma che il comportamento dei propri medici è stato corretto e si “rimette alla valutazione degli atti da parte delle autorità competenti”.

 

 

 



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