Le monetine da uno e due centesimi usciranno per sempre dai nostri portafogli: per un emendamento della legge finanziaria, dal 1° gennaio 2018 sarà sospeso il conio delle monetine di rame.
La soppressione delle monetine da uno e due centesimi non è una scelta rivoluzionaria, l’Unione Europea non è nuova a queste contrazioni rimesse alla decisionalità interna degli stati membri.
Per quanto possa sembrare una contraddizione in termini, visto che i prezzi si contrarranno o si dilateranno in eccesso o in difetto, le vecchie monetine continueranno a circolare. La scelta è dipesa da ragioni di opportunità economica:
il costo di conio delle monete da uno e due centesimi é elevatissimo anche rispetto ai risultati d’uso.
I centesimi di euro, le monetine da uno e due centesimi e la moneta da cinque, rappresentano complessivamente l’80% di tutte le nuove monete coniate nella zona euro.
Malgrado ciò le macchinette per la sosta auto e moltissimi distributori automatici non supportano le monetine sotto i cinque centesimi; i negozianti già sovente tendono ad arrotondare i prezzi.
Dal 2002 ad oggi si stima che siano stati coniati oltre sei miliardi di monetine da uno o due centesimi.
Ma non tutti sanno quanto possa essere alto il costo di un solo centesimo, per ogni moneta da 1 centesimo lo Stato sostiene un esborso pari a 4,5 centesimi, mentre per ogni moneta da 2 centesimi l’esborso é pari a 5,2 centesimi.
In alcuni Paesi l’abolizione delle monetine da uno e due centesimi è già stata attuata da tempo: i soldini di rame non hanno ottenuto spazio in Finlandia, dove nel 2002, contemporaneamente all’avvento della moneta unica, fu deciso l’arrotondamento dei prezzi in eccesso o in difetto a 5 centesimi.
Nel 2004 fu la volta dall’Olanda, nel 2010 dell’Irlanda e nel 2014 del Belgio.
Le associazioni dei risparmiatori non accolgono concordemente con favore la notizia, in molti temono che si realizzi un carico sui risparmiatori. Ma che fine faranno i danari provenienti della mancata coniazione? Saranno destinati al Fondo per la riduzione del debito pubblico.
A tutela del risparmiatore finale, sarà il ministero dell’Economia a determinare i criteri per l’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più vicini nella speranza che non si finisca col penalizzare gli utenti finali.