Il tribunale di Udine ha condannando l’Azienda Sanitaria ‘Alto Adige’al risarcimento di 30.000 per danno sessuale.
Il risarcimento suddetto spetta ad una donna che lo riscuote in qualità di “moglie” di un paziente divenuto impotente a causa di una operazione chirurgica mal riuscita.
I fatti:
anno 2006 (5 anni fa); un uomo dell’età si 67 anni si reca in ospedale perché accusa fortissimi dolori alla schiena; la sintomatologia acuta del paziente viene sottovalutata ed il suo mal di schiena curato con comuni antidolorifici.
Solo quando i farmaci contro il dolore non si rivelano efficaci ed il paziente continua a soffrire i medici si decidono a sottoporlo ad esami specifici.
Ed ecco che, a seguito delle più approfondite indagini mediche, emerge la reale causa del malessere: si scopre che l’uomo è affetto dalla cosiddetta ‘caduta equina’ovvero una compressione delle vertebre inferiori causata da un’ernia.
La caduta equina porta l’uomo in sala operatoria ma l’intervento non riesce e il paziente resta paralizzato.
Furono il ritardo nell’intervento e, a monte, la tardiva diagnosi le cause della cattiva riuscita della operazione e di ciò è stata ritenuta responsabile l’Azienda Sanitaria ‘Alto Adige’ la quale ha in merito risarcito il paziente con 300.000 euro.
Oggi la stessa Azienda, per le stesse mancanze, è chiamata a risarcire la moglie dell’uomo per danno sessuale.
Il tribunale di Udine ha inteso risarcire, nella forma del danno sessuale, il pregiudizio alla vita intima indirettamente subito dalla moglie dell’uomo paralizzato; quello ricaduto sulla moglie va inteso come un danno “esistenziale” conseguente alla impossibilità di praticare sesso con il marito, laddove tale mancata possibilità è una diretta conseguenza dell’errore medico.