Quando guardo i miei figli (mentre giocano, fanno i compiti, ridono tra loro o con gli amici amici, mangiano, dormono oppure cantano canzoni arrangiate tra memoria e fantasia), da mamma, spero molte cose e desidero infinite gioie. Ma tra le tante speranze che nutro c’è n’è una in particolare: mi auguro che queste creature candide e fragili non perdano mai la loro “naturale imperfezione” o meglio che non provino mai a camuffare se stessi come facciamo noi adulti.
“Sono bravi Bambini?”, è questa la domanda che mi viene proposta più spesso da quando la mia vita è diventata una vita da mamma, me la declinano al singolare femminile per la mia bimba, al singolare maschile per mio figlio e al plurale per entrambi.
In realtà viviamo in una società in cui la bravura più che essere un ideale è un concetto che si persegue nelle apparenze con una sconcertante sistematicità. E le apparenze (a cui non corrisponda nessuna sostanza) sono troppo di frequente persino deludenti.
I miei figli sono bravi bambini? Vi confesserò che non mi interessa rispondere a questa domanda perché qualunque risposta sarebbe una menzogna.
I bravi bambini non esistono e nemmeno è mai possibile che ve ne siano in assoluto o quantomeno non è possibile assolutizzare questo concetto.
I bambini sono rumore, fatica, errore, sono vestiti sporchi e facce pasticciate di cibo preso con le mani, sono correzioni sui quaderni a righe e conti sbagliati su quelli a quadretti … i bravi bambini sono solo quelli a cui viene lasciato il diritto di essere monelli, cattivo e persino sbagliti, tutto pur di fare esperienza del mondo e imparare ad auto-correggersi.
L’auto-correzione è un antico concetto pedagogico che affonda nobili radici già nel metodo montessoriano: il bimbo che ha chiare delle regole, che le metabolizza e le applica, diverrà pian piano capace di correggere se stesso da solo. Un bravo bambino non è immune all’errore e nemmeno è un perfetto soldatino, egli è un cucciolo che esplora la vita per conoscerla.
Spesso chi è convinto di detenere la bravura (ovvero di essere da sè un bravo genitore, di avere per sé dei bravi figli, di essere un maestro senza pecche) tende a cadere nella trappola del giudizio.
Ciascun adulto, a maggior ragione se è genitore a sua volta e più ancora se è educatore, dovrebbe sapere che i bravi bambini non esistono.
Esistono i bambini e il compito dell’adulto non è quello di costringerli in comportamenti appropriati quanto piuttosto quello di educarli alla comprensione e all’accettazione di un sistema di regole.