La prima volta che ho visto degli stereogrammi, nello specifico autostereogrammi, ossia illusioni ottiche in 3D come quelle che vi proporrò qui di seguito, avevo circa 12 anni, erano disegnate nell’ultima pagina di una rivista per bambini che mio fratello collezionava.
Quello foto ci hanno fatto letteralmente impazzire.
Non è affatto facile infatti trovare il modo per riuscire a riconoscere l’immagine nascosta, io ci ho impiegato diversi giorni, ma una volta scoperto come fare è difficile riuscire a smettere di guardarle.
Stereogrammi: trova lo squalo e gli altri oggetti nascosti.
Se pensiamo ad uno squalo – menziono questo animale perché è proprio lui il protagonista dell’immagine qui sopra allegata – siamo portati ad immaginarlo cosi:
Per riuscire invece a trovarlo nella prima degli stereogrammi posti a corredo di questo articolo bisogna tener conto che nello stesso è possibile vedere unicamente la sagoma dell’animale ma il suo colore sarà la fantasia caratteristica della foto, in questo specifico caso gli strani “puntini” colorati.
Purtroppo, essendo una mera questione di inganno tra cervello e occhio, non è possibile riprodurre o fotografare con esattezza il risultato.
In altre parole, per avere la soluzione è necessario riuscire a comprendere il meccanismo di risoluzione degli stereogrammi.
Solitamente un’immagine piana è considerata bidimensionale, ossia ha due sole dimensioni (altezza e larghezza), manca quindi di profondità, il dato che la renderebbe 3D, ovvero tridimensionale.
Gli stereogrammi o immagini stereoscopiche sono appunto immagini piane bidimensionali che tuttavia generano un’illusione che ci permette di percepirne la profondità.
Tra gli stereogrammi distinguiamo gli autostereogrammi.
Questi ultimi sono delle immagini singole piane bidimensionali colorate disegnate in modo ripetitivo.
Se osservate a lungo e nella giusta prospettiva, creano un’illusione ottica, si potrà vedere in esse un’immagine tridimensionale, ossia una figura che ha la stessa trama del disegno ma che risulta più sporgente rispetto allo sfondo.
La sensazione che si avrà nel riuscire a “risolvere” gli stereogrammi, nello specifico gli autostereogrammi che vi proponiamo qui di seguito, può essere paragonata alla vista di una sagoma collocata all’interno di una scatola o ad un’immagine pop up.
Per riuscire a vedere un autostereogramma è necessario concentrarsi sull’immagine, fissare un punto ben preciso cercando di andare con lo sguardo oltre la semplice foto, bisogna “guardarci dentro”.
Quando ci provo, inizialmente vedo l’immagine sfuocata che diventa doppia (come quando si prova ad incrociare gli occhi), cerco quindi di mettere a fuoco un punto esatto e all’improvviso mi appare lo sfondo “profondo” con l’immagine in rilievo.
Non vi resta che provare!