“Mostro”, è questo il soprannome che Erica ha dato a sua madre, una donna che lei stessa oggi definisce come il “male assoluto”, colei che le ha dato la vita per poi distruggerla pian piano.
<<Mia mamma è risultata essere sana di mente. Ancora oggi non ho idea del perché mia madre mi odiasse così tanto al punto da trattarmi così male>> ha dichiarato.
Sono tanti gli interrogativi che Erica Gimson continua a porsi sulla sua infanzia, un orrore che ricorda nitidamente e al quale non è possibile dare una spiegazione.
Nonostante abbia cercato di voltare pagina, la donna, oggi 43enne mamma di una adolescente, ha deciso di rinunciare al diritto all’anonimato per denunciare apertamente quanto subito in passato e far conoscere a tutti la vera Marie Clarke, una mamma che picchia la figlia e abusa sessualmente di lei.
Picchia la figlia e abusa di lei: l’orrore della mamma mostro.
Erica afferma di non ricordare l’esatto momento in cui la madre, Marie Clarke oggi 60enne, sia diventata crudele, il padre le aveva lasciate sole quando lei era molto piccola.
Tuttavia uno dei primi episodi di violenza che le affiora alla mente è quando, all’età di soli 5anni, la madre la costrinse a mangiare patate crude solo perché lei aveva detto di avere fame.
Ancor più crudele e dolorosa fu la martellata sulle dita che Erica ricevette successivamente dalla donna solo per aver allungato le mani sul piano da lavoro della cucina. Nonostante il dolore la piccola cercò di non piangere per non irritare ancor più la madre.
<<Più tardi, quella notte, mentre ero a letto con solo le patate crude nella mia pancia, ho pianto silenziosamente per il dolore. Non potevo farle vedere che ero sconvolta perché l’avrei infastidita ancor di più>>.
Il mattino dopo Erica fu svegliata dalla madre prima dell’alba per farle pulire tutta la casa. La bambina impiegò circa 3 ore finendo giusto in tempo per prepararsi per la scuola.
Dopo aver controllato il lavoro svolto e notato della polvere su un tavolino di vetro, la madre picchia la figlia con una spazzola da bagno facendola urlare dalla disperazione.
Ogni singola azione della Gimson era motivo di ira per Marie Clarke ripetutamente picchia la figlia con una violenza che con il trascorrere del tempo diventa sempre più feroce.
Come quella volta in cui Erica getto via la sua relazione scolastica, considerata buona dall’insegnante, nel timore che la madre non ne fosse soddisfatta. Venuta a conoscenza del fatto, la donna costrinse la figlia a spogliarsi e a fare il bagno nell’acqua fredda della vasca.
<<Tremante mi sono calata in acqua – racconta la Gimson – Facendo un passo nella vasca da bagno lei si mise su di me. “Dov’è la tua relazione!” disse. Mi strinse il collo e mi mise la testa sott’acqua [..] Poi tutto è diventato nero>>.
Erica ricorda di essersi risvegliata nella sua camera da letto, sdraiata ed avvolta in un asciugamano, tremante per il freddo ma ancor più per la paura che di lì a poco la madre sarebbe potuta entrare nella stanza.
Man mano che passa il tempo, Marie picchia la figlia regolarmente con una padella in ghisa o con una spazzola da bagno, riservandole ogni sorta di violenza evitando accuratamente che altri sapessero quanto stava accadendo in quella casa.
Intimorita dall’ira della madre infatti, Erica non osava raccontare a nessuno dell’orrore vissuto, pensava che nessuno mai l’avrebbe creduta perché tutti consideravano la Clarke, che all’epoca dei fatti era un’impiegata bancaria, una donna rispettabile, sorridente e gentile.
<<A volte veniva al piano di sopra per darmi il bacio della buonanotte. Poi prendeva il cuscino e lo premeva contro la mia faccia fino a quando ho pensato che stessi per morire. Oppure si sedeva sulle mie gambe, impedendomi di muovermi mentre lei mi picchiava>>.
La bambina continuava a vivere quell’orribile incubo nel più assoluto dei silenzi, inconsapevole del fatto che, una volta compiuti 8 anni, la situazione sarebbe peggiorata ancor più.
Cosa ci può essere di più terribile di una madre che picchia la figlia?
Una donna che abusa fisicamente della creatura che ha cullato nel suo grembo.
Erica racconta che una notta la madre, che aveva il respiro affannato, entrò in camera sua, la prese dal letto e la fece sedere sulle sue ginocchia.
Successivamente si alzò la maglietta e le ordinò di succhiarle i capezzoli mentre iniziò a sfregarsi contro di lei in modo ritmico fino a quando non raggiunse il culmine del piacere.
<<Da quel momento in poi le sue visite notturne divennero più frequenti. Avevo paura di andare a dormire>>.
Durante quegli incontri la donna iniziò anche a toccare la figlia nonostante questa più volte le avesse detto di non provare alcun piacere in quelle intime “carezze”.
Solo all’età di 12 anni, ossia dopo ben 7 anni durante i quali la madre picchia la figlia e abusa di lei, Erica trova il coraggio di denunciare.
Uscita per fare una commissione alla madre, la ragazza si reca a casa di un’amica di famiglia e le racconta dei ripetuti abusi e delle violenze subite.
Fortunatamente viene creduta e vengono informati i servizi sociali e la polizia che però non arrestano la donna.
Negli anni che seguirono la giovane venne curata e trasferita in una casa dei bambini prima di essere assegnata ad una famiglia affidataria con la quale resterà fino a quando, 16enne, darà alla luce la sua prima figlia.
Al compimenti dei 6 mesi di quest’ultima, non avendo un posto dove andare, gli assistenti sociali la convinsero a tornare con la madre che, in seguito alla denuncia subita, affermò che la storia di lei che picchia la figlia non fosse assolutamente vera, piuttosto sostenne che Erica avesse un carattere ribelle che lei non era in grado di gestire.
Erica cercò di convincersi che stavolta le cose sarebbero state diverse dato che lei era cresciuta e la donna si era risposata.
Purtroppo però i tanti oggetti presenti nella casa materna, tra i quali il martello, le ricordarono gli orrori subiti, ricordi che lei volle allontanare definitivamente provando ad iniziare una nuova vita da sola.
<<Un giorno, quando mia figlia aveva due anni e mezzo, ho rivalutato tutto e me ne sono andata. Ho trovato un appartamento dall’altra parte di Liverpool e ho iscritto mia figlia a scuola>>.
La Gimson si concede così una seconda possibilità di una vita normale, diventa una personal trainer e, quando la figlia è ormai adolescente, prende in gestione una palestra.
Un idillio interrotto da un cancro al seno che le fu diagnosticato in seguito.
Operata per asportare la massa tumorale, la donna vide sua madre presentarsi in ospedale, andata a farle visita come se nulla fosse, un incontro che le portò alla mente quanto subito da bambina, un orrore che si trasformò in un forte grido di terrore che attirò l’attenzione di un’infermiera.
Quell’episodio la spinse a raccontare quanto successo in passato e, supportata da un ente di beneficenza che si occupa delle vittime di abusi, a denunciare ancora una volta una madre che picchia la figlia. Era l’estate del 2013.
Nel marzo del 2014 la Liverpool Crown Court dichiarò Marie Clarke colpevole di tre reati di violenza sessuale e 12 reati di crudeltà su minore commessi tra il maggio 1978 e il maggio 1985.
La madre di Erica fu condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione ma ne sconterà meno della metà.
La donna infatti, quella stessa mamma che picchia la figlia e abusa di lei, è stata rilasciata nel luglio del 2016 per buona condotta.
L’amarezza per quella mancata giustizia ha spinto Erica a raccontare gli orrori subiti nella speranza che tutto il mondo conosca la vera Marie Clarke.
Fonte: Daily Mail – Mirror