I nostri figli passano molte ore al giorno in classe, in realtà la maggior parte delle ore delle loro giornate si svolgono proprio a scuola.
E’ ovvio dunque pensare che anche la qualità della loro vita dipenda molto da come si vivono queste ore e l’ambiente scuola possa influenzare in modo diretto e indiretto la loro formazione, non solo in senso strettamente didattico ma umano.
Ridere in classe, può avere un valore intrinseco aggiuntivo e aiutare anche la concentrazione e l’armonia.
Ridere in classe favorisce la concentrazione
Ognuno di noi può facilmente verificare questa tesi ripensando ai propri anni passati sui banchi di scuola e come a volte una risata potesse smorzare la tensione e far sembrare qualsiasi lezione più interessante e il professore meno noioso.
Lucia Suriano è un insegnante e autrice del testo Educare alla felicità, la cui missione è proprio quella di divulgare tra gli altri insegnanti, la tecnica di condurre lezioni serene e piacevoli.
Tutto ciò porterebbe anche a dei risultati didattici migliori e il clima favorevole metterebbe sotto minore pressione i bambini e i ragazzi i quali riuscirebbero ad apprendere meglio e prima, quando si arriva a ridere in classe.
Far ridere in classe è sempre possibile?
In realtà non occorre essere dei clown o avere doti da intrattenitore per poter generare questo clima, ogni professore può riuscirci, la predisposizione personale può costituire solo un vantaggio ma non un requisito minimo o essenziale.
Si tratta solo di aver sviluppato anche delle competenze socio-emotive. Ovvero riuscire a far nascere una sorta di complicità nella classe il cui fattore aggregante diventa appunto la risata.
E’ anche possibile vedere la risata come un evento dove viene fatta uscire la rabbia e la frustrazione per alcuni momenti di maggior stress in aula.
Quanto dipende dall’insegnante far ridere in classe
Certamente non tutti gli insegnanti sono empatici allo stesso modo, ma dovrebbe essere insito nella professionalità di ogni insegnante il provare a farlo e ad ottimizzare questa parte indispensabile per costruire relazioni positive e fruttuose tra educatore e alunno; un po’ come quando abbiamo un buon medico ma incapace di relazionarsi con il paziente.
Possiamo dire che è un cattivo medico? No…non realmente ma di sicuro non sta aiutando il paziente con il massimo delle sue potenzialità.
Inoltre, nel caso dell’insegnante, anche il risultato finale potrebbe essere compromesso, laddove in fondo, a volte, per un medico potrebbe bastare una terapia centrata o un’operazione chirurgica perfetta.
In ogni caso, per tutti c’è la capacità di migliorare le proprie potenzialità, come si sa, volere è potere e se si crede nella mission dell’insegnamento, c’è sempre margine per poter migliorare le proprie prestazioni su ogni livello.
Perché è importante ridere in classe
Ridere in classe significa mettersi sullo stesso piano degli alunni pur conservando il proprio ruolo e punto di riferimento stabile e incontestabile.
Significa creare un clima disteso che non sia solo finalizzato al giudizio.
Insegnare infatti non è solo riempire dei sacchi di nozioni, come diceva qualcuno, ma è anche insegnare loro la capacità critica e l’interazione individuale.
La risata, nello specifico, crea proprio dei benefici anche fisici con il rilascio di serotonina, che davvero ci rendono maggiormente recettivi, a nostro agio.
La prof Lucia Suriano, si è imbattuta dieci anni fa circa nella disciplina indiana nota come Yoga della Risata, ideata dal medico dott. Madan Kataria.
Questa pratica sembra avere benefici immediati ed evidenti sia a livello personale che collettivo, ad esempio in un’aula.
Ci si ritrova dunque spesso a parlare agli alunni dell’importanza del saper ridere sfruttando l’occasione per educare a “ridere con…” e non a “ridere di…” .
Non significa questo credere in una scuola ridanciana o dove la didattica venga posta in secondo piano ma è un’azione sinergica che serve ad ottimizzare tutto ciò.
Del resto è già comprovato che la risata abbia un suo valore terapeutico, ne sono dimostrazione evidente le varie associazioni che operano a livello ospedaliero per portare appunto sollievo e buon umore ai malati, soprattutto ai piccoli pazienti.
Ridere in classe: Progetto Educare alla felicità
Così nasce il progetto di Educare alla Felicità che mantiene la risata come punto fermo, ma allo stesso tempo offre anche molto, molto altro.
Per la Suriano:
“Il compito è proprio quello di ricucire la frattura dicotomica tra scuola e risata, facendo riscoprire quest’ultima nella sua funzione di potente alleata del processo di apprendimento e non come nemica da combattere”.
Dunque perché non provare a divulgare questa educazione alla felicità come un mezzo fruibile da parte di tutti per imparare meglio e in un clima assolutamente positivo e propositivo?
Per chi volesse saperne di più, da mamma o da insegnante, può acquistare in sicurezza il testo della professoressa Suriano qui
Cosa Fare se il Bambino NON Ama la Scuola
Fonte: Orizzonte scuola