Bologna: giorno 6 settembre, ospedale di Bentivoglio un parto termina con la nascita di una bambina in stato vegetativo e alla madre della piccola viene asportato l’utero.
La Procura apre un’ inchiesta a seguito di una querela di parte presentata dall’avvocato Luca Mazzanti in nome e per conto della donna e dei suoi familiari.
Con l’indagine in corso gli inquirenti dovranno appurare se ed in che misura l’operato dei medici sia stato “corretto” e scevro da colpe; l’accusa che pende sugli operatori sanitari e di lesioni personali a carico della donna e della bambina.
I Nas hanno già sequestrato le cartelle cliniche ed identificato tutto il personale presente al momento del parto e dell’intervento di asportazione dell’utero, successivamente, effettuato sulla donna.
Al momento nessun nome risulta iscritto sul registro degli indagati.
Il legale della famiglia precisa che la querela e la susseguente indagine giudiziaria vogliono sgomberare il campo da ogni possibile dubbio ed accertare che queste tragedie non potevano essere evitate:
«In relazione al parto che ha determinato – ha chiarito l’avvocato – abbiamo presentato un atto di querela chiedendo il sequestro delle cartelle cliniche. Questo non perchè riteniamo che allo stato siano individuabili colpe in capo ai sanitari, ma semplicemente per permettere un accertamento dei fatti. L’evento è di tale drammaticità che ha indotto i familiari a presentare la querela. Non possiamo però ritenere che ci siano state delle negligenze: il nostro è un atto, come si usa dire, dovuto. Le lesioni della madre si concretizzano nell’asportazione dell’apparto riproduttivo – ha aggiunto – e il neonato è in stato vegetativo».
Cosa comporta l’asportazione dell’utero?
Con l’asportazione dell’utero la donna non perde semplicemente un organo (non essenziale per la vita, intesa come sopravvivenza fisica), ma resta privata della capacità riproduttiva. Infatti, l’utero è la culla della vita, la sede di quel complesso e magnifico meccanismo che è la riproduzione.
L’asportazione dell’utero e con essa la perdita della fertilità, nonché del ciclo mestruale, ha su una giovane donna importantissime conseguenze psicologiche, che sono assai più devastanti quando ella non si sia ancora riprodotta o non abbia partorito un bimbo sano oppure il suo piccolo sia morto.
Perdere il ciclo in un’età che naturalmente non è da menopausa è una realtà difficile da “metabolizzare” e vivere.
L’asportazione dell’organo riproduttivo tecnicamente detta isterectomia può rendersi necessaria per salvare la vita della donna dopo il parto e ciò quando ad esso consegua una seria emorragia post-partum. Naturalmente l’asportazione dell’utero rappresenta una estrema ratio a cui si arriva solo dopo aver tentato la terapia farmacologica o avere valutato un intervento conservativo sull’organo riproduttivo.
Va precisato che l’emorragia port partum resta una delle maggiori cause di mortalità materna.
L’isterectomia non pregiudica la meccanica della vita intima di una donna, ma sconvolge l’animo femminile sin nel profondo. Tale intervento richiede alla donna che lo affronta (per di più improvvisamente ed inaspettatamente, non essendo una complicanza prevedibile) tanta forza perché rappresenta un evento sconvolgente e colei che lo subisce è chiamata ad affrontare il superamento di un trauma.
Cosa significa che il neonato si trova in stato vegetativo?
Lo stato vegetativo detto anche stato di non consapevolezza post traumatica è dissimile dal coma irreversibile e dalla morte cerebrale, mentre queste ultime condizioni si caratterizzano per una completa e irreversibile perdita di attività dell’encefalo, nello stato vegetativo il paziente “vive”, si trova in una condizione di possibile evoluzione del coma.
In parole povere il neonato che è nato in stato vegetativo potrebbe risvegliarsi, riprendere le “normali” funzioni vitali del cervello, probabilmente non senza conseguenze, data la giovanissima età. Tuttavia al momento le reazioni cerebrali non sono normali, risultano come sopite, in veglia, il neonato “sopravvive” senza avere alcuna coscienza e consapevolezza di sé e dell’ambiente che lo circonda.