Ci sono mamme che proprio non riescono, fateci caso: capita che i loro figli facciano i capricci, urlino, sbraitino e la loro reazione può essere diversa ma non riescono proprio a dire un “no secco”. Opporre un rifiuto ad un bambino invece ha spesso un valore educativo importante.
Dire di no ai bambini non equivale a punire ma ad educare, se lo si fa ovviamente a ragion veduta e a fronte di richieste insistenti o mal poste.
Non si tratta di giudicare l’operato delle mamme, o dei papà, o di chiunque si occupi della loro educazione ma è importante capire perché sia importante dire di no al momento opportuno.
Dire di no ai bambini
Diventando genitori ci piacerebbe non dovere mai morderci le labbra, soffrire, vedere soffrire il bambino e in qualche modo cristallizzare i giorni più lieti. Ciò significa a volte anche non volere che i propri figli crescano, maturino la loro personalità per diventare più sicuri ed autonomi.
Ci sono molte ragioni dietro le quali si cela la paura e la non volontà più o meno conscia di dire di no ai bambini.
Potremmo dire che esistono diverse categorie di genitori che non vogliono dire di no ai bambini:
– I genitori che non vogliono dire di no perché hanno dovuto a loro volta sentirselo dire troppo spesso e non vogliono che anche il loro figli “subiscano” questo. Non rendendosi conto che non permettono a loro di effettuare quel passaggio di maturazione che loro per primi hanno effettuato, rendendosi consapevoli e formando finalmente un ego autonomo svincolato dai ruoli genitoriali imposti. Insomma negano ai figli parte della crescita.
– Vi sono genitori che non vogliono dire di no ai propri figli perchè lo ritengono frustrante. Non fanno i conti però con il fatto che il mondo presenterà loro il conto perché di no dovranno sentirne parecchi e non sapranno come gestirli se non hanno prima imparato a farlo in un terreno amico che pensava solo al loro bene.
– Alcuni genitori non se la sentono di dire di noi ai propri figli, questo monosillabo apparentemente così semplice muore loro in bocca. Mostrando così inevitabilmente un segno di debolezza che lascia i bambini in un limbo senza punti di riferimento, senza paletti da osservare e rispettare, una confusione che genera la stessa inadeguatezza che si temeva di creare con un no.
– Ci sono genitori che temono di dire di no ai bambini per non entrare in conflitto con loro, preferiscono fare i compagni di gioco e di merende piuttosto che assumere un ruolo a volte scomodo ma necessario. Anche entrare in conflitto con loro significa entrare in contatto con i figli e costruire insieme la loro personalità, se non lo facciamo noi la vita li penalizzerà a maggior ragione.
Dire di no ai bambini aiuta a crescere, loro e noi
Bisogna sottolineare che i tempi sono senza dubbio cambiati e bisogna trarne il maggior beneficio possibile.
Un tempo il “no” era quasi d’obbligo, un partito preso nelle famiglie patriarcali dove si cercava di castrare qualsiasi spirito di indipendenza.
Oggi questo tipo di educazione è stata in gran parte superata, relegando questi atteggiamenti a casi particolari, al limite del patologico, almeno nella nostra tradizione occidentale.
Questo porta ad assumere implicitamente che i “no” da dire ai bambini devono essere ragionati e motivati dalla coerenza e dal buon senso, ciò nonostante sappiamo bene che rimangono un bel numero!!
I bambini spesso ricercano inconsciamente i no, cercano di capire fin dove possono arrivare e cosa possono fare, dunque il no può rappresentare per loro addirittura una fonte di sicurezza, un confine che imparano a costruire giorno per giorno per riuscire a diventare consapevoli della loro dimensione nel mondo che ancora non conoscono. Siamo noi genitori a dover dare forma e limiti a questo mondo e al loro ego.
Superare l’ego è una fase importante della psicologia dinamica del bambino che deve essere accompagnata dal genitore. Il bambino non può sentirsi sempre onnipotente ma deve saper gestire i no, le frustrazioni, i limiti, le sconfitte perché la vita è fatta anche di questo.
Il genitore che non sa dire di no ai bambini ha spesso dei conflitti irrisolti con se stesso che gli impediscono di assumere un vero ruolo genitoriale per rimanere in quello di figlio. Quando nasce un bimbo nasce anche un genitore che dovrebbe imparare a seguire anche il suo percorso di crescita individuale.
Dire di no ai bambini deve essere accompagnato da strategie
Una volta appurato che il no deve essere pertinente, dobbiamo anche fare in modo che sia coerente. Un no deve essere un no e non può trasformarsi in un “ni” o peggio ancora in tanti “però”, “forse, e magari un “sì”.
Questo destabilizza il bambino e crea un pasticcio educativo incredibile che finirà con il fagocitare i nostri stessi no e i nostri stessi goffi tentativi.
Il segreto, come sempre, sta anche dietro al dialogo che deve accompagnare il rifiuto e l’ipotetico conflitto successivo. Il bambino deve comunque avere la certezza che voi gli vogliate bene.
Sono pericolose e diseducative le minacce del tipo: “Hai fatto questo e se fai questo…non ti voglio più bene.”
L’amore non deve avere nulla a che con questo. Il bambino deve metabolizzare il contenuto, il motivo, non una paura.
Il no determina uno spazio tra noi e nostri figli che non possiamo controllare e conoscere e per questo a volte lo evitiamo ma se vogliamo figli autonomi e che vedano in noi un esempio e un riferimento, dobbiamo imparare a farlo. Non è facile ma è indispensabile e richiede la disponibilità di mettersi in gioco.