Cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico? E’ questa una domanda ricorrente tra le mamme. In molte se lo chiedono non solo per “risolvere” i malesseri dei figli ma anche (e talvolta sopratutto) per l’imbarazzo che discende dall’attenzione degli estranei al pianto del bambino.
Un bambino sano e felice piange anche, lo fa per molte ragioni! Pertanto, prima di scoprire cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico, si dovrebbe chiarire ed ammettere che è normale che i cuccioli d’uomo vivano momenti di pianto, è comune che si lamentino ed è facile che facciano fatica a calmarsi.
Avete presente qual momento in cui il bambino seduto al tavolo del ristorante incomincia a lamentarsi perché ha fame ma il suo piatto non arriva?
Oppure il momento in cui il piatto arriva ma non è come lo desiderava lui?
Avete presente quando il piccolo, seduto nel carrello del supermercato, piange e singhiozza perché vuole qualche cosa che proprio non può avere?
Oppure l’attimo esatto in cui, per strada e senza passeggino, il bambino dichiara la sua stanchezza e stabilisce che non muoverà più un passo pretendendo di essere portato in braccio?
Dal classico: “Lo voglio ora” al “Dammi questo” o “Fammi quello” le lacrime che i bimbi versano in pubblico sono moltissime e non sempre è facile calmarli oppure è possibile farlo in tempi brevi.
Cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico? Ecco quello che mamma e papà devono sapere:
Se cerchiamo la parola bambino sul dizionario, scopriamo che per definizione è bambino l’essere umano nell’età compresa tra la nascita e l’inizio della fanciullezza. Ma cosa avviene in questa fase in cui l’essere della nostra specie si chiama bambino? L’età bambina è quella della comprensione del mondo e delle sue dinamiche. Il bambino nasce solo e impara a stare con gli altri crescendo.
Un tempo, quando i bambini giocavano per le strade e nei cortili , di loro si ammetteva il rumore, il chiasso, le grida e con esse la spensieratezza e il pericolo che commettessero errori di inesperienza. Se è vero che allora gli adulti punivano piuttosto che spiegare, è anche vero che, complici le grandi libertà dei bambini, spesso i genitori delegavano l’educazione alla pratica della vita concreta, alle corse nei cortili, al rapporto con i coetanei. Attualmente non è più così.
Oggi i bambini sono sempre più spesso “animali da appartamento” costretti a una stretta emulazione del comportamento degli adulti, assuefatti ai ritmi dei genitori, a tutto svantaggio dell’autonoma conoscenza del mondo.
I bambini hanno bisogno di vivere il mondo esterno e di esplorarlo con spazi di autonomia anche ampi. Una corsa al parco, un giro in bicicletta, una passeggiata sulla spiaggia possono trasformarsi per il bimbo in momenti liberatori. Quello che gli adulti non sempre considerano è che l’istinto di esplorazione e conoscenza del bambino non è mai domo ed è lo stesso al parco come in aeroporto, a casa come a scuola.
Più un bimbo è represso nella conoscenza minor modo avrà di distinguere il bene dal male, il pericoloso dall’innocuo e il socialmente ammesso dal non consentito.
Nella conoscenza del mondo che il bambino deve fare, spesso accadrà che il piccolo subisca stati d’ansia, accusi tensioni e frustrazioni. La risposta che il bimbo innesca dinnanzi a questi sentimenti negativi è il pianto e il capriccio.
E’ normale che i bambini piangano in pubblico: fare i capricci è parte del loro percorso di crescita. Spesso i genitori provano dinnanzi alle lacrime dei figli, specie quelle versate in pubblico, un senso di inadeguatezza che nasce sovente dalla paura dell’altrui giudizio.
Cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico? Innanzitutto al genitore dovrebbe essere riconosciuto il diritto alla calma gestione del capriccio del bambino: il pianto è una manifestazione dei sentimenti dei cuccioli d’uomo, non equivale necessariamente a una condizione sfavorevole ed è comune a tutti i bambini.
Accade spesso che mamma e papà si sforzino di arginare i capricci pubblici dei figli più per evitare gli sguardi indiscreti e giudicanti delle persone che non per “correggere” il comportamento dei loro piccoli.
In questo senso se anche Tu, da mamma, ti sei chiesta o ti chiedi cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico, sappi che la prima azione emotiva e culturale da compiere è quella di estraniarsi dal contesto esterno e concentrarsi sul bambino.
Il genitore, senza farsi influenzare da chi lo osserva, deve saper catalogare il capriccio: è frustrazione per non essere riuscito in qualche cosa; è stanchezza; è paura; è emozione, ecc.
Posto che il bambino ha bisogno di sentirsi confortato per risolvere il capriccio (intendendo qui il conforto come una risoluzione positiva dell’angoscia del bambino), una volta individuata la ragione del capriccio si dovrebbe prospettare al bimbo una soluzione che può essere anche di compromesso.
Per esempio, mangiare una sola fettina di pane nell’attesa della carne. Nel prospettare il compromesso e\o la soluzione al bambino si deve chiarire al piccolo anche la conseguenza sociale delle sue azioni e delle manifestazioni dei suoi stati d’animo.
E’ bene che il bimbo comprenda che tutto ciò che fa in pubblico ha una ricaduta sul contesto sociale e sulle persone che con lui condividono determinati spazi.
In questo senso il bimbo, dopo aver trovato il suo conforto, deve esser accompagnato nella riflessione sul valore sociale dei suoi comportamenti. Per esempio, deve capire che se corre tra i tavoli mette in essere un comportamento ineducato perché infastidisce gli altri ospiti del ristorante.
Cosa fare se il bambino fa i capricci in pubblico? E’ inutile cercare di sedare il pianto in quanto elemento di disturbo sociale, ma è utile provare a individuare la causa del disagio del piccolo.
In base all’età del bambino, i tempi di risoluzione di un capriccio variano. E’ fondamentale che il genitore si concentri su suo figlio e sui suoi bisogni.
Tal volta l’educazione passa attraverso il pianto e non si può cedere all’esigenza di sedare un pianto pubblico solo temendo l’altrui giudizio.
Le persone dovrebbero riflettere sulla natura dei bambini comprendendo che essi piangono per fisiologica immaturità e se un bimbo piange in pubblico non è detto che non sia bene educato.