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Scuola, non essere impopolari conta più dei voti

di Mamma Angelica

06 Settembre 2011

Le vacanze ormai sono agli sgoccioli e fra pochi giorni le scuole saranno pronte ad accogliere gli studenti per il nuovo anno scolastico.

I nostri ragazzi saranno pronti ad affrontare questa nuova sfida?

Secondo Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra esperto di adolescenti :«Oggi come quarant’anni fa il ritorno a scuola può essere fonte di preoccupazione, ma la minaccia non è più quella di un castigo. Il timore per ragazzi è di fare brutta figura con i compagni sulla passerella della scuola e di deludere le aspettative dei genitori che vogliono ragazzi di successo. Non si tratta più di una paura etica, ma di una paura estetica, non legata al sentimento di colpa, ma a quello di vergogna»

I tempi cambiano e così anche la società e le priorità. Se una volta i ragazzi si preoccupavano molto del giudizio degli insegnanti ed avevano paura di fare la figura degli ignoranti oggi quello che più temono è non entrare a far parte del gruppo dei vincenti (popular), perché si sa i perdenti (looser) non piacciono a nessuno e spesso vengono ignorati o peggio ancora derisi.

Ma c’è di più. Il fallimento di una prova scolastica può provocare in un ragazzo, che già si sente inadeguato ai modelli estetici presentati dalla società, la convinzione di essere un incapace od uno stupido con conseguenti stati di ansia difficili da gestire.

Ciò può compromettere drasticamente la carriera scolastica di un ragazzo, come è stato dimostrato dai ricercatori dell’Università di Chicago che coordinati dalla dottoressa Sian Beilock, hanno esaminato un campione di 70 studenti universitari che dovevano affrontare un importante test di matematica. Lo scopo dello studio era quello di capire come mai durante un esame, ragazzi di pari capacità, ottengono dei risultati migliori di altri: « Abbiamo misurato le capacità di calcolo e, al momento dell’esame, i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, nella saliva». I meno dotati non avevano variazioni nei livelli di stress. «Tra quelli candidati ai voti più alti, invece, l’effetto esame metteva in luce l’idea che il ragazzo aveva di sé: se era convinto di essere bravo in matematica, la pressione psicologica non faceva che potenziare i risultati; se invece, a pari capacità, si sentiva insicuro, la tensione finiva per penalizzarlo».

Fortunatamente è possibile neutralizzare gli effetti negativi delle stress, infatti secondo uno studio svolto dall’equipe della dottoressa Beilock e pubblicato sulla rivista Science, mettere per iscritto le proprie ansie e le proprie paure un quarto d’ora prima dell’esame è un’ottima valvola di sfogo che aiuta lo studente a rilassarsi e ad ottenere i risultati meritati.

Ma ci sono anche altri fattori che possono influenzare i risultati scolastici. Uno di questi è l’ambiente che il ragazzo trova in classe, come sottolineato dallo psichiatra Vittorino Andreoli: « La paura del fallimento nasce da un clima molto “giudicante”, in cui grande considerazione è data soprattutto ai voti. La scuola dovrebbe invece essere un luogo di incontro e di crescita»

L’ultimo fattore preso in considerazione, ma non per questo meno importante, è la famiglia, Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo sostiene che :«Se i ragazzi sentono continuamente ripetere che studiare non serve a niente, che i programmi sono troppo difficili o i compiti troppo onerosi, è ovvio che non possano poi affrontare con entusiasmo il loro impegno quotidiano» .

 



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