Non si ferma il numero dei bambini positivi al test per la tubercolosi: 115 neonati, venuti alla luce al Policlinico Gemelli tra gennaio e luglio, sono finora i bambini risultati positivi ai test per la tubercolosi avviati dalla Regione Lazio in seguito alla scoperta che un’infermiera del reparto di Neonatologia del Gemelli si era ammalata di Tbc.
La positività al test – ricorda l’Unità di coordinamento della Regione Lazio – vuol dire che i neonati sono venuti in contatto con il bacillo della tbc e non che abbiano sviluppato la malattia.
Intanto proseguono le indagini del Codacons, l’associazione dei consumatori che si è costituita parte civile con gli avvocati Claudio Coratella e Alessia Stabile. Venerdì 2 settembre, accogliendo il ricorso d’urgenza presentato dal Codacons per contestare la composizione della Commissione d’indagine nominata dalla presidente della regione Lazio, il TAR del Lazio aveva convocato la regione Lazio e la stessa associazione in merito al caso della Tbc al Policlinico Gemelli, concedendo 15 giorni alla regione Lazio per depositare tutti i verbali del tavolo di coordinamento e spiegare le ragioni e gli atti con i quali è stato deciso di limitare il periodo di controllo ai bambini nati da gennaio a luglio 2011, senza verificare il totale dei neonati venuti alla luce in tutto l’arco di tempo – due anni e mezzo – in cui l’infermiera affetta da Tbc ha lavorato presso il reparto di Neonatologia del Gemelli. Un totale che, secondo le stime del Codacons, ammonterebbe a circa 4.500 bambini (esclusi i 1358 già sottoposti a test).
Per mercoledì prossimo l’associazione dei consumatori ha annunciato una conferenza stampa durante la quale svelerà “tutta la verità sullo scandalo TBC al Gemelli”.
Nei giorni scorsi un particolare inquietante era emerso dai dati dei test dei bambini positivi: uno di questi bambini è nato il 27 luglio, due giorni dopo che l’infermiera scoperta affetta da Tbc è stata allontanata dal Gemelli. Per questa ragione, il Codacons consiglia a tutti i genitori di bimbi nati dopo il 25 luglio di sottoporre ai test per la tubercolosi anche i loro figli.
Intanto, sul fronte giudiziario, continuano le indagini sul caso. La settimana scorsa è stata ascoltata come persona informata dei fatti l’infermiera che sarebbe all’origine dell’ondata di contagi che ha colpito finora più di cento neonati. Nessun reato è ancora stato contestato, ma i magistrati potrebbero arrivare a formulare il reato di epidemia colposa, reato per il quale l’art. 452 del codice penale prevede la reclusione da uno a cinque anni.