Una donna incinta evoca sempre la vita, è normalmente così per la bellezza espressa del pancione, per la luce che la mamma irradia dagli occhi e per quella promessa di futuro che un corpo pregno rappresenta. Jacinta Masters, australiana di Mount Gambier, è stata culla di vita per 4 volte: è mamma di Kurtis, 11 anni, e di due principesse, Kalais, di 5 anni, e Charlotte, di appena 2.
Se non fosse per un destino grigio e doloroso, oggi Jacinta Masters abbraccerebbe anche Sammy, che ,invece, è un angelo dato alla luce privo di vita.
Jacinta Masters ricorda suo figlio, la nascita e le ore prima del parto, lo fa ringraziando una sconosciuta per averle reso il dolore più lieve: la mamma, straziata dal lutto, ha pubblicato su Facebook una lettera aperta che fa riflettere sul valore profondo della “compassione”.
La donna sapeva che il suo Sammy era morto nel ventre, andando all’ospedale voleva liberarsi dei vestitini che aveva acquistato per la nascita del bambino.
“Non volevo tornare a casa senza di lui e rivederli”, ha detto Jacinta Masters .
Per questo sulla via dell’ospedale aveva fermato il suo “cammino verso la morte” e aveva deciso di rendere i vestiti al negozio. Ma il modo in cui si comporta la commessa del magazzino apre uno squarcio di speranza nel cuore della donna.
Jacinta Masters porta in grembo suo figlio morto, quello che una sconosciuta fa per lei merita di essere reso noto e ricordato da tutti. Per questo la donna pubblica su Facebbok l’accaduto raccontandolo sotto forma di lettera. Il post colpisce diritto al cuore e diventa subito virale.
Ecco cosa ha scritto Jacinta Masters:
”Questa è una lettera aperta indirizzata alla bella signora che questa mattina si è presa cura di me.
(Il post è datato 11 ottobre, ndr.)
Tu non mi conoscevi. Ma sono venuta in negozio stamattina per rendere alcuni vestitini che avevo acquistato per il bambino che portavo in grembo.
Mi è stato detto che non potevo restituirli perché non avevo con me la carta di credito con la quale erano stati acquistati.
Io ho incominciato a piangere e ho raccontato che non volevo più quelle cose perché stavo per andare in ospedale dove mi avrebbero indotto il parto per far nascere il mio bambino già morto. Volevo restituire i vestiti perché non volevo più averli una volta tornata a casa. E nella frazione di secondo in cui ti ho rivelato tutto questo, ho visto la sincerità sul tuo volto. Hai convinto il tuo superiore a ignorare la politica del magazzino e a rimborsarmi.
Poi mi hai chiesto se avevo una coperta per avvolgerlo. Non ne avevo una. Era una delle cose di cui avrei avuto bisogno quella mattina.
Ti sei avvicinata e mi ha abbracciato, lasciandomi piangere sulla tua spalla.
Mi hai poi accompagnato nel reparto coperte e mi ha aiutato a sceglierne una. Blu con delle nuvole bianche sopra, come l’immagine del cielo.
Era perfetta.
Alla cassa ho provato a pagare. Ma hai messo via i miei soldi e li hai presi dal tuo portafogli. Ho pianto ancora. E ti ho detto: “Sei proprio un angelo”. Non avevo parole. Non sapevo come ringraziarti!
Ho pianto per tutti il tragitto fino all’ospedale. Mi sono seduta di fronte all’ospedale e sono rimasta lì per 15 minuti, piangendo e tenendo stretta la coperta del mio bambino.
Io non ti conosco e non so neanche il tuo nome. Ma voglio che tu sappia quanto ti sono grata per quello che hai fatto per me e il mio piccolo Sammy.
Voglio solo che tu sappia che è stato di grande conforto stringere la coperta durante le contrazione e avvolgervi il mio bambino quando è nato.
E non potrò mai dimenticare quello che hai fatto per me e per il mio piccolo.Sei veramente un angelo eri ringrazio dal profondo del mio cuore!!“.
La lettera di Jacinta Master ha poi avuto un aggiornamento, la mamma ha scoperto che la commessa si chiama Jo.
Quello perinatale è un lutto profondissimo che alla donna toglie suo figlio e ogni sperata di futuro, è un interruzione nei percorsi del cuore, è uno STO all’amore e all’affetto nutrito già per la propria creatura; è un blocco emotivo; è un limite invalicabile alla spensieratezza e alla gioia; è una perdita che il tempo non sana e nemmeno alleggerisce.
Jacinta Masters ci insegna due cose: ci svela la profondità del tutto, insanabile e dolorosissimo e insieme ci “educa” al rispetto di questa perdita.
La “compassione” è cosa assai diversa dalla pietà, essa rappresenta la capacità profonda di condividere con gli altri le emozioni e il patos, i dolori come le gioie, rendendo a chi soffre la possibilità di sentirsi meno solo.