La mamma scopre di avere un figlio bullo e lo “denuncia” pubblicamente su Facebook con un post che lo chiama apertamente in causa. Questa reazione divide le mamme della rete. Tutto sarebbe accaduto lo scorso febbraio, ma oggi il post minaccioso della madre continua a far discutere.
Premessa:
la vicenda di questa mamma, tale Terri Day Evans, merita di essere trattata con l’uso del condizionale. Il profilo della mamma non sarebbe più individuabile su Facebook (rimando online solo gli screenshot del post immesso sul social). Tuttavia le fonti stampa che ne diedero notizia sono autorevoli (la nostra fonte di riferimento è il Telegraph).
Dinnanzi alla scoperta di un atto di bullismo compiuto dal figlio, la mamma in questione avrebbe reagito postando su Facebook una “lettera aperta” al suo ragazzo 12enne. “Non voglio un figlio bullo”, questo il messaggio con un monito a comportarsi bene e la minaccia di esemplari punizioni.
La mamma del figlio bullo, avrebbe scritto il messaggio che segue:
“Sono davvero molto infastidita dal fatto che mio figlio, 12 anni, non si sia lasciato sfuggire l’occasione di calpestare il piede di una nuova ragazzina della scuola, usando tanta forza da romperle il tacco delle scarpe appena acquistate.
Ti dico una cosa Jacob: se osi anche solo soffiare nella sua direzione o in quella di qualcun altro con un atteggiamento da bullo, ti porterò io stessa dai genitori della tua vittima, lasciando che siano loro a scegliere la punizione più adatta e la durata.
Puoi anche dire addio ai soldi che hai ricevuto per il tuo compleanno, perché comprerai alla tua compagna una paio di scarpe nuove e un meraviglioso mazzo di fiori!”.
Che il post originale esista o meno, che esso si rinvenga o meno su Facebook, che l’hashtag che lo accompagnava, #nonvogliounbulloincasamia, porti o meno alla specifica mamma del figlio bullo (a noi non risulta al momento la fonte diretta), è cosa di poco conto rispetto al dibattito che questo racconto ha scatenato in rete.
Un vecchio adagio popolare diceva: “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Questa mamma li avrebbe, invece, lavati in pubblico.
Foto Choc di Educazione Punitiva, Finiscono su Facebook
In realtà una simile strategia punitiva non corregge ma mortifica, non rettifica ma espone al giudizio altrui, etichetta un comportamento come socialmente sbagliato ma fattivamente non opera per “raddrizzare il timone”.
La mamma avrebbe evidenziato un errore attribuendolo solo al figlio (completamente al di fuori di un esame critico); avrebbe minacciato; avrebbe tradotto in danaro il mal tolto; avrebbe affermato di essere pronta a delegare la punizione ai genitori della vittima e avrebbe compiuto tutto questo in pubblico dinanzi agli occhi del figlio bullo. E’ ammissibile?
Stando alla fonte stampa, la madre avrebbe affermato di non immaginare le conseguenze del post e la sua viralità, ma si sarebbe detta convinta di essere nel giusto.
L’errore porta sempre con sè un carico di mortificazione, sbagliamo tutti e tutti sappiamo ben riconoscerlo nel nostro cuore. Molto più difficile è ammetterlo pubblicamente.Verbalizzare le emozioni, fossero anche emozioni negative, è cosa estremamente importante per i bambini e i ragazzi perché aiuta a ragionare sulle proprie azioni nonché a tradurle in confronto ed infine in crescita
Tuttavia comprendere di aver commesso un errore è già difficile di per sé, lo sbaglio porta con sè un carico di mortificazione che non va aggravato o amplificato mai. La gogna pubblica può essere un amplificatore della mortificazione ed è giusto domandarsi la ricaduta che ha sul figlio, anche un figlio bullo è un bambino in errore che conserva il diritto a liberarsi dei suoi sbagli e a crescere.