Finite le vacanze, inizia la sindrome da rientro o nota anche come “post vacation blues”.
Così la pubblicità televisiva di una nota compagnia di navigazione, in cui chi rientrava da una crociera entrava in uno stato di tristezza e nostalgia, non è più una trovata pubblicitaria ma una dura realtà.
Come spiega lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, la sindrome da rientro colpisce «circa il 35% della popolazione, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni».
Dopo le ferie estive, il ritorno alla solita routine è più difficile di quanto si possa pensare, e spesso può essere accompagnata da malesseri fisici, quali mal di testa, irritabilità, senso di stordimento, calo di attenzione e digestione difficile, questi i disturbi più comuni .
Secondo Mencacci durante le vacanze il cervello tende a rilassarsi, ed elimina ogni informazione che gli procura ansia, ma dopo le vacanze il cervello deve riacquisire le informazioni resettate facendo così aumentare il livello di stress. Ecco perché le persone più a rischio sarebbero quelle impegnate in lavori intellettuali, per le quali, il ritorno alla normalità rappresenta un motivo di stress doppio.
La soluzione è andare per gradi, con qualche piccolo accorgimento, come ad esempio non ributtarsi a capofitto nel lavoro, mangiare frutta e verdura e continuare con l’attività fisica.
Mencacci, infine, fa notare che negli ultimi anni molte persone tendono a non staccare mai la spina, perché, grazie ad Internet, si portano il lavoro in vacanza. Sicuramente in questo modo si evita la sindrome da rientro, ma così facendo non si ottengono neanche tutti i benefici prodotti dal reset di tutti i fattori ansiogeni, che il cervello attua in vacanza, e che è tanto salutare per il cervello.
A complicare le cose si aggiunge la crisi economica che sta attravversando il paese. Secondo Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell’università D’Annunzio di Chieti, i più colpiti, sono i precari.
Al rientro dalle vacanze i soggetti a rischio potranno andare incontro a due tipi di disturbi: il disturbo distimico e quello dell’adattamento. Di Giannantonio spiega che nel primo caso si potrebbero avere disturbi del sonno,alimentari, scarsa energia, affaticabilità psicofisica, nervosismo, pessimismo, scarsa capacità di concentrazione e generale calo delle prestazioni cognitive. Mentre la categoria del disturbo dell’adattamento comporterebbe difficoltà e fatica nell’assunzione della responsabilità, oltre che difficoltà nella gestione dei rapporti lavorativi e intrafamiliari.
Gli effetti da post vacanza possono presentarsi in modo differente, secondo le caratteristiche degli italiani: “La persona indipendente, creativa e costruttiva tornerà fiducioso e padrone di sé, utilizzando la crisi come un ulteriore stimolo per reagire. Il soggetto passivo, senza creatività, che vive la crisi come uno stimolo depressogeno, demotivatore e portatore di sofferenza,vivrà invece il rientro con disagio, generando ulteriore stress e fatica”.