Moltissime mamme, in pagina e attraverso messaggio privato, chiedono a Vita da Mamma se le perdite di sangue in gravidanza sono sempre da ricollegare a minacce d’aborto, se sono pericolose e se devono o meno mettere in allarme.
Le perdite di sangue in gravidanza non sono sempre e necessariamente sintomo di una minaccia di aborto e non sono sempre e necessariamente pericolose.
Va chiarito , prima di ogni altro approfondimento, che dinanzi a una perdita ematica in gravidanza è indispensabile contattare il proprio ginecologo o comunque sottoporsi prontamente un controllo ginecologico.
Le perdite di sangue in gravidanza possono essere fisiologiche nel corso delle primissime settimane, si parla di perdite da impianto e si verificano in concomitanza con l’assestamento dell’utero e in esso della camera gestazionale.
Nelle primissime fasi della dolce attesa l’ecografia (che normalmente è un efficace strumento di controllo dell’embrione, del feto e del bebè in utero) può non essere sufficiente a scongiurare qualsivoglia pericolo. Pertanto in presenza di perdite di sangue nelle fasi più embrionale della gestazione si ricorre alle cosiddette Beta, ovvero ad un prelievo sanguino volto a controllare la crescita dell’ormone HCG (Human Chorionic Gonadotropin), la gonadotropina corionica umana che nella normale gestazione aumenta progressivamente.
Le perdite di sangue in gravidanza possono essere ricorrenti, tal volta accade che esse corrispondano alla data delle mestruazioni o meglio alla data in cui sarebbe arrivato il ciclo in mancanza della gestazione.
Questo fenomeno, che la stessa scienza non riesce a spiegare precisamente, è chiamato memoria di ciclo. Probabilmente ha luogo perché, in concomitanza con le date del mestruo, nel corpo della donna continuano ad avevenire dei cambiamenti ormonali (squilibri e sbalzi capaci di verificarsi malgrado gli ormoni delle mestruazioni siano temporaneamente in stand by a causa della dolce attesa).
Le perdite di sangue in gravidanza possono dipendere da piccole “piaghette” non necessariamente dannose e\o pericolose per la salute del bebè.
Quando le perdite ematiche dipendono da una “piaghetta” è probabile che il fenomeno si palesi a gravidanza inoltrata ed è facile che si manifesti dopo che la mamma è stata in intimità col papà (perché il sanguinamento viene stimolato dallo sfregamento).
Tecnicamente il medico potrebbe parlare di ectropion cervicale, comunemente detto “piaghetta”.
Cerchiamo di capire cos’è la cosiddetta “piaghetta”:
la parte interna dell’utero, compreso il collo dell’utero, è foderata da un tessuto mucoso, quando porzioni di detto tessuto sporgano dalla cervice uterina si parla di “piaghetta” ( ectopia o ectropion). La piaghetta o ectropion non crea problemi in gravidanza (fonte medica), però può, appunto, determinare sanguinamento dopo i rapporti.
Nelle fasi finali della gestazione le perdite ematiche potrebbero dipendere dalle condizioni della placenta o precedere la perdita del tappo mucoso.
Le perdite di sangue in gravidanza non vanno mai sottovalutate, non va fatta mai autodiagnosi e va sempre chiesto prontamente un consulto ginecologico.
Quando le tracce ematiche rinvenute, per esempio, sullo slip o sulla carta igienica dopo la minzione, non sono copiose è difficile credere che possano essere pericolose. In ogni caso mai dimenticare che in presenza di perdite di sangue in gravidanza è sempre necessario ricorrere al parere del medico.
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