26 anni, ragazza madre, nasconde la gravidanza alla famiglia e dopo aver partorito in casa, di notte e da sola, avvolge il neonato in una coperta di fortuna (c’è chi parla di un’asciugamano e chi di una camicia), lo adagia in una scatola di scarpe e lo abbandona.
Neonato abbandonato in una scatola di cartone a Genova, in via Fieschi, civico 18, vicino alla sede del consiglio regionale della Liguria.
Dopo il ritrovamento del piccolo i carabinieri della Compagnia di Genova Centro hanno mappato la zona recuperando tutte i video delle telecamere di sorveglianza e hanno presidiano i pronto soccorso di tutta Genova e provincia.
Il neonato è stato prontamente accolto dall’equipe dell’ospedale Gaslini, i sanitari fanno sapere che sta bene, pesa circa tre chili e dagli accertamenti medici risulta in buono stato di salute.
Neonato abbandonato in una scatola di cartone a Genova: il mistero dura 7 ore.
Il mistero sull’abbandono e sull’identità della mamma è durato 7 ore, è stata, poi, la stessa mamma a presentarsi in caserma e a confessare l’abbandono chiedendo di “riavere suo figlio”, è pentita!
La neomamma è una 26nne studentessa di origini peruviane, è arrivata a Genova da Lima e vive con la madre e il compagno di lei. La gravidanza è stata un evento inaspettato verificatosi a soli 3 mesi dall’arrivo in Italia. La nonna del bambino e il suo partner sono impegnati nella gestione di alcuni locali notturni per cui non è inusuale che la ragazza trascorra la notte da sola, come è avvenuto durante la notte del parto.
La mamma del neonato abbandonato in una scatola di cartone si è spontaneamente presentata dinanzi ai Carabinieri accompagnata dalla nonna del piccolo. Ora rischia l’incriminazione per abbandono di minore.
La mamma, pentita del suo gesto, ha dichiarato di non essersi resa conto del parto imminente e di aver abbandonato il piccolo per vergogna; la sua confessione è stata raccolta alla presenza della madre, nonna del piccolo, che la rassicurava e la sosteneva manifestando tutta la sua intenzione di aiutarla e il suo rammarico per non essersi resa conto di nulla.