Il pianto di un bambino strazia il cuore, quando le lacrime riempiono gli occhi di un neonato che non ha altri mezzi per potersi esprimere, non è cosa facile riuscire a gestire le emozioni ed interagire con lui. Cosa si può fare ad esempio quando un bimbo non vuole dormire o non vuole farlo nel proprio lettino, magari da solo?
Molti genitori lo farebbero addormentare in braccio, cullandolo; altri lo consolerebbero nei modi più diversi ma una percentuale, magari piccola, crede che il pianto, in alcuni casi, non debba essere sempre assecondato e l’allenamento che dà i frutti migliori è quello di lasciare piangere il bambino finché non si rassegna, magari esausto, e si addormenta.
Lasciare piangere il bambino finché non si addormenta
Proprio così, per alcuni bisogna proprio lasciare piangere il bambino finché il piccolo non capisce che in quel modo non può ottenere nulla e piano, piano si adatti ad un ritmo o ad un’esigenza.
Per chi vuole adottare questo metodo nel modo più soft, si può smettere di andarlo a prendere il bimbo in modo graduale passando dall’entrare in stanza dopo qualche minuto fino a far passare anche mezz’ora, in modo da “svezzarlo” dall’idea che al pianto si accorra con la soluzione a lui più congeniale. In alcuni casi si può passare anche da una fase intermedia in cui entrare di nuovo in stanza ma senza prendere in braccio il bimbo.
Diventa dunque la risposta ad uno stimolo che dovrebbe indurre il neonato a non azionare più il meccanismo del pianto ogni qual volta vuole ottenere un risultato, nella fattispecie, quando non vuole dormire nel proprio lettino.
Il bambino cosa pensa in questo frangente? Lasciare piangere il bambino fino allo sfinimento porta i suoi frutti? e a quale prezzo?
Il bambino aziona il meccanismo del pianto proprio perché non ha alternative. Piangere è l’unico mezzo di comunicazione che conosce e che attua di fronte ad una situazione fastidiosa, che sia la fame, il freddo, il nervosismo, la paura o qualsiasi altro tipo di disagio o di appagamento che vuole ricevere ma non riesce ad avere nei tempi che ritiene opportuni, come, ad esempio, le braccia della mamma che lo avvolgono.
Una mamma blogger americana ha dunque ben pensato di dar voce a questo pianto, ovvero di immaginare cosa pensa il bambino mentre viene addestrato, allenato a questa palestra di addormentamento solitario.
Il risultato è abbastanza toccante e lascia poi ad ogni genitore la libertà di percepirlo come reale o esagerato e di trarne le relative conclusioni.
Lasciare piangere il bambino: ecco cosa pensa il piccolino
“Cara mamma,
sono confuso.
Sono abituato ad addormentarmi tra le tue braccia morbide e calde. Ogni notte mi accoccolo vicino a te, tanto vicino da sentire il battito del tuo cuore e da poter sentire il tuo dolce profumo. Mi incanto a guardare il tuo viso e mi abbandono così al sonno.
Quando mi sveglio perché ho lo stomaco che brontola, i piedi freddi o perché ho bisogno di un abbraccio, mi prendi subito e prima ancora che me ne renda conto sto mi addormento di nuovo.
Ma in quest’ultima settimana le cose sono andate diversamente.
Ogni notte è successo questo: mi hai messo nel mio lettino e mi hai dato il bacio della buonanotte. Hai spento la luce e sei andata via. All’inizio ero confuso, mi chiedevo dove andassi. Mi sono impaurito e ti ho chiamato. Ti ho chiamato e chiamato, mamma, ma non sei venuta! Ero così triste, mamma. Ti volevo così tanto. Non avevo mai sentito un’emozione così forte prima. Dove sei andata?
Alla fine sei tornata. Oh, quanto ero felice e sollevato che fossi tornata. Pensavo che tu mi avessi lasciato per sempre. Ho allungato le braccia ma tu non mi hai preso. Non mi hai neanche guardato negli occhi. Mi hai solo detto: “Sshh, è tempo di dormire adesso.” e sei andata via.
È successo di nuovo, e ancora, e ancora. Ho urlato per cercarti e dopo un po’, ogni volta sempre più tardi, sei tornata ma non mi hai preso in braccio.
Lasciare piangere il bambino: ecco le sensazioni che prova
Dopo aver pianto per un po’, mi sono dovuto fermare. Mi faceva male la testa e lo stomaco brontolava. Mi faceva male il cuore, anche. Non riuscivo proprio a capire perché non venissi a prendermi.
Dopo un numero di notti che mi sono sembrate eterne, ho lasciato stare. Non arrivi quando piango, e se anche vieni dove sono non mi guardi neanche negli occhi. Piangere è doloroso se lo si fa per troppo tempo.
Non capisco proprio, mamma perché durante il giorno, se cado e batto la testa, corri da me e mi baci. Se ho fame, mi nutri. Se corro da te per un abbraccio mi leggi nel pensiero e copri la mia faccia di baci e carezze, facendomi sentire speciale e molto amato. Se ho bisogno di te, ci sei subito.
Ma durante la notte, quando è tutto buio e silenzioso e le luci proiettano delle ombre strane sul muro, tu te ne vai. Capisco che tu sia stanca, mamma ma io ti voglio molto bene e vorrei solo averti vicina, ecco tutto.
Adesso, di notte, sono tranquillo. Ma mi manchi ancora tanto”.
Ciò che scrive questa blogger è solo frutto della sua fantasia o della sua sensibilità ma se ci fosse qualcosa di vero….?
Come addormentare un neonato in 60 secondi
Fonte: Alternative