Questa è una storia a lieto fine
Quale mamma non vorrebbe vedere il proprio bambino sempre in perfetta salute? La prima reazione che abbiamo quando si ammalano è ovviamente preoccuparci. E a questo siamo solitamente preparate.
Ma che succede quando il piccolo deve essere ricoverato in ospedale?
Io a questo non ero per niente preparata.
Era un mercoledì mattina e io stavo lavorando, il mio bambino, come sempre quando sono al lavoro, era dai nonni. Alle 9 mia madre mi chiama per dirmi che lo portava dal dottore perchè aveva fatto la pipì marrone scuro ma che per il resto stava benissimo. Io inizio a preoccuparmi, comprensibilmente, ma un paio d’ore più tardi mentre mi reco in mensa arriva “quella” telefonata: ” Hanno detto che devono ricoverarlo, potrebbe avere un’infezione ai reni“.
Ecco che il panico mi piomba addosso inesorabile costringendomi a un fiume di lacrime e impedendomi per un momento di respirare. Corro dal capoturno e mi faccio fare un permesso di uscita anticipata, vado a casa, infilo quattro cose in una borsa e corro dal mio bambino … il mio bambino. Quell’essere che ho desiderato con tutta me stessa e che amo più della mia vita era in un letto di ospedale a soffrire senza la sua mamma vicino.
Molte cose mi prefiguro mentre compio quella mezz’ora di tragitto tra casa e ospedale meno una, che mio figlio si stesse divertendo, mentre era esattamente quello che stava succedendo!
Il reparto di pediatria dell’ospedale è fantastico. Quasi fatico a credere che siamo davvero all’interno di una struttura ospedaliera. Festoni fatti con la carta crespa in mille colori a foggia di fiori e farfalle sono appesi al soffitto a formare un lungo viale fiorito al posto della corsia. Alle pareti murales favolosi raffiguranti una qualche città fantastica con torri sbilenche , ponticelli, animali strani e viottoli contorti fanno pensare di essere precipitati nella tana del bianconiglio. Giochi sparsi un pò dappertutto e tanti bambini che fanno le corse…in corsia!..sulle loro macchinine giocattolo. Risate gioiose alternate a colpi di tosse, pianti di neonato affamato e alle battute delle infermiere. Mio figlio si è quasi scocciato quando l’ho portato in camera per cambiarlo e sistemare le nostre cose nell’armadietto.
Poi sono arrivate loro: le volontarie dell’AIBO (associazione italiana per i bambini in ospedale), le artefici di tutto questo tripudio di colori, nonchè dell’ennesima sorpresa: una sala giochi perfettamente attrezzata per bambini di ogni età, e perfino un coniglio, dei pesci e dei canarini da far accudire ai bimbi stessi, nonchè un mini orticello attrezzato con innaffiatoi colorati.
Devo dire che è stato un immenso sollievo trovare mio figlio in un ambiente tanto accogliente, benché nonostante tutto questo, ovviamente, la preoccupazione c’era, eccome se c’era! Infatti il giorno dopo, la pipì da marrone era diventata rosso sangue mentre aspettavamo i risultati delle analisi del laboratorio, risultati che non sarebbero arrivati prima del giorno seguente.
Fortunatamente quella che sembrava un’infezione da streptococco si è rivelata una “semplice” cistite emorragica per di più di origine virale quindi risolta senza farmaci.
Sicuramente, nonostante avrei preferito mille volte non doverci passare, è stata un’esperienza positiva. Mi ha fatto riflettere molto su come queste persone, i volontari, abbiano un’importanza fondamentale nella vita dei bambini in ospedale. Soprattutto pensavo a quei bambini costretti a lunghe degenze e a come si sentirebbero ancora più provati se questi magnifici angeli custodi non ci fossero.
Il terzo giorno finalmente le dimissioni. Finalmente per me, ma il mio bambino non voleva saperne di salutare i piccoli, gli animali e tutti quei bellissimi giochi!