Quante volte capita di parlare anche distrattamente con una donna e giudicarla per il suo ruolo di mamma senza conoscere la realtà che può esserci dietro ogni sua decisione. Cosa c’è dietro ad un figlio unico, alla scelta invece di avere una famiglia numerosa o ad una donna che invece non ha ancora figli?
Ogni donna ha una realtà che l’ha portata a scelte dolorose o accolte con gioia, scelte condivise o forzate, situazioni da dover gestire e un’affettività spesso complicata che costruiscono il suo ruolo di mamma o di non-mamma. Nessuno può e dovrebbe giudicare ciò che rappresenta per lei.
Il ruolo di mamma è sempre da rispettare
Spesso la gente non coglie il grande valore del silenzio rispettoso, non sa che ascoltare e osservare portano molta più gioia del parlare. Così ci si trova davanti a dialoghi impietosi dove si giudica e si sentenzia con frasi che fanno male al cuore e feriscono, lasciando cicatrici quotidiane.
Una giovane blogger americana Nadirah Angail ha descritto perfettamente le varie situazioni che spesso si presentano, in cui le persone non si rendono conto di quanto, anche poche parole possano lasciare strascichi pesanti nell’anima. Vi proponiamo qui le sue riflessioni in cui ognuna di voi può ritrovasi almeno un po’:
Il ruolo di mamma
“Da qualche parte c’è questa donna: 30 anni, niente figli.
La gente le chiede: “Ancora niente figli?”. La riposta cambia ogni giorno, ma in genere prevede sorrisini e parole che si trattengono a forza…
“No, non ancora”, dice nascondendo con una risatina di circostanza la sua frustrazione.
“Non aspettare per sempre. Il tempo passa, sai”, dice la donna che si crede saggia, prima di andarsene, felice di aver condiviso la sua grande verità. La donna rimane con il suo sorriso ma una volta che si trova sola, piange…
Piange perché è rimasta incinta 4 volte e ha avuto quattro aborti naturali.
Piange perché ha iniziato a provare ad avere un figlio dalla prima notte di nozze e sono già passati 5 anni. Piange perché suo marito ha un’ex moglie che gli ha dato dei figli. Piange perché vorrebbe provare con la fecondazione assistita ma non può permettersela. Piange perché comunque, quando ha provato, non è riuscita; piange perché la sua migliore amica non è disposta a portare in grembo il suo bimbo per lei “Sarebbe troppo strano” le ha detto.
Piange perché le medicine che prende non le permettono di rimanere incinta. Piange perché questo problema ha creato degli attriti nel suo matrimonio. Piange perché i medici le hanno detto che non ha niente che non va, ma sa che è colpa sua. Piange perché il marito si dà la colpa e questo lo rende una persona difficile con cui vivere. Piange perché tutte le sue sorelle hanno figli. Piange perché una delle sue sorelle non ne voleva neanche avere. Piange perché la sua migliore amica è incinta. Piange perché è stata invitata ad un’altra festa per una nascita.
Piange perché sua madre continua a dirle: “Tesoro, cosa aspetti?”.
Piange perché i suoi suoceri vorrebbero diventare nonni. Piange perché la sua vicina ha due gemelli che tratta malissimo. Piange perché una sedicenne è rimasta incinta senza neanche volerlo. Piange perché è una zia meravigliosa. Piange perché ha già scelto i nomi. Piange perché ha una camera vuota in casa. Piange perché ha così tanto da dare nel suo ruolo di mamma. Piange perché lui sarebbe un padre meraviglioso. Piange perché sarebbe una brava madre, ma non lo è.“
Il ruolo di mamma che sceglie di avere una famiglia numerosa
“Da un’altra parte, c’è una donna di 34 anni con 5 figli.
La gente le chiede: “Cinque? Mio dio, spero tu abbia finito!”.
E poi ridono… perché questo tipo di commenti sono considerati divertenti. Anche la donna sorride, ma non dentro di sé. Cambia argomento, come fa di solito. E quando è da sola, piange…
Piange perché è di nuovo incinta e deve nascondere la sua gioia. Piange perché ha sempre voluto una famiglia numerosa e non riesce a capire come mai la gente ne sia tanto disturbata. Piange perché non ha avuto fratelli e si è sentita molto sola da bambina. Piange perché sua nonna ne ha avuti 12 e piacerebbe anche a lei. Piange perché non potrebbe immaginarsi la sua vita senza i suoi figli ma la gente pensa che siano una sorta di punizione. Piange perché non vuole essere compatita da nessuno. Piange perché tutti pensano che non sia davvero una sua scelta. Piange perché non si sente compresa. Piange perché è stufa di dover difendere le sue scelte private.
Piange perché lei e il marito sono perfettamente in grado di prendersi cura della loro famiglia ma questo sembra non contare. Piange perché è stanca di tutti questi commenti considerati divertenti sul suo ruolo di mamma. Piange perché vorrebbe pensare ai fatti suoi e vorrebbe che gli altri facessero lo stesso. Piange perché a volte ha dei dubbi e si chiede se avrebbe dovuto fermarsi due figli fa. Piange perché gli altri sono veloci a giudicare ma non altrettanto ad offrire il proprio aiuto. Piange perché è stanca di essere giudicata come un fenomeno da baraccone. Piange perché le persone sono maleducate. Piange perché tanta gente sembra avere un’opinione sulla sua vita privata. Piange perché tutto quello che vorrebbe è solo vivere in pace.”
Il ruolo di mamma che sceglie il figlio unico
“Un’altra donna ha 40 anni e un figlio.
La gente le chiede: “Solo uno? Non ne avresti voluti di più?”.
“Sono felice con uno”, risponde calma, una risposta testata più e più volte, che ormai non ricorda neanche più quante.
Piuttosto convincente. Nessuno sospetterebbe invece che, una volta da sola, piange…
Piange perché la sua unica gravidanza è stata un miracolo. Piange perché suo figlio le continua a chiedere un fratellino o una sorellina. Piange perché ne avrebbe voluti almeno tre. Piange perché ha dovuto interrompere la sua seconda gravidanza perché rischiava la vita. Piange perché a volte un figlio sembrano due. Piange perché i medici le dicono che correrebbe un grosso pericolo. Piange perché fa fatica a occuparsi dell’unico figlio che ha. Piange perché il marito non vuole neanche sentire parlare della possibilità di un secondo.
Piange perché il marito è morto e non ha più trovato l’amore. Piange perché è molto concentrata sulla sua carriera e non sa come uscirne. Piange perché si sente egoista. Piange perché non ha ancora perso i chili della prima gravidanza. Piange perché la depressione post-parto è stata dura e non riesce neppure ad immaginarsi di dover affrontare tutto di nuovo. Piange perché ancora combatte contro le crisi bulimiche. Piange perché ha dovuto subire un’isterectomia. Piange perché vorrebbe un altro bambino, ma non può.”
Queste donne sono ovunque. Sono le nostre vicine di casa, le nostre amiche, le nostre colleghe e le nostre cugine. A loro non servono le nostre opinioni. Il corpo è il loro. E dovremmo averne rispetto.
Conclude così Nadirah con il plauso di tutte noi mamme che siamo spesso al centro di critiche, giudizi e pregiudizi mentre noi, in fondo, non siamo solo mamme ma persone: il nostro ruolo di mamma è al centro della nostra vita ma non è la nostra vita, rimaniamo persone con le nostre storie, le nostre fragilità e debolezze, con il destino che spesso scegliamo o ci si impone davanti.
Una parola in più può spezzare un cuore già fragile e di cui non conosciamo nulla: pensiamoci la prossima volta!
Fonte: Nadirahangail