Il favismo non dobbiamo considerarlo una malattia, bensì una carenza che ci deve portare ad escludere dall’alimentazione determinati cibi.
Il favismo è un difetto congenito, che quindi si ha fin dalla nascita, dovuto alla carenza di un enzima, la glucosio-6-fosfato deidrogenasi (g6pd), che normalmente è presente nei globuli rossi. La carenza di questo enzima provoca la distruzione dei globuli rossi con la conseguente comparsa di anemia emolitica.
Chi può soffrire di favismo?
Il favismo è un difetto a trasmissione ereditaria mediante il cromosoma X, un cromosoma sessuale. Sappiamo che le donne portano due X nell’assetto cromosomico, mentre gli uomini una X e una Y. Pertanto avendo una sola X, l’uomo se eredita dalla madre il cromosoma “difettoso” per l’enzima g6pd avrà una forma di favismo più grave rispetto alla donna che invece potrà avere un solo cromosoma X difettoso, che sarà definita “portatrice di favismo”.
Questa carenza enzimatica è più frequente in Africa, ma anche in Asia e in alcun zone del bacino mediterraneo. In Italia, la più alta frequenza di favismo si registra in Sardegna.
Se non so di soffrire di favismo come faccio a rilevarlo?
Solitamente chi soffre di favismo ne è a conoscenza perché ha in famiglia dei casi di parenti fabici (quasi sempre genitori che sanno di esserlo).
Esiste un esame che rileva il contenuto dell’enzima g6pd nei globuli rossi: i portatori di favismo hanno un livello di enzima a metà tra un soggetto normale e un soggetto fabico.
Quali sono i sintomi di chi soffre di favismo?
Chi soffre di favismo assiste alla comparsa di sintomi dopo 12-48 ore dall’ingestione di fave fresche e altri alimenti (che menzioneremo più in là):
- Febbre e colorito diventa giallo intenso su fondo pallido, indice di una forte distruzione dei globuli rossi.
- Le urine assumono un colore molto intenso, che tende all’arancione.
- Compaiono anche segni di collasso cardiocircolatorio che si manifesta come respiro frequente, difficoltoso, polso rapido, debole.
Nel caso in cui compaiano questi sintomi sarà necessario rivolgersi in ospedale o dal medico curante (o pediatra, se si tratta di un bambino) che indagherà anche sugli alimenti ingeriti nelle ultime 24-48 ore prima di provvedere alla terapia più adatta.
È necessario essere tempestivi perché se il favismo è in fase acuta ci si può trovare in una situazione piuttosto grave, che porta ad una forte anemia che potrebbe mettere in serio pericolo la vita del soggetto.
Nel caso si tratti di un bambino, i genitori dovranno prestare attenzione a ciò che mangia il piccolo e assicurarsi che lo stesso comportamento venga attuato a scuola se il bimbo frequenta la mensa o in altri luoghi da lui frequentati nei quali gli si può offrire del cibo.
Ci sono rimedi per curare il favismo?
Chi soffre di favismo può ricorrere solo ad una trasfusione di sangue in seguito ad una crisi emolitica, per ripristinare il corretto numero di globuli rossi che sono andati distrutti ed evitare una grave anemia. Per il resto, l’unica cosa che rimane da fare è escludere tutto ciò che può causare le crisi emolitiche dovute alla carenza dell’enzima.
In caso di favismo quali alimenti bisogna escludere dalla propria alimentazione?
Bisogna escludere alimenti e farmaci inibiscono l’attività dell’enzima g6pd, impoverendo ancora di più i globuli rossi che sono già carenti dell’enzima.
Il soggetto che soffre di favismo dovrà evitare di mangiare le fave, ma anche di non venire a contatto nemmeno con la respirazione con i pollini o le piante delle fave. Per quanto riguarda gli altri legumi, compresi i piselli, dipende dal soggetto. Il soggetto portatore di favismo potrà introdurli nella propria dieta, magari non in dosi esagerate e non troppo frequentemente, mentre il soggetto fabico dovrà evitarli, anche se potrebbero essere ben tollerati dall’organismo. In questo caso se ne sconsiglia l’ingestione per non incorrere in eventuali crisi emolitiche.
Per lo stesso motivo si dovranno evitare gli alimenti contenenti solfiti (lo si leggerà in etichetta perché è obbligatorio per legge segnalarne la presenza), acqua tonica a causa del chinino responsabile dell’emolisi del soggetto fabico, mentolo.
In caso di favismo anche la somministrazione di alcuni farmaci può scatenare crisi emolitiche. In genere il medico o la struttura ospedaliera che fa diagnosi di favismo fornisce l’elenco dei farmaci che non si possono assumere se si è fabici.