Una storia che qualcuno definirebbe incredibile ma che dimostra i progressi fatti dalla medicina, nonché la forza di volontà di un bambino che ha lottato per venire al mondo.
A renderla nota la stampa giornalistica straniera, in particolar modo quella francese, che ha riportato l’intervista rilasciata dalla dottoressa Barbara Krolak-Olejnik, che lavora nel reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’USK di Wroclaw (in italiano Breslavia), ospedale universitario polacco.
Bambino nato 55 giorni dopo la morte della mamma.
<<Il bambino è nato ad inizio anno e pesava 1000 grammi. Dopo tre mesi di trattamento, la sua condizione attuale corrisponde a quella di un bambino prematuro, senza complicazioni. Ed ha appena lasciato l’ospedale>>.
È quanto affermato dalla dottoressa Krolak-Olejnik le cui dichiarazioni sul bambino nato 55 giorni dopo la morte della mamma, rilasciate all’agenzia stampa francese AFP (Agence France-Presse), sono state riportate dal quotidiano d’oltralpe “Le Figaro”.
Seppur migliorate, le condizioni del bambino nato 55 giorni dopo la presunta morte cerebrale della mamma, che oggi ha raggiunto un peso pari a 3 kg, andranno monitorate anche nel lungo tempo in quanto, al momento, non si conosce l’impatto che potranno avere su di lui le particolari condizioni con le quali è stato cresciuto nel ventre materno.
Ma come ha fatto a sopravvivere così a lungo nel corpo della mamma deceduta?
La spiegazione viene data dal dottore e professore Andrzej Kubler, capo del Dipartimento di Anestesiologia e Terapia Intensiva dell’Università di Medicina (UM) di Wroclaw, che ha rilasciato un’intervista al “Medical Tribune”, pubblicata sul n°4/ aprile 2016.
Bambino nato 55 giorni dopo la morte della mamma: ecco cosa è accaduto in quei giorni.
Il racconto.
La donna di 41 anni, mamma del bambino nato 55 giorni dopo la sua morte, fu trasportata presso l’USK di Wroclaw perché in stato di incoscienza.
Giunta nel reparto di neurochirurgia, i medici formularono una diagnosi di ischemia cerebrale dovuta ad un tumore al cervello delle dimensioni pari a 3,6-4,4 cm.
Si sospettava che il cervello della gestante avesse subito dei danni permanenti per i quali, solitamente, veniva avviata la procedura per attestare l’effettiva morte cerebrale del paziente. Tuttavia i medici non poterono ignorare il bambino che da 17 settimane custodiva nel suo ventre: lui era ancora vivo.
Gli specialisti di neurochirurgia furono così posti di fronte ad un’importante decisione, quella di tentare di salvare almeno il piccolo cercando di mantenere attive le funzioni circolatorie e respiratorie della mamma fino al raggiungimento della 28° o 30° settimana di gestazione così da rendere minimi i rischi associati ad una nascita prematura.
Una scelta molto rischiosa dall’esito incerto!
Il dottore e professore Kubler racconta che fino ad allora vi erano state decine di casi simili al bambino nato 55 giorni dopo la morte della mamma ma tali gravidanze era molto più avanzate e il tempo di attesa era assai più ridotto.
Nonostante ciò, e nonostante tale decisione fosse ritenuta eticamente discutibile, ma comunque sostenuta dai familiari della donna, i medici riuscirono a mantenere attive le funzioni vitali della 41enne per oltre un mese, collegando la gestante ad un respiratore, somministrandole farmaci per la pressione sanguigna e per garantire la normale funzione del suo corpo che veniva nutrito attraverso un sondino gastrico.
Anche il bambino era tenuto sotto stretta osservazione da un’equipe medica formata da ginecologi e neonatologi pronti ad intervenire nel caso in cui vi sarebbe stata la necessità in quanto il rischio di contrarre infezioni o di mancata crescita del piccolo era molto elevato.
Insieme ai medici, anche il padre del bambino, fortemente deciso a mantenere in vita suo figlio, rimase sempre al fianco di sua moglie, collaborando attivamente con i dottori e tenendosi informato su ogni pratica medica effettuata, nonché sulle attività del reparto di terapia intensiva neonatale in vista del parto prematuro.
Bambino nato 55 giorni dopo la morte della mamma: il parto.
A più di un mese dal suo ricovero, tempo durante il quale si è cercato di mantenere in vita il feto il più a lungo possibile, una volta giunto alla 27° settimana di gestazione, il bambino ha iniziato a mostrare disturbi di frequenza cardiaca, tali da indurre gli ostetrici ad optare per la nascita immediata.
Il bambino nato 55 giorni dopo la presunta morte cerebrale della mamma, poi accertata dopo il parto, viene alla luce con un peso pari a 1000 grammi grazie ad un tempestivo taglio cesareo effettuato, appunto, dopo 27 settimane di gravidanza.
Tenuto sotto stretta osservazione nel reparto di terapia intensiva neonatale, il bambino nato 55 giorni dopo la morte della sua mamma, ad un mese dalla nascita, è riuscito a raggiungere un peso pari a 2000 grammi, continuando a migliorare di giorno in giorno, fino ad oggi.
Come detto in apertura di articolo infatti, il piccolo guerriero, che ora pesa ben 3 kg, ha finalmente lasciato l’ospedale, respira in modo autonomo e viene alimentato con il biberon.
Un vero e proprio miracolo della medicina!
Fonti: Medical Tribune – Le Figaro