La pillola dei 5 giorni dopo e la contraccezione di emergenza
L’ulipristal, meglio conosciuta come “pillola dei 5 giorni dopo” è una nuova pillola di ultima generazione che mantiene la sua efficacia contraccettiva fino a 120 ore dopo un rapporto sessuale non protetto ed ha una percentuale di successo del 97,9%.
Su questa pillola si discute già da diversi mesi ed il dibattito verte, come sempre, su questioni etico-politiche: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è un contraccettivo d’emergenza; per Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita è invece “un abortivo di raffinata malizia”, e come lui la pensano diversi movimenti pro life.
EllaOne, questo il nome del contraccettivo, ha già avuto il benestare per la sua commercializzazione dall’Emea, l’ente europeo per il controllo dei farmaci, ed è già in uso in 25 paesi europei, oltre che in Usa e Canada. In Italia, in questi giorni, il Consiglio Superiore di Sanità ha dato il via libera alla pillola dei 5 giorni dopo, ma per la sua commercializzazione si attende l’approvazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, che tra i suoi compiti ha quello di garantire l’impiego sicuro ed appropriato di un farmaco.
L’ulipristal è un anti-progestinico che inibisce o ritarda l’ovulazione e interviene prima che l’ovulo venga fecondato, quindi se la fecondazione è già avvenuta non è efficace. Ma proprio per il fatto che può essere somministrato, ed avere effetto, fino a 5 giorni dopo un rapporto sessuale non protetto, potrebbe impedire l’impianto in utero di un ovulo già fecondato durante un precedente rapporto sessuale. Per questo motivo, il bugiardino – il foglietto illustrativo del farmaco- avverte che il suo uso è controindicato in gravidanza, e per questo stesso motivo è stata posta, come condizione obbligatoria per la sua somministrazione, che venga eseguito un test di gravidanza prima del suo uso.
Se la donna dovesse essere già incinta, l’eventuale somministrazione della pillola dei 5 giorni dopo sarebbe incompatibile con la legge 194 sull’aborto.
L’85% dei ginecologi italiani si è già dichiarato contrario al test di gravidanza obbligatorio per tutte le donne che richiedono la contraccezione d’emergenza, perché basterebbe una semplice valutazione clinica a rendere il nuovo farmaco necessario o meno.
L’AIDOS, l’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, ha inviato una lettera al Presidente e al Direttore dell’Aifa chiedendo di prendere una decisione in merito alle modalità di accesso alla pillola dei 5 giorni dopo che sia in linea con gli altri paesi europei e americani, che non hanno condizionato la prescrizione e l’accesso al contraccettivo d’emergenza all’obbligatorietà di un test di gravidanza ematico preventivo.
Le polemiche sull’ulipristal e la lentezza della sua commercializzazione sono un fenomeno soprattutto italiano. Lo stesso è accaduto con le altre due pillole “eticamente sensibili”: la pillola del “giorno dopo” e la Ru486, un contraccettivo simile alla pillola dei 5 giorni dopo, la prima (ma efficace se preso entro 72 ore); una pillola abortiva, la seconda (da utilizzare solamente come alternativa chimica all’aborto chirurgico).
Il nostro Paese ha sempre risposto in ritardo rispetto alle approvazioni centralizzate da parte dell’Emea perché ha sempre dovuto tener conto delle critiche etico-religiose dei vari esponenti e movimenti cattolici e pro life.