La gravidanza dovrebbe rappresentare un momento di gioia, di attesa felice e costellata di preparativi e progetti felici, eppure a volte questo meccanismo psichico e fisiologico si inceppa e lascia penetrare insidiosi pensieri non solo connotati da ansia e paure “normali” ma da tristezze e angoscie che si trasformano presto in una vera e propria depressione in gravidanza.
Depressione in gravidanza, una condizione dolorosa e pericolosa.
A soffrirne sono spesso donne già inclini a stati depressivi ma a volte si presenta anche per la prima volta, per condizioni ormonali che predispongono la mamma o cause concomitanti che la rendono insicura e malinconica fino a farla piombare nella depresione in gravidanza.
Come accade di frequente le cause possono essere oggettive ma altrettanto spesso non ve ne sono di reali o contingenti.
E’ davvero impressionante la testimonianza resa qualche giorno fa al Washingtonpost dove una mamma parla della sua esperienza agghiacciante vissuta durante la maternità e che ha reso pubblica perché, una volta riuscita a venirne fuori, si è resa conto di quanto potesse essere importante condividerla con altre mamme in attesa che potevano vivere le stesse terribili sensazioni, gli stessi oscuri pensieri che hanno invaso la sua mente ad un certo punto della gravidanza.
Testimonianza di una mamma: depressione in gravidanza
Ecco le parole della mamma:
“Quando ero incinta ho sofferto in silenzio, fino a quando è stato quasi troppo tardi… Come mamma trentenne incinta al sesto meso di un altro figlio, avrei dovuto essere felice. Avrei dovuto essere in grado di stare seduta a gambe incrociate con mia figlia a giocare con le costruzioni e a leggere storie. Invece ho passato il tempo vomitando, strappandomi ciocche di capelli e tagliuzzandomi il braccio con un coltello.
Mio marito viaggiava regolarmente, lavorava a lungo e io ero spesso sola con la piccola. (Un giorno) mi sono incamminata verso la finestra e l’ho aperta violentemente. Ho sentito come una vocina che mi gridava: Salta!
Ho osservato la tempesta fuori che accompagnava quella interiore che sentivo dentro di me e, per la prima volta in sei mesi, mi sono sentita tranquilla.
Ho guardato verso mia figlia e ho capito che era necessario che lei venisse con me, la voce che potevo sentire nel mio cuore mi diceva che l’unico modo per salvarci era scomparire…
Avevo lottato contro i miei malumori durante la prima gravidanza ma non erano così… quando per la prima volta mi ero sentita scivolare nella depressione avevo cercato di postare delle belle foto nel nostro blog di famiglia, avevo fatto delle passeggiate fuori, cucinato, cercavo di tenere un diario per ringraziare delle cose che avevo e avevo bevuto frullati ma niente mi aveva aiutato. Benché mio marito mi adorasse e fosse un padre magnifico, non aveva idea di cosa potesse fare. Mi portava dei dolci, si occupava della messa a letto, aspettava che questi malumori passassero.
Io non riuscivo a dormire, ero ansiosa tutto il giorno e soffrivo di nausee. Ogni volta che guardavo mia figlia mi sentivo sopraffatta dalla colpa di non essere il tipo di mamma che merivata. Ero convinta che io fossi la causa della sua inevitabile rovina.
Era difficile parlare di quello che stava succedendomi ma non volevo far soffrire nessuno. Avevo chiamato mia sorella che mi aveva detto che “la maternità era sacrificio ma che potevo farcela, erano solo nove mesi!” Sapevo che aveva ragione, avrei dovuto essere in grado di farcela ma non riuscivo… mi sentivo male, sola e spaventata, smisi di parlarne.
“Se non c’è una mamma non c’è neppure un bambino”, testimonianza di una depressione in gravidanza
(Quel giorno) presi la bimba e la misi al petto con il marsupio ma al momento di saltare qualcosa opprimeva il mio petto: “Aiuto” sentivo me stessa che lo stava chiedendo.
Corsi al telefono e chiamai il dottore, in un’ora avevo già un appuntamento con uno psichiatra prenatale e fu l’unica persona nell’universo che sembrava avesse idea di cosa io stessi passando. Mi prescrisse delle medicine e mentre io ero preoccupata di cosa potesse succedere al bambino se le avessi prese, sapevo bene cosa sarebbe successo se non l’avessi fatto. La dottoressa mi rassicurò dicendomi che avrebbe agito in collaborazione con il mio medico ginecologo per prendersi cura del bambino che cresceva dentro di me, poi mi guardò negli occhi e mi disse:
“Ora però proprio tu hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te.” Queste parole mi misero addosso un brivido di freddo…“Perché se non c’è una mamma, non c’è neppure un bambino.”
Fino a quel momento ero determinata ad andare anche all’inferno per il mio bambino perché pensavo che fosse quello il sacrificio che la maternità richiedesse: tremai prendendo le pillole, presi un respiro e scelsi di vivere.
Incontrai un terapista, una psichiatra e feci visite regolari dal ginecologo ogni settimana. Non mi sentii perfettamente bene fino alla nascita di mio figlio, un bimbo perfettamente sano, nato tre mesi dopo il mio tracollo psichico. Quando lo vidi mi sentii subito sollevata…
Il mio unico rimpianto: non essere stata sufficientemente saggia da prendermi cura di me prima.“
Depressione in gravidanza: comprendere e ascoltare
Sarebbe bastato un attimo e la depressione in gravidanza di cui soffriva questa mamma avrebbe potuto prendere il sopravvento. Non lasciamo sole le donne in attesa, non creiamo pregiudizi o stereotipi che danneggino e facciano sentire inadeguate le mamme che si sentono sole, incomprese o infelici. Spesso non ci sono cause reali per sentire queste cose ma è inutile convincerle del contario se si soffre di depressione in gravidanza, spesso hanno solo bisogno di parlarne e di essere ascoltate e aiutate.
Fonte: Washingtonpost