Il Diabete di tipo II colpisce giovani ed adolescenti; complici l’obesità, le cattive abitudini alimentari e la vita sedentaria, la malattia si diffonde e diviene “epidemia”. Il del Diabete di tipo II pretende attenzione!
Questo non trascurabile allarme arriva dall’Ada 2011, ovvero il 71mo Congresso dell’American Diabetes Association’s che a San Diego ha riunito i massimi esperti americani e mondiali in tema di diabete
Del diabete di tipo II, secondo quanto emerge dai più moderni studi, non va sottovalutata la crescente espansione tra i giovani; va trattato come problema socioculturale oltre che come questione sociosanitaria, ciò per la sua “nuova diffusione”, per le importanti complicazioni che può determinare e per le serie ragioni socio – alimentari che ne sostengono il proliferare.
Perché dall’Ada 2011 parte un allarme “epidemia da Diabete di tipo II” e si sottolinea che a preoccupare debba essere proprio la crescente espansione tra i giovani?
Il Diabete di Tipo 2 era noto come patologia dell’età matura o malattia senile. In tale forma si determina a causa di una rallentata produzione di insulina accompagnata da una ridotta capacità dell’insulina stessa di attivarsi sulle cellule. In una massima esemplificazione si potrebbe dire che tale forma di Diabete è un “effetto collaterale” dell’invecchiamento. Posto che la malattia non prescinde mai da fattori ereditari (familiarità) e abitudini alimentari e di vita (obesità e sedentarietà rappresentano terreno fertile per tale patologia).
Il fatto che il Diabete di tipo II oggi colpisca i giovani in modo sempre crescente dimostra che la sua diffusione si lega ai difetti della alimentazione, alla obesità ed alla vita sedentaria.
Questo è ciò che va combattuto, l’America ha iniziato la sua battaglia già con il piatto alimentare.
Del resto salute è sinonimo di benessere e da un punto di vista alimentare può dirsi in buona salute chi si mantiene in equilibrio mangiando in modo sano e senza eccessi, tenendo l’ago della bilancia orientato su “un peso forma”.
L’alimentazione dipende sempre da scelte soggettive che l’individuo e le famiglie fanno quotidianamente e che si riversano inevitabilmente sui figli determinando la così detta cultura alimentare: ciascuno di noi mangia ciò che ci hanno insegnato ad accogliere ed amare come cibo.
La massima novità nella lotta contro il Diabete II è che: addirittura le dieta può curare la malattia.
Un sano regime alimentare, adottato precocemente, ovvero prima dei 4 anni, e condotto con abituale costanza, è in grado di rigenerare il pancreas e il fegato e persino di combattere un Diabete II già innescato.
Ciò rappresenta un approdo rivoluzionario nella cura della patologia. E non è una ipotesi o una possibilità, il ruolo “curativo della dieta” è stato studiato e monitorato dall’Università di Newcastle
– Sono stati campionati 11 pazienti e messi a dieta rigida per otto settimane. Attenzione dieta equilibrata e non digiuno.
– La dieta ha previsto la somministrazione media di 600 calorie al giorno.
– Ai pazienti campionati è stata offerta una alimentazione a base di verdure non amidacee (bietole, cavoli, broccoli, insalata) e bevande sane, assolutamente bandite quelle gassate, zuccherine e caloriche.
– Nell’arco di tre mesi di trattamento 7 pazienti sarebbero guariti, 4 sarebbero risultati in via di guarigione.
– Agli esami strumentali, decorsi tre mesi, fegato e pancreas risultavano “puliti” e la produzione di insulina regolarizzata del tutto o quasi.
Le evidenze scientifiche, dunque, attestano il ruolo centrale dell’alimentazione. Vale sempre il vecchio saggio adagio: “Siamo quello che mangiamo”.
Ma attenzione la cultura alimentare parte sin dalla tenerissima età e dipende da ciò che “mamma” porta in tavola e\o consente di mangiare.
Si stima che il 34% dei bambini italiani della scuola primaria sia in sovrappeso, di questo 34% l’11,1 è obeso (fonte: rilevamenti 2010 del programma nazionale okkio alla salute). Tali dati non sono confortanti, lo sono ancor meno se si considera che il Diabete di tipo II “si origina ” nella obesità. Come genitori abbiamo la responsabilità di guardare al futuro dei nostri figli, rispetto ad esso meritano attenzione i numeri che giungono dall’ Ada 2011:
– esisterebbero un 30%-50% per cento di malati non diagnosticati
– 285-350 milioni sarebbero i diabetici di tipo II oggi malati nel mondo
– 438-700 milioni saranno i diabetici di tipo II che si ammaleranno nel mondo entro il 2030 se la patologia progredirà come sta facendo attualmente.
Le conseguenze del diabete, determinate dalle complicanze della malattia, possono essere anche molto gravi: cecità, tecnicamente retinopatia diabetica, dialisi, amputazione di arti e persino morte.
Quello di tipo II è diabete NID, Non(N) Insulino (I) Dipendente (D).
Cosa significa NID? Vuol dire che l’iniezione di insulina non è vitale. L’iniezione di insulina viene definita insulina“esterna”, perché iniettata dall’esterno per ripristinare gli equilibri del corpo.
All’opposto nel Diabete di tipo I, così detto ID, (I) Insulino (D) Dipendente, l’iniezione è vitale.
La prima battaglia deve essere condotta contro l’obesità.
Pensate alle cellule del corpo come a dei piccoli organismi vitali, esse hanno bisogno di zucchero per vivere e tanto maggiore è il numero di cellule tanto maggiore sarà la quantità di zucchero necessaria per garantirne la vita, quindi maggiore sarà il fabbisogno di insulina. Questo semplice ragionamento chiarisce un dato importante: spiega perché nell’obeso l’insulina prodotta dal corpo non risulta essere sufficiente alla “sopravvivenza cellulare”. L’obesità aggrava il lavoro del pancreas poiché aumentano il fabbisogno di insulina.
Nello studio della evoluzione della patologia è importante analizzare un dato recentemente acquisito dalla moderna scienza alimentare:
esistono due momenti chiave nell’equilibrio del metabolismo individuale
- i primi anni di vita
- i 18 anni
secondo gli scienziati chi si trova in condizioni di sovrappeso o di obesità in questi momenti della vita è “condannato” a dover fare i conti con il sovrappeso per sempre.
È fondamentale, dunque, alleggerire i neonati, i bambini e i ragazzi in tali momenti determinanti.
Nella lotta all’obesità, promossa e condotta con tenacia in America, si collocano anche le regole dell’Institute of medicine (Iom). L’Iom punta sulla sana alimentazione e sul movimento:
– dieta ricca di frutta e verdure e povera di grassi
– no a punizioni che vietino giochi e movimento all’aria aperta
– tv rigorosamente vietate nelle camerette dei bambini
– promuovere il movimento dei piccini. L’Iom “ordina”: <<Ogni 30 minuti di inattività farli muovere>>
– garantire ai bambini il giusto numero di ore di sonno
– esortazione ai pediatri per il controllare di peso ed altezza ad ogni visita