Salvatore Parolisi ha firmato una lettera dal carcere, la missiva è stata indirizzata al settimanale “Giallo”, Cairo editore, e scritta di suo pugno dal marito di Melania Rea. La data, annotata in calce a due fogli carichi di pentimento, é 26 novembre 2015. Attraverso le pagine del settimanale di cronaca viene resa nota ora e solo dopo essere stata sottoposta all’attento parere di Michele Rea, fratello di Melania.
Michele Rea non ha dubbi: quest’ultima lettera è la prima vera confessione di Salvatore Parolisi.
“Per la prima volta Salvatore ammette di avere ucciso mia sorella, ma poteva pensarci prima, bastava non ammazzarla e avrebbe potuto stare sempre accanto alla piccola Vittoria”, questo il commento di Michele Rea alla lettera di Salvatore Parolisi, anche le parole del fratello di Melania sono state pubblicate dal settimanale “Giallo”.
Salvatore Parolisi, nella sua ultima lettera dal carcere, chiede di rivedere Vittoria.
Con la condanna per l’omicidio di Melania, papà Salvatore ha perso la patria potestà. La decadenza dai suo poteri e diritti di padre è una naturale conseguenza della decisione dei giudici.
Salvatore Parolisi, uccidendo Melania, ha di fatto privato la figlia della mamma e ha leso il suo diritto a vivere in una famiglia composta da due genitori.
Questo pensiero, del tutto logico e coerente, anima la legge come anche le parole e i pensieri di Michele Rea: Salvatore ha tolto Melania a Vittoria, quando la bambina aveva solo 18 mesi.
L’ex caporali maggiore dell’esercito italiano ha ucciso sua moglie ed è stato lo stesso omicidio a privarlo di ogni diritto su Vittoria, come conseguenza delle sue nefande azioni.
Del resto la colpevolezza di Salvatore non è più un’ipotesi: Parolisi è l’assassino di sua moglie secondo quanto riconosciuto nel corso di un iter giudiziale.
La lettera dal carcere scritta da Parolisi e rivolta al settimanale “Giallo” come appello alla giustizia umana, altro non è che l’ennesimo tentativo che Salvatore fa di vedere la figlia Vittoria.
Ma in questo scritto firmato da Salvatore Parolisi c’è qualche cosa in più e il settimanale “Giallo” attribuisce a Michele Rea il merito di aver notato un passaggio decisivo della missiva.
Salvatore Parolisi scrive testualmente:
“Chi ha il potere di decidere dovrebbe immedesimarsi nelle difficoltà di un detenuto, che pur recluso continua ad essere padre, e se è vero che il carcere non deve annientare l’uomo ma rieducarlo e renderlo migliore, cos’altro può contribuire a raggiungere questo obiettivo se non il sordido e le carezze di un figlio?”
In questa sua ultima missiva, Salvatore Parolisi non usa mai termini come innocente o innocenza, non si professa mai vittima di una sentenza ingiusta e non chiede un’altra diversa verità per Melania, piuttosto parla di riabilitazione. E’ in ragione di questo riferimento alla remissione e alla redenzione che Michele Rea legge nelle parole di Parolisi una prima confessione.
Di fatto il gesto più responsabile che un padre possa compiere verso il figlio è sempre quello di dire la verità mostrando e testimoniando la lealtà e la trasparenza. E’ per questo che il primo diritto di un genitore e il primo comandamento di ogni uomo è e resta il rispetto della giustizia.
Il testo integrale della lettera di Salvatore Parolisi è disponibile sul settimanale “Giallo” – Cairo Editore n°50 del 16 dicembre 2015.