Natale si avvicina e ci si appresta a programmare il cenone e il pranzo di Natale e delle feste annesse e connesse, motivi per banchettare e stare insieme in allegria. E’ sempre importante non dimenticare cosa stiamo portando sulle nostre tavole, dunque bisognerebbe pensare alla provenienza e alla qualità dei cibi di Natale proposti senza farsi lusingare dalle apparenze o dai suggerimenti che impongono spesso i mercati globali.
Cibi di Natale, è tutto necessario?
A volte preparare i pranzi delle feste sembra una gara tra i cibi più ricercati, esotici e a volte inutilmente costosi. Una volta, come si suol dire, Natale rappresentava un’occasione per assaggiare cibi che raramente potevano essere acquistati, come la carne o altri dolciumi e prelibatezze che invece oggi si trovano in abbondanza (forse troppa) in ogni normalissimo giorno dell’anno.
Dunque, sorpassati questi standard, pare che se ne debbano prefiggere altri e la ricercatezza dei cibi di Natale ci fa spesso optare per alimenti che neppure conosciamo e che non sappiamo neppure bene cucinare perché non appartengono alla nostra cultura culinaria ma che senz’altro pensiamo possano fare la loro bella figura sulla tavola.
Ecco comparire così ogni genere di frutta esotica, intrugli e salse difficili da accostare e il cui gusto non incontra il nostro, antipasti improbabili e dolci da ogni parte del mondo rappresentanti le più svariate etnie.
E’ davvero necessario tutto ciò? Coldiretti ad esempio propone una sorta di esame di coscienza agli italiani, suggerisce di pensare prima di comprare.
La lista nera dei cibi di Natale
Vi sono cibi che non sono solo inutile spreco che ogni famiglia può ponderare ma rappresentano anche un danno ambientale non indifferente e un peso sull’economia.
Dunque, per salvaguardare il nostro pianeta e le nostre tasche, anche noi, nel nostro piccolo, possiamo evitare alcuni articoli “imposti” da una cultura di marketing natalizio che invade prepotentemente le nostre tavole, finendo in pasti esagerati, ridondanti, fatti da un’accozzaglia pacchiana di cibi di Natale che non sappiamo neppure pronunciare.
Pensiamo, senza andare troppo in là, fra tutti i tipici cibi di Natale, alla verdura e alla frutta fuori stagione o che proviene da lontano.
Spesso devono fare migliaia di chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole, la loro qualità risulta scarsa rispetto all’origine o alla frutta stagionale autoctona e alla fine non godono di tutto il presunto apprezzamento.
Si menzionano ad esempio le ciliegie e pesche provenienti dal Cile che per raggiungerci devono superare 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e assurde emissioni di anidride carbonica conteggiate in ben 21,6 chili! Si parla anche di mirtilli argentini (più di 11mila chilometri di volo con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica) e l’anguria dal Brasile (9mila km totali che bruciano 5,3 chili di petrolio e liberano 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo).
Insomma, un prezzo assolutamente ingiustificabile in termini di resa, salvaguardia del pianeta di cui tanto si parla, e, non ultimo, che non appagano il gusto. Paghiamo infatti un prezzo esagerato per prodotti raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter affrontare viaggi di migliaia di chilometri su mezzi inquinanti.
Vi sono poi altri cibi di Natale tradizionalmente diffusi ed inquinanti come le noci della California, le more dal Messico, il salmone dall’Alaska, gli asparagi dal Perù, i meloni dal Guadalupe, i melograni dalla Spagna e i fagiolini dall’Egitto. Spesso è possibile anche ravvisare problemi di tipo igienico-sanitario sulla coltivazione di questi prodotti in aggiunta alla preoccupazione ambientale.
Cibi di Natale, le alternative alla black list
Regaliamoci dunque un Natale più nostrano e sincero partendo dalla nostra tavola e da cibi di Natale meno inquinanti. Daremo un buon esempio anche ai nostri figli, anzi, spieghiamo loro la ragione delle nostre scelte per avere cittadini e consumatori di domani più consapevoli, abbandonando una tendenza snob che ci costa cara in ogni senso.
Del resto, come sottolinea sempre Coldiretti, possiamo stupire i nostri commensali con prodotti tipici italiani di ogni tipo, non ne mancano sul nostro territorio!
Dai cachi ai fichi d’India, dalla mela limoncella del sud Italia, alla pera madernassa piemontese! Passando per i nostri salumi, le verdure tipiche invernali, la mostarda e i tradizionali dolci. Facciamoci inebriare dal profumo dei mandarini che fanno tanto Natale e se proprio vogliamo un tocco esotico, limitiamoci alle bevande speziate, scaldandoci il cuore con i valori dello stare insieme!