C’è un vecchio detto popolare che saggiamente recita: “Paese che vai, usanza che trovi”. Le usanze sono varie, spesso sono molto diverse tra loro e tanto differenti da divenire persino lontane, opposte e incomprensibili a chi non vive e non si alimenta della stessa cultura. Nei paesi scandinavi è usanza comune, culturalmente radicata e ammessa, la cosiddetta “Nanna sotto zero”.
Le mamme che ammettono e praticano la nanna sotto zero lasciano i bimbi all’aperto, favoriscono le passeggiate nella neve e garantiscono ai bambini, anche ai neonati, la possibilità di dormire in veranda o passeggiando per strada e in giardino mentre fuori nevica e le temperature sono basse e bassissime.
Nanna sotto zero: neonati e bambini dormono al freddo.
Nei paesi scandinavi i genitori lasciano i bambini all’aperto mentre consumano caffè e pasti nei ristoranti e nei bar: ben coperti e saldamente allacciati ai loro passeggini, i piccoli restano fuori dal locale ad attendere mamma e papà.
Le immagini raccolte nel seguente tweet sono la dimostrazione di come i genitori scandinavi parcheggiano i loro piccoli fuori i locali, abitudine ispirata dagli stessi principi della nanna sotto zero.
They arent freezings either when its snow bc they are packed with blankets and those baby strollers are made to be outside and to sleep it outdoors like that! And in the summer jts healthy for them and the kids get better immune system bc of it pic.twitter.com/bc23JuYrrV
— emma (@fyfemma) April 3, 2020
Ecco una simpatica curiosità sulla nanna sotto zero che dimostra come possano essere diverse le abitudini delle mamme e dei papà del mondo:
nel 1997 una mamma danese, Annette Sorensen, fu arrestata a New York con l’accusa di abbandono di minore per aver lasciato la carrozzina, con sua figlia di 14 mesi all’interno, incustodita sul marciapiede, parcheggiata all’esterno del ristorante in cui consumava la sua cena.
I fatti fanno quasi sorridere: la mamma danese, per turismo in America, aveva compiuto un’azione per lei assolutamente abituale, ovviamente quell’atto di “parcheggio di bebè” apparve alle autorità a stelle e strisce un abbandono anomalo e preoccupante. A Copenaghen è normale e comune lasciare le carrozzine cariche di bebè per strada, a New York, al contrario, ciò rappresenta un reato.
Nanna sotto zero: cos’è e perché si pratica nei paesi freddi?
Certamente nei paesi freddi i bambini devono abituarsi precocemente alle temperature polari, il sotto zero è una condizione di vita con cui i piccoli dovranno fare i conti anche quando andranno a scuola, nei pomeriggi di gioco e nello svolgimento di ogni più comune attività fuori casa.
Ma perché lasciare le carrozzine nella neve, al freddo, fuori dai locali commerciali chiusi e caldi e lasciare che i bimbi facciano la cosiddetta nanna sotto zero?
La “Nanna sotto zero” non è l’invenzione di una madre incurante o di un papà desideroso di un caffè caldo in piena quiete, essa è una pratica con origini certe e persino mediche. Il padre di questa prassi fu il pediatra Arvo Ylppö che promosse la “Nanna sotto zero” negli anni ’20, sostenne persino che la stessa potesse ridurre il tasso di mortalità infantile.
Secondo la teoria medica di Arvo Ylppö l’esposizione dei neonati alle basse temperature riesce a fortificarne il sistema immunitario, indi per cui li rafforza e li sostiene. Il pediatra consigliava di far dormire i bambini all’aperto, anche con temperature tra i -10° e i -15°. Questa prassi, negli anni, è diventata cultura e i bimbi osano attese per strada e passeggiate gelate.
L’aria fresca e la luce del sole, sosteneva il Dottor Arvo Ylppö, prevengono il rachitismo, migliorano la circolazione del sangue e quindi aumentavano l’immunità ai batteri. Una convinzione che, di generazione in generazione, si è tramandata sino a oggi.
Nanna sotto zero: fa davvero così bene?
Con riguardo alla “Nanna sotto zero” vale la pena di riportare l’illustre parere del professore Giovanni Corsello, ex presidente della Società italiana di pediatria (SIP), che ha dichiarato alla stampa quanto segue:
“Sul piano delle evidenze scientifiche non abbiamo elementi per consigliare queste pratiche. Il fatto che si siano affermate nel corso degli anni in alcuni Paesi, non vuol dire che le si possa considerare utili. Non migliorano la qualità della vita dei bambini e non sono scevre di rischi come l’insorgenza di patologie respiratorie”.
Articolo aggiornato al 15 Novembre 2021