L’ossitocina è un ormone secreto nella neuroipofisi che stimola le contrazioni e i muscoli dell’utero durante il travaglio nelle donne in gravidanza.
Durante l’ultimo periodo della gravidanza la produzione di questo ormone aumenta e questo consente alle donne di gestire le contrazioni durante il travaglio e il parto.
Ossitocina nel parto indotto.
In pratica il rilascio di questo ormone scandisce le contrazioni uterine e nel parto spontaneo facilita l’espulsione del feto dal grembo materno.
Dopo il parto sempre l’ossitocina cìfunge da stimolo nei dotti lattiferi, e facilita il flusso di latte nelle mammelle.
Quando si superano 7/14 giorni dalla data limite per il parto, in genere, per evitare sofferenze al feto e alla mamma, i medici incorrono ad un’induzione del parto, avviando questo stesso con alcune tecniche farmacologiche, tra cui l’infusione di ossitocina per via endovenosa
Lo scorso settembre però il professore Philip Steer, professore di ostetricia presso l’Imperial College di Londra, ha pubblicato un articolo, estratto dal suo libro, sull’ International Journal of Obstetrics & Gynaecology, sostenendo che l’utilizzo dell’ossitocina per indurre il travaglio può comportare dei rischi
Ossitocina nel parto indotto. Quali rischi?
Le ricerche del professor Steer hanno evidenziato che già nel 1927 alcuni medici scrivevano sui rischi dell’ossitocina nel parto indotto.
Essa poteva causare seri incidenti come rottura dell’utero e altre conseguenze rischiose per mamma e bambino.
Spesso, sostiene Steer, si procede ad un’induzione al parto anche in presenza di condizioni particolari come ad esempio malposizionamento del feto, macrosomia o feto sproporzionato.
In tutti questi casi però, afferma Steer, l’uso dell’ossitocina dovrebbe essere valutato attentamente, in quanto l’induzione del parto potrebbe avere conseguenze ancora peggiori del ritardo dello stesso: l’ossitocina non dovrebbe essere somministrata in condizioni di stress fetale afferma Steer, riportando letteratura antecedente.
Nonostante l’evidenza, in tutti questi anni, in oltre la metà dei travagli più complicati, si sono somministrate alle donne dosi di ossitocina che avrebbero potuto mettere a rischio la condizione loro e del loro figlio.
E questo ha anche condotto le ostetriche a non riconoscere più le anomalie cardiache nei feti.
Sembra addirittura che l’uso indiscriminato di ossitocina sia il primo motivo di cause legali contro i medici ginecologi (Acta Obstet Gynecol Scand 2007;86:315–319).
Nel Regno Unito si è calcolato che nel biennio 2012-2013 sono state pagate multe per 1.4 milioni di sterline dovute alla cattiva pratica nei reparti maternità.
I dati dovrebbero far riflettere, non solo le mamme, ma anche tutto il personale sanitario atto alla gestione di queste circostanze.