Facebook e i social in generale hanno cambiato il modo di vivere, o perlomeno di vivere le relazioni interpersonali, in modo a mio avviso radicale. Si, è vero, tutto quello che oggi le persone fanno su Facebook lo facevano in piazza qualche decennio fa, ma la piazza virtuale amplifica tutto, e distorce a volte (sebbene succedesse più o meno lo stesso in piazza anni orsono).
Amici al di fuori di Facebook, un esperimento “social”
Non è che è tutto da buttare, niente da tenere, sempre secondo il parere di una piccola mamma blogger.
Prendete me ad esempio, cittadina onoraria in una città non mia, che ha dovuto districarsi con nuove strade, nuove amicizie, nuovi modi di fare e di dire.
Non avessi avuto Facebook magari non avrei fatto tante cose, alcune delle quali persino buone, che invece ho fatto.
Non voglio dilungarmi con la mia biografia, piuttosto prendere spunto da una foto che gira ciclicamente su Facebook (appunto), e che commenta in modo sui generis gli amici al di fuori di Facebook.
La foto recita “Sto cercando di Trovare amici al di fuori di Facebook”, e continua con tutte le azioni che noi utenti mettiamo in pratica ogni giorno davanti ad una tastiera, e soprattutto dietro ad un monitor.
E’ vero, Sempre secondo il mio modestissimo parere ci sono coloro che hanno una vita, una famiglia, degli amici al di fuori di facebook, e altri che evidentemente poco impegnati, o forse semplicemente “addicted” come direbbero gli anglosassoni (drogati in pratica) rivolgono ai social in genere moltissima attenzione, quasi ossessiva, quasi esclusiva.
La foto recita una situazione paradossale, ma pensateci bene, cosa succederebbe se vivessimo come viviamo su facebook?
Te l’immagini una fantomatica giornata reale come quella che vivi nel social?
Proviamo a descriverla.
Ti alzi con una canzone che ti piace alla radio e appena incontri il vicino che accompagna a scuola i bambini glielo racconti, e magari pretendi che la senta, lui che sta correndo perché ha fatto pure tardi.
Vai a pranzo alla mensa e vuoi che il tuo collega, che magari saluti a stento (ma che su face book commenta come se fosse il tuo migliore amico) ti dica quant’è buona l’insalata che hai nel piatto, perché tu gliela farai vedere dall’alto, come quando la fotografi e la posti su Instagram.
Poi torni a casa e chiami la tua amica che non vedi dai tempi della scuola e le racconti la festa di sabato scorso, quando hai messo una parrucca che a farti vedere ti saresti vergognata, ma che su facebook sfoggi come il caschetto biondo di Marylin.
Oppure urli alla finestra di casa una frase che hai letto sul libro che stai leggendo, e pretendi che il portiere o il papà del compagnetto di tuo figlio ti dicano pure “Mi piace”!
E ancora, ti avvicini alla cassiera del supermercato per consolarla, perché hai sentito che raccontava che era stata lasciata dal fidanzato, tu che dispensi consigli e parole sagge, che neanche Confucio nella sua forma migliore.
Insomma, relazionarsi con gli amici al di fuori di facebook tentando l’approccio del social farebbe davvero riempire i reparti di psichiatria.
Io però credo nella bontà dell’intento, nella positività del mezzo.
Non è che tutto vada demonizzato, tutto debba essere tinto di colori negativi.
Le relazioni sui social si fondano sicuramente su rapporti differenti rispetto a quelli che si instaurano con gli amici al di fuori di Facebook.
Ma in fin dei conti lasciare uno spiraglio aperto, trattare tutto con il dovuto distacco può anche fare bene.
Riuscire a coltivare una vita reale fatta di affetti, di persone da incontrare, da toccare, da abbracciare deve essere una priorità.
Ma prendere facebook come un gioco, o come una valvola di sfogo per distogliersi dalla routine non è per forza un male.
Affacciarsi e scambiarsi battute, foto, condividere la propria musica, le proprie emozioni può in alcuni momenti della vita e semplicemente della giornata, essere di conforto.
Ovvio che gli addicted di cui sopra, quelli che in mezzo ad una tavolata di amici al di fuori di facebook scrivono al telefonino piuttosto che parlare col vicino di sedia, beh, non è quello che intendo.
I latini, che i social non li avevano, dicevano “In media stat virtus”, condividiamo questo pensiero, cerchiamo di non abusare, i reparti psichiatrici resteranno vuoti, e noi ci faremo quattro risate a leggere i commenti degli amici quando saremo in pizzeria con quelli veri, gli amici al di fuori di Facebook.