Aylan Kurdi: l’immagine dolorosa della morte innocente, il prezzo più alto che i migranti possano pagare in nome della speranza.
Aylan Kurdi, fu rinvenuto sulla riva del mare in una spiaggia dalla costa turca di Bodrum, il suo corpo piccolissimo è diventato l’emblema dei viaggi della speranza; è il simbolo della disperazione dei profughi che, per sfuggire alla guerra e alla miseria, rischiano la vita in mare aperto su imbarcazioni di fortuna; ed è la testimonianza del coinvolgimento di tanti, troppi, poveri innocenti.
Secondo la prima ricostruzione dei fatti, operata dalle autorità internazionali all’indomani del rinvenimento, il piccolo Aylan Kurdi faceva parte di un gruppo di 23 migranti che si spostava a bordo di 2 piccole imbarcazioni.
Il barcone, che conduceva Aylan verso la libertà, ospitava anche sua mamma e suo fratello, sono morti tutti. Il padre Abdullah Kurdi li ha pianti dalla Siria, dove ha seppellito i loro corpi: adesso i bambini riposano in eterno accanto alla mamma.
Erano 23 i migranti che viaggiavano insieme ad Alyan Kurdi, a sua madre ed a suo fratello, in 12 hanno perso la vita.
Zainab Abbas è una degli 11 sopravvissuti, ha rotto il silenzio ed ha parlato, ribadendo le sue dichiarazioni attraverso i media internazionali. Quello che ha detto può scuotere il mondo tanto quanto l’immagine di Aylan morto e riverso sulla sabbia.
Facciamo un’importante premessa: l’altra faccia della medaglia dell’immigrazione è la guerra, la miseria e la disperazione che ne conseguono, tuttavia un ruolo grigio è quello delle organizzazioni degli scafisti che lucrano sulla disperazione delle persone mettendone a rischio l’incolumità. Di fatto i barconi non sono altro che imbarcazioni spesso di fortuna, non idonee al trasporto di tanti passeggeri, caricate fino all’inverosimile e spinte oltre le loro forze su rotte clandestine.
Zainab Abbas lancia un’accusa gravissima che conferisce all’immagine di Aylan Kurdi una luce ancora più pietosa e un a valore ancora più grave:
“In quel naufragio ho perso due dei miei tre figli. Mi hanno detto di stare tranquilla perché il capitano viaggiava con due bambini piccoli”, dichiara la donna, ma la vera accusa è sconvolgente: “Ero in viaggio con Aylan e suo padre era lo scafista”, afferma.
Era Abdullah Kurdi, il padre del piccolo Aylan Kurdi, lo scafista del barcone naufragato sulla rotta clandestina Turchia-Grecia, questa l’accusa grave mossa conto il papà di Aylan da una sopravvissuta, Zainab Abbas.
Perché sono morti così tanti migranti nel viaggio di Aylan Kurdi? Il primi motivi sono drammaticamente ricorrenti: i barconi sono insufficienti per tanti migranti; non sono navi capaci di sostenere quel carico umano e quella tratta; gli scafisti cercano di percorrere velocemente le rotte clandestine e sovente non sono preparati a condurre i barconi nella notte e su lunghe tratte.
Tra i sopravvissuti, qualcuno ha detto che in molti sono caduti in mare perché durante il viaggio qualcuno ha perso il controllo o si è spaventato per il mare grosso e si è alzato, favorendo, così, il capovolgimento dell’imbarcazione.
Zainab Abbas racconta , invece, che lo scafo ha cominciato ad imbarcare acqua, questo avrebbe provocato il panico, prima, e il capovolgimento dell’imbarcazione, dopo. La donna ricorda e riferisce che suo marito aveva apertamente chiesto al padre di Aylan di non correre; il migrante, implorando lo scafista affinché rallentasse, aveva percepito il pericolo e temeva che l’imbarcazione potesse affondare, tuttavia il “capitano dello scafo non ha potuto impedire la tragedia”.
Tutta da accertare l’accusa (ribadita da fonti anche nazionali) lanciata da un’altra superstite: una donna che viaggiava con Aylan Kurdi e la famiglia di Zainab Abbas ha dichiarato alla stampa di ricordare che lo scafista era ubriaco, in questo caso la testimone non avrebbe, però, identificato il “capitano” dell’imbarcazione.
Ad onor del vero c’è chi dice che il padre di Aylan si sia messo alla guida dello scafo dopo che lo scafista aveva abbandonato il comando tuffandosi in mare, probabilmente spaventato dalle onde, dal buio, dall’acqua imbarcata dalla nave, ma anche questa ipotesi non è stata né confermata né smentita.
Intanto il papà di Aylan Kurdi urla la sua estraneità ai fatti, replicando alle accuse e riferendosi alla donna che lo coinvolge nella tragedia dice:
“Ha perso i suoi figli come io ho perso i miei figli. Ho tre tombe davanti a me e non ho nessuno“.