Ogni genitore vuole il meglio per il proprio figlio ma a volte si nasce in un posto sbagliato e in un momento sbagliato. La storia di Raghad solo per un caso fortuito non si è persa tra le onde, come chissà quante altre che non sono state raccontate. Una bambina diabetica, esile, di soli 11 anni per cui il padre sognava un futuro diverso ed invece è morta in mare in modo agghiacciante e insensato.
Bambina diabetica muore su un barcone: gli scafisti avevano gettato l’insulina in mare.
Raghad era salpata con il padre, la madre e le cinque sorelle dall’Egitto, la famiglia, di origine siriana, in fuga dalla guerra, aveva atteso sette giorni sulle coste egiziane e al costo di 3000 euro a testa erano saliti sul barcone che doveva condurli in Italia e poi in Germania.
Il padre, laureato in economia, sperava di trovare proprio in Germania la possibilità di offrire alla sua famiglia un’altra vita e magari una cura che aiutasse la piccola Raghad a stare meglio.
Purtroppo il cinismo senza scrupoli degli scafisti, veri mercanti di uomini, non ha confini e non conosce ragioni, non ha nulla di umano. Una volta saliti sul barcone, le 320 persone ammassate in condizioni impossibili fanno ben pensare agli aguzzini di far posto per poter stipare altri e guadagnare di più: gettano i pochi bagagli dei disperati, pochi effetti personali, il poco cibo rimasto dopo i giorni di attesa e i farmaci.
Hasoun, il padre della bambina, aveva fatto scorta di insulina e l’aveva suddivisa in due zaini, nel caso li avessero separati, la madre della bimba cerca in tutti i modi di non farsi strappare via lo zaino con il farmaco salvavita ma gli scafisti la minacciano e non sentono neppure le sue ragioni: hanno bisogno di altro spazio.
Il padre della bambina diabetica si tuffa per riuscire a recuperare l’insulina in mare ma oramai è inservibile.
Secondo il racconto del padre della bambina diabetica, lui stesso si tuffa cercando un salvataggio disperato dello zaino ma le fiale in acqua, così come l’apparecchio per misurare il diabete, sono ormai inservibili e danneggiati. Sono 5 giorni di lenta agonia per Raghad, una fiammella che piano, piano si spegne stringendo la mano del papà, tra le braccia della mamma. Viene fatto un semplice rito funebre direttamente sul barcone e, su consiglio dell’imam, il corpicino della bambina diabetica viene gettato nelle acque del canale di Sicilia.
Una fine orribile, tristissima e le parole che il padre ricorda che Raghad aveva detto prima di partire suonano adesso come un triste presagio, un ammonimento che forse lui, che ora si sente terribilmente in colpa, pensa che avrebbe dovuto ascoltare con più attenzione. Raghad era stata la più esitante prima della partenza e gli aveva detto:
“Io sono malata, sono il punto debole. Se volete, lasciatemi pure qui in Egitto e voi proseguite.”
Il ricordo di Raghad e di molti altri rimane cullato dalle onde del mare, tra mille speranze e mille sogni che si infrangono in un mondo dove la cupidigia degli uomini prevarica il senso della stessa vita di un’innocente.
Fonte: Corriere