“Un bambino non è un giocattolo, una cosa”, sembra una frase fin troppo scontata, eppure certi eventi di cronaca fanno davvero venire i brividi al pensiero che sia possibile che ci sia un bambino venduto e poi oggetto di estorsioni della peggior specie… senza considerare minimamente la salvaguardia del piccolo, le ripercussioni sulla sua piccola vita e il suo futuro.
A che punto può arrivare una “madre” che scambia suo figlio, carne della sua carne, per soldi: un bambino venduto e poi oggetto di estorsioni ulteriori.
14 anni fa una coppia della provincia di Pistoia conosce una giovane ballerina moldava di 25 anni il cui compagno lavorava nella stessa azienda del marito artigiano. Lei è incinta e vuole abortire. La coppia, invece, da molto tempo cercava di avere un figlio e decide di convincere la ragazza a tenere il bambino per “comprarlo”.
La ballerina si trasferisce a casa della coppia con l’alibi di esserne la colf, si fa attenzione a non farla vedere in giro, in modo da non far capire a nessuno che aspettasse un bambino. Nel corso dei mesi, invece, la “falsa” mamma, impiegata alle poste, inizia a far circolare la voce di essere incinta e comincia ad indossare abiti larghi. Una vera messinscena curata nei particolari.
L’accordo è fatto: il bambino venduto alla coppia per 50 milioni delle vecchie lire verrà alla luce in un ospedale toscano.
Al settimo mese, la coppia, con la “colf”, si trasferisce in un residence e, al momento del parto, il falso padre riconosce ufficialmente il bambino e torna a casa senza la ragazza moldava. Il certificato di gravidanza contraffatto a favore della mamma falsa pare fosse stato comprato in modo illegale secondo la ricostruzione.
Una vicenda che già è molto triste ma si aggrava anche di più quando, dopo qualche mese, la madre naturale, con un nuovo compagno, decide di ripiombare nella vita della nuova famiglia e del bambino venduto. Evidentemente, non soddisfatta dalla cifra pattuita per il bambino venduto come merce di scambio, ritorna all’attacco, pensando forse di poter pretendere di più.
La madre naturale del bambino venduto ritorna ad avere pretese, minacciando il piccolo e portandolo via.
Non è infatti l’amore per il bambino venduto che fa ritornare la mamma, non è il suo senso di colpa, ma, miseramente, la sua sete per altri soldi. La ragazza irrompe in casa e prende in braccio il piccolo, urlando di non avvicinarsi “altrimenti lo lascio cadere a terra e lo ammazzo”, le sue parole agghiaccianti.
Un atteggiamento disumano che non può appartenere ad una madre e che fa orrore alla natura stessa.
La madre naturale porta via il bambino venduto e tenta di ricattare la coppia. Solo l’intervento della polizia ha scongiurato i pericoli anche peggiori a cui poteva essere esposto il neonato. Sono state le testimonianze in paese, pare, ad insospettire gli inquirenti e a salvare il bambino che è stato trovato in un albergo, mentre la “mamma” gli stava dando da mangiare del latte intero a lunga conservazione neppure riscaldato…
Bambino venduto: qual è stata la sentenza in primo grado.
Oggi quel bambino ha 14 anni e il processo di primo grado si è concluso con la condanna a sette anni per la madre naturale e la coppia che pagò per comprare il figlio. Il padre naturale è risultato irreperibile. Inoltre, tutti e tre sono stati condannati a pagare una provvisionale di 40.000 euro come risarcimento danni al bambino venduto, inconsapevole protagonista della vicenda.
Un mero valore simbolico rispetto all’idea che lo accompagnerà per sempre di essere stato merce di scambio.
Fonte: Il Tirreno