Questi bambini sono diversamente abili. Ma guardando i loro volti, senza osservare i segni delle differenze che portano sugli arti inferiori, la loro “diversità” scompare.
Da adulti dobbiamo interrogarci sulla diversità non come “stato”, “problema sociale”, “esigenza comune”, ma come valore.
La diversità è un carattere che in una società pluralista dovrebbe smettere di essere etichettato e trattato come una differenza o peggio come una limitazione.
Alla diversità bisognerebbe aprirsi in una cultura dello scambio relazionale che è e resta ancora assai limitato. Solo l’accettazione della diversità, intesa come carattere del mondo, può consentire un’apertura alle differenze e un loro pieno assorbimento.