Nell’immagine che puoi osservare qui di seguito (e che correda la presentazione di questo post) tra le tante persone che nuotano in questa piscina piena di onde c’è un bambino che ha rischiato di annegare. Un bambino annega in piscina e, malgrado in acqua vi siano numerose persone, nessuno si accorge del pericolo, è possibile? Tu riesci a verde dov’è il bambino in pericolo?
Ad individuare il bambino, prima che un banale incidente finisse in tragedia, è stata la bagnina: queste immagini immortalano il drammatico momento in cui il nuotatore perde il suo salvagente, complice la paura annaspa nell’acqua senza riuscire a gestire il suo corpo, e quasi annega.
Bambino annega in piscina, ma veramente basta appena un attimo?
Le immagini di questo incidente, fortunatamente conclusosi nel migliore dei modi, dimostrano che l’annegamento è un dramma che può consumarsi anche in presenza di altre persone nello stesso limitato spettro d’acqua, in breve temo e persino senza che i bagnanti si rendano conto della disgrazia in corso.
Quella immortalata nel video è una piscina a onde i bagnanti hanno quasi tutti una ciambella di gomma che dovrebbe garantire la sicurezza. Ebbene anche gli strumenti che favoriscono il galleggiamento possono essere fallaci: pensate sol allo spavento che può esplodere in un bambino se d’improvviso e inaspettatamente scivola dal salvagente e si ritrova in acqua senza il supporto dello strumento di galleggiamento a cui si aggrappava.
Quando il bambino annega in piscina anche in presenza di altre persone o con i genitori a pochi metri di distanza, che cosa avviene veramente?
Gli esperti chiariscono che spesso è estremamente difficile individuare il bambino o l’individuo in difficoltà perché è facile che il corpo venga sovrastato dall’acqua molto velocemente, e tanto più è affollato lo specchio d’acqua (mare o piscina che sia) tanto maggiore è la possibilità di non individuare prontamente un soggetto in difficoltà.
Attenzione non tutti sanno che quando disgraziatamente il bambino annega in piscina o al mare è possibile che la tragedia si consumi in silenzio.
L’asfissia per annegamento può avvenire senza che il soggetto in pericolo riesca ad attirare i soccorsi, in acqua, quindi, si può morire senza far rumore. Questo è drammaticamente vero! Più è piccolo il bambino, maggiore è lo spavento in cui cade e minore è la possibilità che da solo, senza l’osservazione vigile di un adulto, possa essere salvato da un incidente in acqua.
Si stima che quasi la metà dei bambini deceduti per annegamento siano morti entro 23 metri di distanza da un genitore o comunque da un altro adulto. Com’è possibile?
Il video di questo salvataggio straordinario riesce a fornire una risposta esaustiva all’interrogativo appena posto:
osservando il bambino che scivola dal salvagente, si vede con chiarezza che il giovane subito spinge le mani contro l’acqua tentando di tenersi a galla, ma più si agita più perde il controllo finendo ripetutamente sott’acqua; senza l’intervento della bagnina ad un certo punto non sarebbe più stato in grado di riemergere.
La bagnina afferra il corpo del ragazzino in modo da assicurargli il respiro ovvero mantenendo la testa e le spalle del bambino fuori dall’acqua, poi nuota trascinandolo in sicurezza.
Il bambino annega in piscina senza riuscire a chiamare aiuto, è possibile? Sì, è possibile quando la parola è impedita dall’ingestione di acqua. L’annegamento parte dal momento in cui il corpo, che non riesce più a stare a galla, viene sopraffatto dall’acqua e ciò, in primis, impedisce il respiro, quindi anche la parola.
Riesce a chiedere aiuto a voce solo chi, pur in condizioni di pericolo, ha la fortuna di riuscire a mantenere il capo fuori dall’acqua per un tempo sufficiente a respirare, senza atto respiratorio manca anche la facoltà di parlare.I bambini perdono più facilmente il controllo, a causa della paura, e perciò, di norma, trovano più difficoltà nel chiedere efficacemente aiuto.
Il corpo del soggetto che sta annegando risponde con dei gesti assolutamente istintivi: le braccia si allargano e provano lateralmente e premere sulla superficie dell’acqua nel tentativo di emergere o quanto meno di mantenere bocca e naso fuori dall’acqua per respirare. Ciò comporta una concentrazione incontrollata ed incontrollabile dell’individuo sulla sua necessità di respirare, in altre parole chi sta annegando, istintivamente, si preoccupa di rimanere a galla e non riesce, spesso, a chiamare aiuto.
Salvo l’intervento di un soccorritore, si stima che le persone a rischio annegamento possano lottare sulla superficie dell’acqua per un tempo brevissimo che va da 20 a 60 secondi prima che si verifichi un’immersione fatale.
Perciò, soprattuto in presenza di bambini piccolo, vale l’osservazione vigile; è preferibile scegliere piscine o spiagge con servizio bagnanti; non immergere mai i bambini in acqua col pannolino a meno che non sia un pannolino impermeabile e specifico per il bagnetto; selezionare bene gli strumenti di supporto al galleggiamento che vanno utilizzati tenendo conto dell’età e delle norme di sicurezza.