Non so se tu che stai leggendo sei a favore o contro l’aborto, a favore o contro i test di diagnosi prenatale ma confido nel fatto che tu sia una mamma o che almeno tu abbia incrociato almeno una volta lo sguardo di un bimbo malato.
Una foto rubata da un blog personale di una mamma è servita a pubblicizzare un test prenatale.
Il fatto è disdicevole già di per sé e viola palesemente la privacy di questa mamma, che per quanto metta in rete foto di sua figlia minore, deve essere tutelata da un uso improprio, soprattutto quando ad operarlo non sia un singolo individuo, magari solo in vena di una bravata o ignorante della più basilare tutela dei diritti personali, ma niente di meno che un’azienda!
Non c’è però fine al peggio, la bimba in questione è una bimba affetta da sindrome di Down, peraltro malata di tumore, una bimba bellissima, sorridente malgrado tutto, la cui immagine è stata letteralmente rubata per puro scopo di lucro, visto che tale è, di fatto, una campagna pubblicitaria.
Certe cose non si fanno perché sono un’offesa alla persona, alla dignità, un’offesa proprio a quella libertà che tanti si professano di voler difendere ad ogni costo.
Andiamo nel dettaglio per comprendere fino a che punto, in modo quasi inspiegabile per una grossa azienda, sono andate le cose e la foto rubata è diventata di dominio pubblico.
Come racconta la mamma proprio sul suo blog, ha scoperto questa storia un giorno mentre era seduta al reparto di oncologia pediatrica, aspettando che la bimba finisse il suo ciclo di chemioterapia, l’ottavo mese di cura con il nono alle porte, affrontato con grande forza dalla piccola, allertata da un’altra mamma con cui era in contatto.
Non solo la foto rubata era in bella mostra in un sito per il reperimento di foto ad uso gratuito ma risultava già acquisita e usata dall’azienda medica svizzera Genoma come foto testimonial. La mamma non crede ai suoi occhi quando scopre che la foto rubata è una delle foto che lei considera più belle, a cui è affettivamente legata, e svetta su cartelloni pubblicitari spagnoli per pubblicizzare un test prenatale denominato “Tranquility”.
La foto rubata della bambina Down era stata messa lì come un ammonimento, accompagnata dal seguente slogan: “Non permettere che capiti anche a te”.
Non osiamo immaginare le emozioni, la rabbia e il dolore che hanno attraversato la mamma che si è sentita disorientata e anche tremendamente in colpa per aver messo le foto rubata on line.
Certo le immagini pubblicate erano tutelate dal generico avvertimento di essere proprietà dell’autrice ma senza una protezione effettiva, chiunque le avrebbe potute prendere e la mamma sente di non aver protetto abbastanza la figlia e di averla esposta ad un’offesa profonda.
“Ho fallito nel proteggerla” dichiara nel suo blog personale.
E’ un’affermazione che fa davvero commuovere… e rabbrividire e aggiunge:
“Anche se non ho mai messo indicazioni precise sulla bambina, né il nome, non sono stata abbastanza attenta…”
Se da un lato forse la mamma ha peccato di ingenuità, ed esortiamo sempre tutti a stare attenti sul mezzo Internet a divulgare foto in modo non protetto, l’azienda ha sbagliato in modo ancora più plateale.
La mamma ha spiegato con parole lucide e profonde la questione della foto rubata e i sentimenti suscitati:
“Quando ho visto con i miei occhi il suo viso dolce su quel brutto banner, mi si è spezzato il cuore. Mentre la mia ragazza si batte con coraggio per la vita, questa azienda si chiede se quella stessa vita sia degna di essere vissuta o meno. Come osano?!”
Inizialmente la situazione l’ha così tanto costernata che pensava di cancellare tutti i suoi account su Internet e nascondersi in casa per la vita ma poi ha capito che era una battaglia che valeva la pena combattere perché valeva la pena combattere per sua figlia, la cui vita ha un valore inestimabile.
Proprio la piccola protagonista della foto rubata le ha insegnato che bisogna combattere anche nelle tempeste più forti.
La giovane mamma canadese ha pensato che la campagna fosse denigratoria nei confronti di tutte le persone con la sindrome di Down, la sua azione legale contro l’azienda ha prodotto anche una valanga di reclami da parte dei genitori interessati e degli attivisti per i diritti dei disabili in Spagna.
Nel blog la mamma ha comunicato che, nel frattempo, la foto è stata tolta dall’archivio di foto pubbliche on line e il sito è stato chiuso, l’azienda ha poi ritirato la foto testimonial dalla campagna e ha comunicato di volersi scusare.
Il cuore di una mamma si è spezzato ma forse ha anche dato un segno di quanto alcuni limiti non debbano essere valicati e la libertà di ognuno finisce sempre dove inizia quella degli altri.
Fonte: So here’s us